L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Malizia e commedia

 di Joel Poblete

Non entusiasma la messa in scena delle Nozze di Figaro al Teatro Municipal, ma le scene d'assieme e l'intreccio della commedia sono ben resi, interessanti le compagnie di canto, brillante ed equilibrata la direzione di Attilio Cremonesi.

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SANTIAGO del CILE, 12-22 giugno 2017 - Come secondo titolo della stagione lirica, il Municipal di Santiago ha offerto a metà giugno il ritorno sulle sue scene, dopo nove anni d'assenza, di uno dei capolavori di Mozart: Le nozze di Fígaro. In quest'occasione ha compiuto il suo debutto locale il regista Pierre Constant, che ha adattato per il Municipal la sua produzione originale per l'Atelier Lyrique di Tourcoing, che mantiene l'ambientazione a Siviglia alla fine del secolo XVIII. Benché non particolarmente approfondito, né molto al di là della superficie della farsa, è stato un allestimento efficace ed è riuscito a riflettere con fluidità la vertiginosa successione con fluidità la vertiginosa successione di equivoci e intrighi che caratterizzano questa "folle giornata", azzeccando stupendi momenti comici nelle scene d'assieme, come nel dinamico e geniale finale primo, il divertito sestetto dell'agnizione nel terz'atto e il finale dello stesso atto. Però il mondo in cui si è conclusa l'opera, con i padroni minacciati dai servitori con evidente riferimento ai cambiamenti sociali che incombevano all'epoca, è parso troppo banale e brusca, non molto adeguata a ciò che la partitura esprime in quel momento.

Quanto all'ambientazione propriamente detta, avendo visto in passato due delle tre precedenti produzioni date al Municipal negli ultimi trent'anni - quelle del 1998 e del 2008 -, posso affermare con certezza  questa nuova è stata la più deludente e meno attraente. In alcuni casi l'austerità funziona assai bene, ma qui nulla sembra giustificare la scenografia di Roberto Platé, che per funzionale che fosse era così poco ispirata, misera nel mobilio e quasi del tutto priva d'eleganza in rapporto all'ambiente che avrebbe dovuto rappresentare. A ciò si aggiunga che la cornice scenica, salvo pochi dettagli, rimane pressoché inalterata durante i quattro atti dell'opera, né aiutano le luci piatte di Christophe Naillet, dal progetto originale di Jacques Rouveyrollis. Almeno sono parsi molto più adeguati i bei costumi di Jacques Schmidt ed Emmanuel Peduzzi e i movimenti coreografici di Béatrice Massin - in particolare la danza dei servitori nel terz'atto -, il che ha accentuato però ancor più la modestia delle scene.

Dal punto di vista musicale le cose sono andate molto meglio. Il direttore italiano Attilio Cremonesi ha dimostrato un'affinità eccellente con la Orquesta Filarmónica de Santiago, come è parso ben evidente nell'energia e nell'allegro entusiasmo che traspariva fin dalla mercuriale ouverture. Bisogna anche riconoscere un buon equilibrio fra buca e palco, di gran sostegno al dispiegarsi della commedia; tuttavia, per quanto applauditissimo alla fine, non ha del tutto convinto la sua decisione di staccare un tempo molto più rapido del consueto in alcuni dei momenti più belli e celebri della partitura, come l'aria della Contessa "Dove sono i bei momenti", e soprattutto nel duettino di questa con Susanna, "Canzonetta sull'aria". 

