L’Ape musicale

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Ramon Vargas e Irina Dubrovskaya

Coro in cornice

 di Luis Gutiérrez R

Spicca soprattutto la prova del coro nella Lucia di Lammermoor in scena al Palacio de Bellas Artes con Ramon Vargas e Irina Dubrovskaya nei ruoli principali.

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Città del Messico, 23 febbraio 2017 - Lucia di Lammermoor è tornata al Palacio de Bellas Artes dopo dieci anni. In questa occasione si è fatto ricorso alla produzione che Enrique Singer ha realizzato in origine per il Teatro Bicentenario di León. L'azione è collocata all'epoca, la fine del XVII secolo, in cui Walter Scott ambientò The Bride of Lammermoor, romanzo da cui deriva il libretto di Salvatore Cammarano; tuttavia ci troviamo nell'Europa continentale, si direbbero i Paesi Bassi. Le scene di Philip Amand, responsabile anche delle luci, si basano sulla presenza alternata di dipinti che "parevano" eseguiti da maestri fiamminghi, con il proscenio incorniciato come un unico grande quadro; l'allestimento si giova dell'identità della cura di scene e luci, garanzia di omegeneità estetica. I costumi di Estela Fagoaga sono coerenti con ambientazione ed epoca.

Dalla breve introduzione Singer rivela l'akmé dell'opera mostrando in una nicchia in fondo alla scena una figurante che rappresenta lo stato di sanguinaria follia della protagonista, minacciata da tre ombre tipiche più della Scozia di Macbeth che delle pianure nordeuropee. Risultava straniante non veder Lucia sporca di sangue e armata di pugnale durante la scena di pazzia, giacché Singer ha preferito affidarne la caratterizzazione alla figurante collocata nella stessa nicchia dell'introduzione. Durante l'opera i membri del coro si posizionano staticamente come tableaux vivants ispirati ai dipinti che salgono e scendono di continuo sulla scena; non mancherà chi troverà che sono invece i quadri a imitare le pose plastiche del coro. 

A mio parere, al di là del cambio geografico, Singer narra letteralmente la vicenda, qualcuno direbbe in modo tradizionale, senza stravolgerla ma senza offrire null'altro.

Irina Dubrovskaya canta il ruolo di Lucia per la prima volta nella sua carriera. Il soprano siberiano vanta una bella presenza scenica e una buona voce: pur avendo eseguito la maggior parte delle note, tuttavia, la sua capacità di esprimere qualche emozione attraverso le stesse è parsa inesistente. In nessun momento la si è vista innamorata di Edgardo, minacciata e sottomessa da Enrico, né, tantomeno, privata della sanità mentale.

Edgardo è un ruolo emblematico, amatissimo per Ramón Vargas, quello del suo debutto improvviso al MET in sostituzione di Luciano Pavarotti. Questa serata non è stata la migliore per il tenore messicano. La sua voce si è spezzata più volte nella scena finale e non si è avvertito lo smalto che lo caratterizzava fino a poco prima. 

Juan Carlos Heredia è un baritono che ha vinto molti concorsi in Messico ed è membro dell'Opera Studio delle Bellas Artes. La sua prova come Enrico ha incrementato la mia convinzione che i premi nei concorsi non siano il miglior metro per valutare qualità e potenziale di un cantante. I fratelli Ashton si sono posti al medesimo livello interpretativo vocale e attoriale, vale a dire, a mio giudizio, poco convincente.

Anche in un passato recente era usuale tagliare la prima scena dell'ultimo atto con lo scontro fra Edgardo ed Enrico; in quest'occasione pure è stata eliminata, evitando di esporre maggiormente i due cantanti. 

Il basso venezuelano Ernesto Morillo ha cantato adeguatamente il ruolo di Raimondo, uno dei meno appariscenti del repertorio belcantista. Vestito inizialmente con un abito che ricordava i domenicani e alla fine con uno che poteva esser benedettino, non v'è dubbio che questo Bidebent fosse un uomo di chiesa.

Gabriela Flores come Alisa, Leonardo Joel Sánchez come Arturo e Gilberto Amaro come Normanno hanno ben assolto ai loro compiti.

Srba Dinic ha concertato una buona recita. Nell'orchestra su è distinta la raffinata interpretazione del primo flauto Aníbal Robles durante la scena di pazzia, mentre i corni all'inizio dell'introduzione sono parsi insicuri. Il coro, preparato in questa occasione da Luigi Taglioni, ha offerto una prova splendida.

Posso affermare senza arrossire che il meglio della serata è venuto dal coro. 


 

 

 
 
 

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