Silvia Dalla Benetta, Michele d'Elia

La storia di Marietta

 di Federica Fanizza

Una serata dedicata a ripercorrere la breve e intensa carriera della cantante senese Marietta Piccolomini (1834 -1899) da Donizetti, Verdi e Balfe al salotto.

MONTISI, 27 agosto 2016 - È giunto alla terza edizione il Festival Solo Belcanto, che si tiene nel piccolo borgo di Montisi in provincia di Siena. Iniziato quasi per scommessa, il Festival sta raccogliendo simpatia, entusiasmo e stima tra il pubblico di appassionati, ma deve la sua particolarità a due fattori principali: quella di aver sede in una minuscola sala di sessanta posti all’interno di un palazzo storico del centro (il Teatro della Grancia, ovvero del deposito dei grani del contado tra le Crete Senesi e la Val d’Orcia), e di essere consacrato all’esplorazione del repertorio delle grandi interpreti del passato.

Questa edizione era dedicata al ricordo di Giorgio Gualerzi, uno dei più grandi studiosi della storia della vocalità, scomparso a Torino il 20 luglio 2016. Se il Festival esiste lo si deve anche a lui, ai suoi studi, ai suoi insegnamenti, per l'arte che tanto amava e alla quale ha dedicato la vita.

La rassegna comprende anche un progetto di formazione per giovani artisti lirici con la masterclass dell'artista “in residence”, per questa terza edizione del Festival il tenore Chris Merritt, un mito del belcanto, protagonista della Rossini Renaissance cui è spettato anche l’onore del concerto di apertura: una scelta della direzione artistica affidata a Giovanni Vitali, responsabile anche della promozione culturale del Maggio Musicale Fiorentino.

Nell’ edizione 2016 il programma di Solo Belcanto ha preso avvio un progetto triennale dedicato ai "Senesini", i grandi castrati settecenteschi che nacquero a Siena: Laura Verrecchia e Davide Cavalli hanno rievocato la figura di Francesco Bernardi, il Senesino che fu amico e interprete di tante opere di Händel.

Per rimanere in ambito locale sottolineando anche un ulteriore legame con il territorio ospitante e la funzione culturale del melodramma dei centri minori della produzione lirica italiana nel ‘800, la rassegna proponeva come interprete storica del repertorio operistico della seconda metà dell’Ottocento, Marietta Piccolomini, soprano  che ebbe i natali a Siena e fu prediletto da Verdi e da altri celebri compositori della sua epoca.

I genitori, nobili conti di senesi, accolsero con contrarietà e disapprovazione la decisione della figlia di intraprendere la carriera artistica, ma Marietta Piccolomini, (il suo vero nome era Maria Teresa Violante Piccolomini Clementini ) riuscì a persuaderli grazie anche all’aiuto del compositore Pietro Romani, direttore d'orchestra e insegnante di canto all'Accademia di Belle Arti di Firenze, che la preparò per il debutto a Roma nel 1852 nel Poliuto di Donizetti e a Firenze nella Lucrezia Borgia.

Iniziò in questo modo una breve ma intensa carriera che la portò a esibirsi più volte a Londra e a intraprendere tra il 1858 e il 1859 una tournée a New York. A lei fu dedicata la canzone Il bacio, composta da Luigi Arditi sulla base di un motivetto distrattamente improvvistao al piano dalla stessa artista.

Apprezzata anche quale Gilda nel Rigoletto, Verdi la riconobbe come una delle migliori interpreti di Violetta nella Traviata insieme con Rosina Penco e Virginia Boccabadati. Un enorme successo di pubblico accolse la Piccolomini durante la sua attività artistica, che la vide impegnata anche a sostegno della causa garibaldina: Firenze cantò, «con grande accompagnamento di coro», Alla croce dei Savoia di Romani su versi del Carducci per raccogliere i fondi in favore dell'equipaggiamento dei patrioti volontari.

Si ritirò dalle scene nel 1860 al momento del matrimonio; nel 1863 ci fu una sua breve riapparizione a Londra in sostegno dell’impresario Benjamin Lumley (1811-1875), che aveva creduto in lei sette anni prima e si trovava ora in rovina.

Delle sue caratteristiche vocali abbiamo traccia nelle cronache del tempo in area anglosassone, che la reputavano priva di grandi doti naturali, reputando però tali limiti dovuti alla giovane età e, comunque, compensati dalle sue qualità d'attrice: «le attrattive della Piccolomini risiedevano non tanto nei suoi talenti quanto nella fascinazione operata dal suo intero essere e nella capacità di esternazione del pathos che era a tratti meravigliosamente genuina e indubitabilmente superiore a qualsiasi arte». Così scrisse Luigi Arditi, compositore, direttore d’orchestra e impresario tra America e Gran Bretagna.

Nel concerto del venerdì 26 agosto, il soprano Silvia Dalla Benetta, accompagnato al pianoforte da Michele D’Elia, ne ha riproposto i cavalli di battaglia nello spirito degli omaggi del festival ai grandi che hanno fatto la storia del melodramma.

Dotata di una buona estensione vocale e di un temperamento di forte impatto emotivo che la predispone caratterialmente al cosiddetto "drammatico di agilità", spaziando dalle rarità del Belcanto più impegnativo al giovane Verdi, fino ad arrivare anche al Puccini più lirico, Silvia Dalla Benetta - coadiuvata dall'esperienza del valente Michele D’Elia - ha ripercorso nel programma del concerto le tappe della carriera della Marietta Piccolomini, che aveva nella Violetta Valery e in Lucrezia Borgia i suoi punti di forza.

Alcune divagazioni, come “Casta Diva” dalla Norma, potevano esulare sia dalle qualità vocali di Silvia Dalla Benetta sia dal repertorio della stessa Piccolomini, che praticava altri titoli belliniani (Amina della Sonnambula, per esempio). Tuttavia il complesso del programma, che si apriva proprio con la cantata di Romani, “Alla croce dei Savoia”, ci proiettava nella carriera della cantante senese ripercorrendo i successi nella Luisa Miller ("Tu puniscimi, o Signore…") nel 1858 al Her Majesty's Theatre, il suo esordio nel Trovatore ("D’amor su l’ali rosee") al Drury Lane di Londra nel giugno dell'anno successivo, il debutto assoluto avvenuto nel 1852 con Lucrezia Borgia ("Com’è bello, quale incanto"), e quella Traviata che ne consacrò la fama.

La serata proseguiva con un progressivo alleggerimento del repertorio, ben adeguato al carattere salottiero del contesto, con “I dreamt that I dwelt in marble halls” dall'opera The Bohemian girl di Balfe e il celeberrimo Il Bacio di Arditi, brani simbolo del grande successo che la Piccolomini incontrò negli Stati Uniti.

A Michele D’Elia spettava anche l’onere di intervallare il programma vocale con brani pianistici selezionati con cura: di Giuseppe Verdi il preludio dai Masnadieri e le sue uniche due composizioni per pianoforte solo (Romanza senza parole e Valzer in la maggiore), la trascrizione dalla celeberrima Méditation dalla Thaïs di Massenet e, di Liszt, la Romanza dal Tannhäuser di Wagner.

A conclusione della serata i presenti - fra cui si è riconosciuto anche Jochen Schönleber, direttore artistico del festival Rossini e Akademie BelCanto in Wildbad - hanno salutato con calore gli artisti e richiesto un ulteriore impegno al soprano, che ha offerto un prezioso frammento della canzone italiana d’epoca (Non ti scordar di me) e il valzer di Musetta dalla Bohème a conclusione, in soavità e leggerezza, di un concerto che è stato anche una lezione di storia del repertorio lirico.