Nel folto "elenco internacional", a partire dai protagonisti, si sono distinte soprattutto le voci femminili. Il soprano statunitense Angela Vallone è stata una Susanna incantevole, vivace e simpatica come il ruolo esige e ha messo in luce una bella voce al servizio di un canto lirico ed espressivo. Nuovamente al Municipal dopo il buon ricordo lasciato in titoli come Il barbiere di Siviglia nel 2008, Alcina nel 2010 e Carmen nel 2012, il mezzosoprano spagnolo Maite Beaumont è stata uno spassoso, carismatico Cherubino, assai ben recitato e cantato, come dimostrano le sue due arie. Da parte sua, il soprano bielorusso Nadine Koutcher ha dato prova una volta di più del suo talento e della sua qualità vocale, già esibiti su queste scene nel 2014 con I puritani e lo scorso anno con Tancredi e La traviata; degna di particolare elogio per come ha saputo brillare tanto in Bellini e Rossini come in Verdi e ora in Mozart, traendo il miglior partito dal fascino del timbro e della linea di canto. Forse, come è successo lo scorso anno per La traviata, nell'affrontare ora la Contessa deve ulteriormente approfondire il ruolo sotto il profilo attoriale, ma ad ogni modo è stata assai convincente, e se pure il suo stile mozartiano può essere ancora da rifinire (come nelle sue due arie) è tornata a incantare il pubblico con la sua voce.

Il Figaro giovanile del baritono ucraino Igor Onishchenko, al debutto in Cile, è stato gioviale e dinamico sulla scena come si auspica per il suo personaggio, benché si sia mostrato vocalmente insufficiente: possiede una buona voce e un canto sicuro, ma un volume tanto esiguo che in momenti fondamentali non si è ben inteso e le note gravi devono essere ancora sviluppate, soprattutto considerando che questa parte suole funzionare meglio se affidato a un basso baritono o un basso. L'altro baritono ZhengZhong Zhou è tornato al Municipal dopo I puritani del 2014 e Il turco in Italia del 2015: oggi come Conte, sia nel canto sia nella recitazione, ha offerto la migliore delle sue tre prestazioni cilene, facendosi apprezzare anche nell'impegnativa "Vedrò mentr'io sospiro".

I vari ruoli secondari dell'elenco internacional sono stati assai ben interpretati da un affiatato gruppo di cantanti cileni. Negli ultimi anni il baritono Sergio Gallardo si è specializzato in ruoli buffi, cantando in opere di Rossini anche in importanti contesti europei: questa incursione mozartiana lo ha colto come simpatico Don Bartolo, ben cantato e interpretato, in solida coppia comica con il soprano Paola Rodríguez, gustosissima Marcellina. Il tenore Gonzalo Araya, già nel 2008 un eccellente Don Basilio, è tornato a incarnare con molta efficacia l'intrigante personaggio. Si sono parimenti distinti il basso Jaime Mondaca come giardiniere Antonio, il tenore Víctor Escudero come Don Curzio e il soprano Regina Sandoval come Barbarina; e per quanto il programma di sala non le mezionasse, sono comunque da lodare per il loro fugace intervento nel terzo atto i soprani Madelene Vásquez e Jennifer Ramírez, entrambe membri del Coro del Municipal preparato da Jorge Klastornik, gruppo che si è mostrato efficace come d'abitudine anche nelle brevi apparizioni previste da questa partitura.

Quanto alla seconda compagnia, detta "elenco estelar", è ormai un luogo comune perché già da diverso tempo presenta un livello tanto alto e rifinito che in più di un'occasione si è collocata alla pari con i colleghi "internazionali", talora superandoli. E quando le caratteristiche dell'opera permettono che tutti i solisti siano cileni senza bisogno di rinforzi esterni talora necessari, il merito è anche maggiore. Questo esito positivo si è riscontrato una volta in più con queste Nozze di Fígaro: sempre diretta da Cremonesi, nel complesso questa compagnia è parsa più equilibrata e disinvolta, più a suo agio e affiatata. con una nota predominante di malizia e comicità che potrebbe dirsi più latina, ben adeguata all'opera. Considerando che i momenti meglio riusciti dell'allestimento di Constant sono stati proprio le scene brillanti d'assieme, non sorprende che con la chimica e il talento attoriale di questa compagnia il bilancio finale sia stato di un maggior divertimento, dinamismo, effetto.  

