Natalia Trull

Natalia Trull, l'antidiva

 di Alberto Spano

 Rara occasione, a Piacenza, di riascoltare dal vivo Natalia Trull, leggenda del pianoforte, schiva e antidiva.

PIACENZA, 22 settembre 2016 – Molti appassionati di pianoforte e di interpretazione sanno che esiste una grande e stimata pianista russa di età indefinita il cui valore è sempre stato inversamente proporzionale alla sua fama e alla sua popolarità. Sul suo nome spesso si vagheggia nei confabuli post-concerto: “conosci la Trull?”, “hai mai sentito la Trull”?, “ce l'hai il concerto di Čajkovskij della Trull?" e così via: una specie di leggenda vivente di cui tutti parlano per sentito dire, ma che pochi – soprattutto in Italia – hanno ascoltato. Alludiamo naturalmente a Natalia Trull, la pianista nata a San Pietroburgo, moscovita d'adozione, la quale fra i suoi numerosi maestri annovera Zak, Vostresensky e Kravchenko. Figlia della migliore scuola pianistica sovietica, Natalia si affaccia in Occidente nel 1983 vincendo a 27 anni il Concorso Internazionale di Belgrado, poi dopo tre anni sfiora la vittoria al Concorso Čajkovskij di Mosca, dove è superata dall'irlandese Barry Douglas, infine nel 1993, a 37 anni suonati, vince il Concorso “Piano Masters” di Monte Carlo, il cosiddetto “concorso dei concorsi” nel quale possono partecipare esclusivamente i vincitori di concorsi internazionali e in cui è molto alto il limite d'età. A quasi quarant'anni, quindi abbastanza tardivamente, Natalia si trova proiettata in una grande carriera internazionale, ma nonostante gli allori e l'indubbio valore, stranamente non viene mai avvicinata da una grande casa discografica. O per lo meno, non incide dischi importanti. Le sue pochissime registrazioni conosciute si contano sulle dita di una mano e sono di difficilissimo reperimento oltre che di scarsa qualità tecnica. Antidiva per eccellenza, le sue foto sono rare e il suo volto è quasi sempre nascosto dai lunghi capelli neri. Una “primula rossa” del pianoforte dunque, le cui gesta sono più evocate che conosciute, come attesta il suo curriculum nel programma di sala, dove si racconta di più di cento esecuzioni del Concerto di Čajkovskij  e collaborazioni prestigiose con direttori quali Raphael Frübeck de Burgos, Raymond Leppard, Gennady Rozhdestvensky, Yuri Temirkanov e Valery Gergiev. Si favoleggia di una sua straordinaria lettura dei Tre movimenti di Petroushka di Stravinskij, concepita all'opposto delle interpretazioni imperanti negli anni '70-80 (Weissenberg e Pollini per intendersi), con colpi di illuminazione geniali, non sufficienti però a prevalere sul più concreto pianismo di un virtuoso al quadrato quale Barry Douglas al Čajkovskij del 1986. Dopo innumerevoli concerti alla fine degli anni '90, il nome della Trull è andato diradando, almeno in Italia, ma si sa che ora è una delle più apprezzate docenti al Conservatorio di Mosca, dove giungono studenti di pianoforte da tutto il mondo.

Imperdibile dunque l'occasione all'Auditorium del Conservatorio di Piacenza, dove il 22 settembre Natalia Trull si è presentata in recital per la Stagione 2016 della locale Società dei Concerti, richiamatavi dopo il buon successo di tre anni prima, presentando un programma Schubert-Ravel da sogno: la Sonata in sol maggiore “Fantasia” D 894 di Schubert e Sonatine e Gaspard de la nuit di Maurice Ravel.

“Ci sembra che la Sonata-Fantasia sia la più perfetta nella forma e nello spirito – scrisse Robert Schumann – in essa tutto è organico, tutto respira della medesima vita. Chi non ha la fantasia sufficiente per risolvere l'enigma dell'ultimo movimento, tralasci di eseguirlo”. Composta l'anno prima della morte, la Sonata in sol maggiore è in effetti una delle più lunghe e complesse di Schubert, molto amata dai pianisti russi, uscita dal grande repertorio in Italia, dove forse non vi è mai neppure entrata. Natalia Trull nel suonarla a Piacenza dimostra anche lei di amarla moltissimo e di giocare tutto sul timbro e su una specie di alone magico che sa infondere lungo tutti i lunghissimi quattro movimenti, Allegretto incluso. Difficile spiegare cosa faccia realmente Natalia Trull alla tastiera: il suo stile è moderno nell'uso pianistico, nell'assenza di maniera, nella precisione dell'obbiettivo sonoro, ma è quanto di più lontano dal nostro mondo quanto a cura del suono, scelta del timbro, uso del pedale, sempre piuttosto generoso, e del legato. Sonorità sempre affascinanti nel suo Schubert, con vibrazioni e sospensioni di gran pregio, alla ricerca di un ideale romantico leggermente larmoyant. Ascoltati timbri così voluttuosi, e rubati così infinitesimali nella Fantasia di Schubert, ci saremmo aspettati meraviglie sonore inusitate nel Ravel della Sonatina e di Gaspard de la nuit. Al contrario Natalia Trull ne offriva una lettura chiara, onesta, quasi oggettiva, sempre con un suono morbido, rotondo e mai graffiante.

Lo smalto pianistico non è più impeccabile come un tempo, forse non c'è più l'attitudine concertistica di un'artista in piena carriera. Ma il successo è pieno, con richiesta di bis subito soddisfatta: un Lied di Schubert-Liszt e una Mazurca di Chopin avvolta come in un pulviscolo sonoro estremamente seducente.