Andris Nelsons debutta ala Gewandhaus

Il debutto del Wunderdirigent

 di Anna Costalonga

 

Andris Nelsons, già battezzato dalla stampa locale wunderdirigent, debutta alla Gewandhaus dopo la nomina a successore di Riccardo Chailly. Con lui la Boston Symphony Orchestra, a inaugurare una sorta di gemellaggio musicale fra Lipsia e la città statunitense.

LIPSIA, 5 maggio 2016 - Nel giorno dell’Ascensione, Andris Nelsons ha fatto la sua prima apparizione alla Gewandhaus dopo la nomina a successore di Riccardo Chailly.
A rendere ancora più particolare questa serata particolare è stato il debutto lipsiense della Boston Symphony Orchestra, di cui Nelsons è direttore stabile e che in questo periodo è impegnata in una tournée europea per la promozione del nuovo cd, già premiato con un Grammy Award, Shostakovich under Stalin’s Shadow - Symphony n.10, edito da Deutsche Grammophon.

A Lipsia è stata invece eseguita la Nona sinfonia di Mahler: un programma ugualmente impegnativo e di grande suggestione.

La sala era esaurita ormai da mesi e, a sottolineare l’importanza di questo evento, nel pubblico era presente anche il sindaco di Lipsia Burkhardt Jung.

Andris Nelsons si è subito fatto notare per un altro stile rispetto a quello di Riccardo Chailly, sicuramente più libero da convenzioni tradizionali.

Più disinibito ma anche più essenziale: non è un direttore “danzante”, né dalla gestualità retorica o spettacolare, ma è trascinante.

La grandezza della BSO è emersa già subito dal primo movimento, l’andante comodo. Dalla frammentarietà iniziale resa quasi con delicatezza a un crescendo sempre più drammatico e esplosivo: che potenza, questa orchestra! E che sontuosità, densità sonora ci è capitato di ascoltare!

Nelsons, dal canto suo, già definito dalla stampa tedesca “Wunderdirigent”, si è davvero dimostrato all’altezza di questa definizione.

Ha tenuto l’orchestra della BSO per le redini, trascinandola nelle molteplici voci di questa sinfonia: dalle frasi ora giocose, danzanti, ora quasi sbeffeggianti tipiche del secondo movimento, Im Tempo eines gemählichen Ländlers, alle esplosioni del Rondo-Burleske, laceranti e grottesche nella loro ironia sinistra, l’orchestra della BSO ha portato il pubblico lungo un percorso d’ascolto sempre più epico, dove le voci contrastanti di questa sinfonia sono state rese con spettacolare espressività.

Come scrisse Alban Berg a proposito di questi due movimenti: “E di nuovo, per l'ultima volta, Mahler si rivolge verso la terra - non più alle lotte e alle azioni, di cui si sbarazza, bensì soltanto ormai completamente alla natura. Come e quanto a lungo vuole godere ancora delle bellezze della terra! Lontano da ogni fastidio, egli vuole mettere casa nell'aria libera e pura dello Semmering, per respirare a pieni polmoni questa aria, la più pura di questa terra, con respiri sempre più profondi, perché questo cuore, il più splendido che mai abbia pulsato tra gli uomini, possa espandersi sempre di più, prima di dover cessare di battere”

L’esperienza dell’ascolto di questo percorso musicale sub specie mortis è stata resa da Nelsons e dalla BSO quasi un Ohnmacht, uno stordimento a volte anche doloroso, soprattutto, com’era prevedibile, nel movimento finale, il temibile, angoscioso movimento finale.

L’oppressione del silenzio, sempre più grande nelle ultime note degli archi, ormai fili di una ragnatela sonora sempre più tesi, sottili e inudibili, eppure presenti, è stata graduale e crudele, quasi asfissiante, fino alla completa dissoluzione sonora. È difficile descrivere il senso sacrale che hanno sempre queste ultime battute: tecnicamente il suono è morente, ersterbend, l’effetto prodotto è però quello di una ascesi, in cui il suono, l’umano, dopo aver abbandonato il rumore e gli strepiti rustici, grotteschi e rudi, si smaterializza e si disperde per sempre.

La sala è rimasta in silenzio per almeno un interminabile minuto prima di scoppiare in un altrettanto interminabile applauso.

Standing ovation finale di tutto il pubblico, con applausi ancora più calorosi in particolare per la sezione dei timpani e degli ottoni.

Il pubblico di Lipsia ha tributato davvero un benvenuto trionfale al nuovo Kapellmeister, e perfino una signora del pubblico si è avvicinata al palco per consegnare un mazzo di rose bianche e rosse a Nelsons.

D’altronde, l’incarico al maestro lettone quale nuovo direttore stabile è il suggello di una avvenuta cooperazione con la BSO, per una programmazione artistica e culturale ancora più ricca nelle due città di Lipsia e Boston, ormai gemellate musicalmente. Fra gli eventi previsti la prossima stagione, infatti, pare ci sarà una settimana bostoniana a Lipsia: quindi ci attendono altre grandi serate con il “wunderdirigent” Andris Nelsons e la straordinaria Boston Symphony.