Dopo solide prove in ruoli secondari nelle ultime stagioni del Municipal, il baritono Javier Weibel ha ricoperto il suo primo ruolo di protagonista in questo teatro e il suo Figaro vivace e simpatico non solo si è udito molto più del suo collega dell'elenco internacional, ma è stato anche cantato con fermezza e sicurezza. Al suo fianco, si può dire che la voce e il timbro del collaudato soprano Patricia Cifuentes non sono del tutto idonei per Susanna, in questa fase della sua carriera, ma il suo canto fluiva con naturalezza e  la sua pepata definizione scenica della cameriera, così ben curata, l'ha confermata come un effettivo doppio della sua padrona, la Contessa  a cui ha dato vita il soprano Paulina González con qualità e sensibilità interpretativa e vocale a tutto tondo. Da parte sua, il baritono Patricio Sabaté, che anni fa avevamo visto al Municipal come protagonista di Don Giovanni e quale Guglielmo in Così fan tutte, ha completato qui ora la celebre trilogia di Mozart-Da Ponte, amministrando con abilità la sua voce accattivante e la sua già riconosciuta padronanza dello stile, nonché il talento attoriale per sviluppare un eccellente e convincente Conte, distintosi nel superare gli scogli dell'aria "Vedrò mentr'io sospiro".  

Il notevole soprano Marcela González continua a conquistare nuovi ammiratori con la sua bella voce e la sua disinvoltura scenica, oggi al servizio di un divertito e agile Cherubino. Nei ruoli secondari troviamo il basso bariono Rodrigo Navarrete (efficace Don Bartolo, benché non abbia tratto pieno partito dalla sua aria "La vendetta"), il soprano Andrea Aguilar come frizzante Marcellina e il tenore Francisco Huerta come comico Don Basilio dai gesti un po' esagerati ma ben cantato, con timbro gradevole e ampio volume. Nondimeno hanno divertito Exequiel Sánchez come Don Curzio, il basso baritono Matías Moncada quale Antonio e il soprano Annya Pinto Barbarina.

foto Patricio Melo


Picardía y comicidad

 por  Joel Poblete  

Un montaje efectivo aunque no mas allà de la superficie y la farsa por Le nozze di Figaro al Teatro Municipal. En el aspecto musical, las cosas funcionaron mucho mejor con dos elencos y la direccion de Attilio Cremonesi, que logrò un buen balance, alegrìa y entusiasmo.

SANTIAGO de CHILE, 14-22 junio 2017 - Como segundo título de su temporada lírica, el Municipal de Santiago ofreció a mediados de junio el regreso a su escenario, tras nueve años de ausencia, de una de las obras maestras de Mozart: la ópera Las bodas de Fígaro. Para esta ocasión se contó con el debut local del director teatral Pierre Constant, quien adaptó para el Municipal su producción originalmente realizada en el Atelier Lyrique de Tourcoing, que conserva la ambientación en la Sevilla de fines del siglo XVIII. Aunque no profundizó demasiado ni fue más allá de la superficie y la farsa, fue un montaje efectivo y que consiguió reflejar con fluidez la vertiginosa sucesión de confusiones y enredos que caracterizan esta "loca jornada", alcanzando estupendos momentos cómicos en escenas de conjunto como el dinámico y genial final del primer acto, el divertido sexteto de reconocimiento en el tercero y el final de ese mismo acto. Pero la manera en que terminó la obra, con los patrones amenazados por los criados en evidente referencia a los cambios sociales que estaban a la vuelta de la esquina en esa época, fue demasiado obvia y brusca y no muy adecuada a lo que la partitura expresa en esos momentos. 

