L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

il viaggio a reims

L'armonia, sorgente d'ogni ben

  di Roberta Pedrotti

Emoziona in modo particolare l'attualità del Viaggio a Reims in questa sedicesima edizione con l'Accademia Rossiniana. I colori dell'iride tingono a tratti l'albergo del Giglio d'oro mentre il giovane cast internazionale debutta di fronte a un Teatro Rossini gremitissimo e a una platea virtuale di oltre diecimila persone.

PESARO 12 agosto 2016 - Da sedici anni, ormai, la sfilata di sdraio bianche su una scena neutra è l'emblema del Viaggio a Reims dei giovani dell'Accademia Rossiniana di Pesaro. Bianche come gli accappatoi dei villeggianti, come le divise del personale. Quest'anno, però, sono apparse all'ingresso del pubblico tinte dei colori dell'arcobaleno, quelli della bandiera della pace, sfregiata tante e tante volte in questi tempi, quelli dei diritti civili che così a stento hanno cominciato ad affermarsi in Italia anche nel diritto familiare. Il segno, intelligente e significativo, non è passato inosservato se, a più riprese, quest'anno come forse mai prima d'ora, certi attualissimi passaggi del libretto hanno suscitato un brivido o una stretta alla gola in più, dai riferimenti ai conflitti con l'impero Ottomano all'invocazione di Trombonok “Dell'Europa sempre sia | il destin felice appien. | Viva, viva l'armonia, | ch'è sorgente d'ogni ben!”.

Nella diretta streaming della recita del 12 agosto, seguita da circa diecimila persone in tutto il mondo, ci auguriamo che questo messaggio sia giunto con tutta la sua forza, perché l'opera della Restaurazione può parlare anche per il futuro dell'Europa unita del XXI secolo, specie schierando un cast di giovani provenienti da tutto il mondo e accumunati dall'amore per l'arte.

Ogni moneta, però, ha il suo rovescio, e a questi utopistici proclami universali non possiamo non accompagnare una concretissima considerazione: il debutto nel cartellone del Rof è già di per sé un onore e un onere non indifferente, che la visibilità amplificata a livello globale accresce in proporzione. Si tratta di un'opportunità straordinaria, ma ci auguriamo che i ragazzi non ne subiscano la pressione e che, soprattutto, non si lascino coinvolgere dal circo frenetico, irto di trappole velenose, dei commenti on line fra blog e social network.

Ciò premesso, per il futuro dei giovani cantanti che si avvicendano nell'Accademia valgono sempre considerazioni già espresse [leggi la recensione dello scorso anno]: vi sono talenti già formati e destinati a durare, altri ancora seminascosti ma che potrebbero sorprenderci con studio e dedizione, meteore che possono splendere e spegnersi in un lampo, corpi opachi che si perderanno nell'oscurità senza lasciare il segno. Quest'esperienza è una tappa, importante, costruttiva, ma pur sempre una tappa in un percorso complesso, in cui un inciampo non è una condanna, un traguardo intermedio non è un trionfo definitivo.

Certo, se dovessimo scommettere su chi sarà la prossima stella lanciata dall'Accademia, seguendo lo slogan proposto dal Rof per l'occasione, punteremmo più volentieri su un nome femminile. Per esempio su quello di Marina Monzò, una Folleville elegantissima e di notevole smalto belcantistico, ben padrona dei suoi mezzi e meritevole d'attenzione. Abbiamo, poi, la Corinna di Lucrezia Drei, che gestisce con cura una vocalità fresca e leggera, ancora un po' asprigna in acuto; incuriosisce la parte sua la scelta di caratterizzare il duetto con Belfiore fra candore e malizia, mentre i suoi interventi poetici culminano in una sorta di possessione da antica Pizia. Un pizzico di follia che stupisce un po' nella levigata melodia concepita per Giuditta Pasta, ma si combina bene con la perplessità del re bambino di questo spettacolo di fronte a quel gruppo internazionale di giubilanti un po' squinternati.

Larissa Alice Wissel (Madama Cortese) mostra verve, voce ben proiettata e piuttosto ricca d'armonici, ma da domare nel vibrato e tornire ancora nell'emissione; la Melibea di Aurora Faggioli, a sua volta, fa immaginare ampi margini di miglioramento nell'articolazione della parola cantata e della frase musicale per valorizzare pienamente i suoi mezzi. Al momento paiono poco significative Diana Volkova (Maddalena), Sara Baneras (Modestina) ed Eleonora Bellocci (Delia).

In campo maschile, deludono i due tenori: Yasushiro Yamamoto (Libenskof) arranca fra qualche disordine vocale, Xabier Anduaga (Belfiore) ha bel timbro ma ancora molto studio davanti a sé, a quel che sentiamo e vediamo oggi. Prova non del tutto superata anche per Ogulcan Yilmaz, che – sia per emozione, scarsa affinità con il belcanto, limiti tecnici o naturali – giunge a gran fatica al termine dell'aria di Lord Sidney. Gianluca Lentini, don Profondo, può vantare pulizia musicale, ma dovrebbe assolutamente cercare di consolidare una maggior proiezione. Disinvolto il Trombonok di William Hernandez, di bel timbro il Don Alvaro di Muharram Huseynov. Se, poi, il Don Prudenzio di Shuxin Li dovrà perfezionare ancora molto il suo rapporto con senso e suono dell'italiano cantato, Yusuke Kobori è un Don Luigino ben intellegibile, Alfonso Zambuto si impegna con slancio nei panni di Zefirino e Gelsomino, così come Stefano Marchisio, che non passa inosservato quale Antonio.

Fra qualche anno vedremo quali talenti saranno fioriti, dove studio talento e fortuna avranno portato ciascuno, augurandoci che un lavoro serio e attento li conduca sempre a scelte ponderate e meritati traguardi. Ora bisogna ammettere che, se la cura di Alberto Zedda e Anna Bigliardi è stata ferma e amorevole come sempre nella preparazione, la concertazione di Gabriel Bebeselea, a capo dell'orchestra Sinfonica G. Rossini, non è parsa la più atta a sostenere il canto – soprattutto di artisti meno esperti – e conferire spirito e levità rossiniani alla recita. Al contrario, lo spettacolo concepito nel 2001 da Emilio Sagi e sempre ripreso da Elisabetta Courir scorre sempre a meraviglia, adattandosi ad ogni nuova compagnia e accogliendo felicemente ormai da qualche anno anche la novità del cortei dei bimbi partecipanti alla bella iniziativa didattica del Rof Il viaggetto a Reims.

Il pubblico di un teatro Rossini esaurito, o quasi, ha applaudito con calore stringendosi ancora una volta attorno ai ragazzi dell'Accademia. Chissà cosa avranno pensato i 10.000 sparsi per il mondo di fronte a un computer?

foto Amati Bacciardi


 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.