L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Non manca la diva

 di Gustavo Gabriel Otero

Angela Gheorghiu si identifica profondamente nella figura della diva pucciniana e garantisce il buon esito della ripresa del noto allestimento firmato nel 2006 da Jonathan Kent.

LONDRA, 12 gennaio 2016 - Per la settima volta al Covent Garden torna l’allestimento ideato da Jonathan Kent nel 2006, già ampiamente noto per le sue trasmissioni televisive e per la distribuzione commerciale. Di stile tradizionale, con alcuni momenti assai buoni e qualche esagerazione nella recitazione di Scarpia, la messa in scena serve l’opera con correttezza. Impeccabili i costumi e adeguate le luci. Nel primo atto la chiesa è suddivisa in due piani: sopra l’altare maggiore e sotto la cappella degli Attavanti. Questo permette di gestire assai bene le masse nel Te Deum che si svolge al piano superiore e collocare la maggior parte delle scene di questo atto in una sorta di cripta in primo piano. Colpisce il fatto che nello studio di Scarpia si trovi l’enorme statua dell’Arcangelo e che nel terzo se ne veda solo l’ala sovrastare il castello.

Emmanuel Villaume ha concertato con tempi adeguati, slancio italiano e cura dei dettagli d’orchestrazione.

Tosca è un’opera in cui la protagonista è una grande artista, una diva. Se la rappresentazione può contare su una diva di oggi che dia corpo e voce a Floria, l’eccellenza dello spettacolo è pressoché assicurata. è risaputo che il soprano rumeno Angela Gheorghiu sia una star dei nostri giorni e che, quindi, possa condurre in porto il personaggio a un alto livello artistico. E evidente come accomodi alcuni passaggi più drammatici ad una maggior liricità, compensando però con l’intenzione, la dizione immacolata, il fraseggio perfetto, l’interpretazione sentita e profonda, la vasta conoscenza della pate e la saggia amministrazione dei propri mezzi. La sua interpretazione di “Vissi d’arte” è del tutto personale, come un sussurro intimo e commuovente. Un’autentica serata trionfale per Gheorghiu, senza dubbio la migliore del cast vocale..

Il tenore italiano Riccardo Massi è stato un efficente Cavaradossi senza che ci sia molto più da dire. è giovane, alto e prestante. Ha un buon colore vocale e un modo di porgere un po’ antiquato. Non fa danni, ma non sembra tale da saper rendere memorabile una recita. Samuel Youn ha cantato Scarpia in un italiano incomprensibile. Vanta mezzi doviziosi, ma fraseggio discontinuo. Interprete corretto, è stato, però, un Barone senza infamia e senza gloria.

A posto i comprimari, fra cui si sono distinti i solidi: Donald Maxwell come Sagrestano e Hubert Francis come Spoletta.

Corretti i cori ed eccellente la prova dell’orchestra.

foto Catherine Ashmore

Royal Opera House, Covent Garden. Giacomo Puccini: Tosca. Opera in tre atti, libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, inspirato al dramma omonimo di Victorien Sardou. Jonathan Kent, regia. Paul Brown, scene. Mark Henderson, luci. Andrew Sinclair, ripresa. Angela Gheorghiu (Floria Tosca), Samuel Youn (Barone Scarpia), Riccardo Massi (Mario Cavaradossi), Yuri Yurchuk (Angelotti), Donald Maxwell (Sagrestano), Hubert Francis (Spoletta), David Shipley (Sciarrone), John Morrissey (Carceriere), Harry Fetherstonhaugh (Pastore). Orchestra, Coro di voci bianche e coro del Royal Opera House. Maestro del coro: Renato Balsadonna. Regia scene e costumi: Emmanuel Villaume.


 

 

 
 
 

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