En cuanto a la ambientación propiamente tal, habiendo visto en el pasado dos de las tres producciones que se han ofrecido previamente en el Municipal en las últimas tres décadas -las de 1998 y 2008-, puedo afirmar sin dudarlo que esta nueva ha sido la más decepcionante y menos atractiva. En ocasiones la austeridad funciona muy bien en determinados montajes, pero en este caso nada parece justificar que la escenografía de Roberto Platé, por muy funcional que fuera, tuviera tan poco vuelo, escasez de mobiliario y casi nula elegancia, considerando el ambiente de nobleza que debe reflejar. A esto hay que agregar que el marco escénico, salvo algunos detalles, se mantiene casi inalterable durante los cuatro actos en que transcurre la obra, y en ese sentido, tampoco ayudó demasiado la plana iluminación a cargo de Christophe Naillet, según el diseño original de Jacques Rouveyrollis. Al menos mucho más adecuados fueron el bonito vestuario de Jacques Schmidt y Emmanuel Peduzzi y los movimientos coreográficos de Béatrice Massin -en particular en el baile de los criados en el acto tercero-, lo que acentuó aún más la modestia escenográfica.

En el aspecto musical, las cosas funcionaron mucho mejor. El director italiano Attilio Cremonesi demostró una excelente conexión con la Orquesta Filarmónica de Santiago, como quedó claro con la energía y alegre entusiasmo que demostró desde la mercurial obertura. También hay que reconocer que logró un buen balance entre el foso y el escenario, lo que ayudó al despliegue teatral; sin embargo, aunque fue muy aplaudido al término de la función, no convenció por completo su decisión de dirigir mucho más rápido de lo habitual algunos de los momentos más bellos y célebres de la partitura, como el aria de la Condesa "Dove sono i bei momenti", y en especial el dúo entre ésta y Susanna, "Canzonetta sull'aria". 

En el amplio elenco internacional, partiendo por los protagonistas, quienes más destacaron fueron las voces femeninas. La soprano estadounidense Angela Vallone fue una Susanna tan encantadora, vivaz y simpática como exige el rol, y lució una hermosa voz al servicio de un canto lírico y expresivo. Y en una nueva actuación en el Municipal luego del buen recuerdo que dejara con sus anteriores incursiones en títulos como El barbero de Sevilla en 2008, Alcina en 2010 y Carmen en 2012, la mezzosoprano española Maite Beaumont fue un carismático y divertido Cherubino, muy bien actuado y cantado, como pudo demostrar en sus dos arias. Por su parte, la soprano bielorrusa Nadine Koutcher confirmó una vez más su talento y calidad vocal, que ya desplegó en ese escenario en 2014 con Los puritanos y el año pasado por partida doble con Tancredi y La traviata; no deja de ser digno de elogio cómo ha conseguido brillar tanto en Bellini y Rossini como en Verdi y ahora Mozart, sacando el mejor partido a su atractivo timbre y línea de canto. Quizás como le ocurrió el año pasado al protagonizar Traviata, al abordar ahora a la Condesa aún debe profundizar el rol en lo escénico, pero de todos modos fue muy convincente, y en lo vocal aunque también debe ahondar y trabajar más las sutilezas del estilo mozartiano (como en sus dos arias), volvió a encantar a la audiencia.

El juvenil Figaro del barítono ucraniano Igor Onishchenko, quien debutaba en Chile, fue tan jovial y dinámico en escena como uno espera del personaje, aunque en lo vocal se mostró insuficiente: tiene una bonita voz y un canto seguro, pero su poco volumen hizo que en momentos importantes no se lo escuchara bien, y las notas graves deben ser aún más trabajadas, sobre todo considerando que este rol suele funcionar mejor cuando es cantado por bajo-barítonos o incluso bajos. El también barítono ZhengZhong Zhou regresó al Municipal tras Los puritanos en 2014 y El turco en Italia en 2015, y ahora interpretando al Conde, en lo vocal y escénico ofreció la mejor de las tres presentaciones que ha ofrecido ahí, incluyendo una buena versión de su exigente aria "Vedrò mentr'io sospiro". 

