queen at the opera

Come un fiume in piena

 di Isabella Ferrara

18 gennaio 2017 unica data per lo spettacolo/concerto, omaggio alla storica band, di produzione della Duncan Eventi, con la direzione artistica di Simone Scorcelletti in collaborazione con il maestro Giacomo Vitullo.

NAPOLI, 18 gennaio 2017 - Si respirava una certa emozione iniziale all’ingresso in sala, come accade quando sta per cominciare un atteso concerto.

Stavolta, sia per chi già conosce e ama l’Opera, sia per chi si elettrizza per il Rock, non era chiaro da dove precisamente provenisse l’emozione più forte. Se dall’aspettativa di un concerto rock, con la sua energia e carica esplosiva, o da quella di un concerto di musica classica, con la delicata armonia di violini, violoncelli, contrabbassi, flauti, trombe da cui emergono note inattese e trascinanti melodie, o ancora da quella di un’esibizione operistica, in cui voci potenti si rincorrono e si accompagnano sul palcoscenico, abbracciando quasi lo spettatore poeticamente rapito.

Sul palco fanno il loro ingresso i musicisti dell’orchestra sinfonica, li seguono i due bassisti, Lorenzo Milone e lo stesso maestro Vitullo, il batterista Max The Butcher Mangiagli, il primo violino Prisca Amori, il giovane direttore d’orchestra, Luca Bagagli. Si sentono le prime note di strumenti che si accordano, e i suoni, che sembrano contrastanti, già si allineano per quella che sarà una fusione e un’alternanza tra musica classica e rock, in una citazione e, al contempo, un omaggio ai Queen, al loro dotato e sorprendente frontman Freddy Mercury, e all’album A night at the Opera, del 1975, chiaro e riuscitissimo esempio dell’interesse di Mercury per le sperimentazioni e l’innovazione musicale.

I cantanti che si sono avvicendati sul palco in duo, assoli o quartetti sono giovani dalle voci fresche e potenti, Valentina Ferrari, Luca Marconi, Roberta Orrù, Jordan Trey. I cambi di costume e la scelta delle voci più adatte ad ogni canzone eseguita hanno continuamente innovato la scena, modificandola fra luci, effetti visivi, colori, e trovando sempre riferimento e contatto con l’orchestra sinfonica e con i bassisti rockettari.

A qualche voce si perdonano facilmente alcuni cali di potenza, perché quando si ascolta la Orrù cantare da soprano Barcelona in coppia con Trey, si rivive un po’ l’emozione del duo, pur inimitabile, Mercury - Caballè.

Ed è proprio la Orrù a incarnare nel modo più coerente e completo l’aspirazione di questa operazione spettacolare fra il rock e il classico – operistico, nonché il coraggioso esperimento di riproporre in qualche misura la potenza vocale, le variazioni timbriche, l’espressività grintosa e sensuale delle musiche e delle perfomance dei Queen e di Mercury.

Peccato che a volte l’orchestra sinfonica venisse coperta dal suono della rock band e che non se ne sia potuta godere appieno l’espressione negli arrangiamenti così ben fatti del maestro Vitullo, che, tra l'altro, ha entusiasmato il pubblico con la sua personale performance da rocker.

Ma quando tutto scorreva come un vigoroso fiume in piena, che pure sapeva restare fra gli argini del rispetto degli originali, e quando tutti i suoni erano al posto giusto con le voci che riempivano la sala con giochi timbrici e impetuosi assoli, allora ci si rendeva conto di quanto il teatro fosse pieno, perché esplodeva in applausi esaltati.

Lo spettacolo ha riscosso grande successo già a Roma, Bologna e Firenze, canzoni immortali come We are the champions, We will rock you, Somebody to love, Who wants to live forever, The show must go on, Bohemian Rhapsody, Radio ga-ga, Under pressure hanno di nuovo entusiasmato il pubblico, riportando in vita qualcosa di alcuni fra i più grandi artisti scomparsi. Dopo Napoli certamente altri successi arriveranno, e questa bella operazione fra innovazione e ricordo troverà spazio per perfezionarsi.