Los diversos roles secundarios del elenco internacional fueron muy bien interpretados por un afiatado reparto de cantantes chilenos. En los últimos años el barítono Sergio Gallardo se ha ido especializando en los personajes cómicos, cantando en óperas de Rossini en importantes escenarios europeos, y ahora incursionando en Mozart fue un simpático Don Bartolo, bien cantado y actuado, conformando una sólida dupla cómica con la soprano Paola Rodríguez, como una muy divertida Marcellina. Y el tenor Gonzalo Araya, quien en 2008 fue un excelente Don Basilio, volvió a encarnar muy eficazmente al intrigante personaje. También destacaron el bajo Jaime Mondaca como el jardinero Antonio, el tenor Víctor Escudero como Don Curzio y la soprano Regina Sandoval como Barbarina, y aunque el programa de sala no las mencionara, también estuvieron bien en su fugaz intervención como dos jóvenes en en el acto tercero las sopranos Madelene Vásquez y Jennifer Ramírez, ambas miembros del Coro del Municipal que dirige Jorge Klastornik, agrupación que se mostró tan eficaz como es habitual en las breves apariciones que les permite esta obra.  

En cuanto al segundo reparto, el llamado "elenco estelar", se ha convertido casi en un lugar común, pero no por eso menos cierto. que desde hace ya mucho tiempo éste presenta a menudo un nivel tan alto y logrado que en más de una ocasión está al nivel de sus colegas internacionales, e incluso los supera. Y cuando por las características de la obra interpretada se da la posibilidad de que todos los solistas sean cantantes chilenos -y que no requieran refuerzos extranjeros como es habitual que ocurra por las exigencias de algunas partituras que así lo requieren-, el mérito es aún mayor. Este positivo resultado se dio una vez más con estas Bodas de Fígaro: también dirigido por Cremonesi, en su conjunto este segundo elenco pareció más parejo y desenvuelto, incluso más cómodo y afiatado, predominando una importante cuota de picardía y comicidad que podría considerarse más latina, muy adecuada para la obra. Y considerando que los momentos más logrados en el montaje de Constant fueron las escenas cómicas de conjunto, no es de extrañar que tomando en cuenta la buena química y talento actoral de este reparto, el balance general fuera más divertido, dinámico y efectivo. 

Luego de sólidos cometidos en roles secundarios durante las últimas temporadas del Municipal, el barítono Javier Weibel asumió su primer papel protagónico en ese escenario, y su vivaz y simpático Fígaro no sólo se escuchó mucho más que el de su colega en el elenco internacional, sino además estuvo cantado con firmeza y seguridad. A su lado, se podría decir que la voz y timbre de la experimentada soprano Patricia Cifuentes no son totalmente idóneos para interpretar a Susanna en esta etapa de su carrera, pero su canto fluyó con naturalidad y en lo actoral su pizpireta encarnación de la criada fue muy lograda, conformando una efectiva dupla con su patrona, la Condesa a quien dio vida la soprano Paulina González con calidez y sensibilidad interpretativa en lo vocal y teatral. Por su parte, el barítono Patricio Sabaté, a quien en años anteriores se había visto en el Municipal protagonizando Don Giovanni y encarnando a Guglielmo en Così fan tutte, al fin cantó en ese teatro estas Bodas de Fígaro que junto a aquellas conforma la célebre trilogía de Mozart-Da Ponte, en esta ocasión administrando con habilidad su atractiva voz y ya reconocido manejo del estilo y talento actoral para desarrollar un excelente y convincente Conde, que supo destacar superando las exigencias del aria "Vedrò mentr'io sospiro". 

Y la notable soprano Marcela González continúa cautivando a nuevos admiradores con su bella voz y desenvoltura actoral, ahora como un divertido y ágil Cherubino. En los roles secundarios estuvieron el bajo-barítono Rodrigo Navarrete (eficaz Don Bartolo, aunque no sacó total partido a su aria "La vendetta"), la soprano Andrea Aguilar como una chispeante Marcellina y el tenor Francisco Huerta como un cómico Don Basilio de ademanes algo exagerados pero muy bien cantado, con una voz de grato timbre y amplio volumen. También estuvieron muy divertidos el tenor Exequiel Sánchez como Don Curzio, el bajo-barítono Matías Moncada como Antonio y la soprano Annya Pinto como Barbarina.

foto Patricio Melo


 

 

 
 
 

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