sebastiano brusco

Mozart Brusco alle quattro bellezze

di Gina Guandalini

Anticonvenzionali e affascinanti serate dedicate a Mozart dal pianista Sebastiano Brusco nell'atmosfera unica dell'enoteca/galleria d'arte romana.

ROMA, 10-17 novembre 2017 - Come suonava Mozart? Qual è lo stile giusto per affrontare le sue sonate, composte tra i diciotto e i trentaquattro anni? Che cosa dicevano i suoi contemporanei di quelle composizioni e di come quel giovane salisburghese le interpretava? A Roma abbiamo avuto due concerti-lezione sull’argomento, ma nel modo più informale e intimistico che si possa immaginare.
Nel vecchio centro, a due passi da via dei Coronari e piazza Navona, non lontano da dove abitano Vittorio Emiliani, Lilli Gruber, un giovane filosofo francese, c’è una minuscola enoteca, che si chiama “Quattro Bellezze”. Enoteca è termine che non dice tutto. Si tratta di una galleria d’arte-bistrot, che ha per insegna “Art Gallery”. Infatti alle pareti c’è una piccola mostra di quadri permanente. Un bellissimo cavallo di giostra, di quelli antichi, di legno, pende sopra il banco.

Questo che sembrerebbe un semplice display di vini d’annata e formaggi di nicchia in scaffali antichi tra quadri post-moderni, è un ambiente da scoprire per la sua vitalità un po’ anarchica: cultura, in tutte le sue declinazioni, visiva, musicale, filosofica, nevrotica, riflessiva, colorata, futuribile e retrò, organizzata da tre appassionati. Quasi ogni sera c’è una mostra o un concerto: la violinista jazz Echae Kang, l’entertainer storico Dominot che canta Edith Piaf, lo scrittore Eugenio De Rosa che legge l’Odissea. Un tipico dopocena al “Quattro Bellezze” è stato definito “un antidoto alla nausea da omologazione”. In una stanzetta laterale c’è un semplicissimo pianoforte verticale.

Su questo anti-Steinway, Sebastiano Brusco ha suonato per due venerdì sera di novembre, modulando, raccontando, spiegando il suo Mozart. In questi mesi va preparando i CD con l’integrale delle sonate del salisburghese, di cui ogni tanto offre ghiotti anticipi dal vivo, a casa sua. Non è un Mozart standardizzato; può variare di volta in volta in piccoli particolari, nel mood con cui il concertista si presenta. E Brusco è senz’altro un artista umorale, moody – ciò che conferisce non solo alle sue interpretazioni mozartiane, ma anche al suo Chopin un sapore particolare. Parla e suona con spettatori a mezzo metro da lui, tanto esigue sono le dimensioni del localino-galleria. Mentre spiega la sua instancabile ricerca dello stile giusto, mentre propone la sua interpretazione di quelle storiche musiche, qualcuno sorseggia cabernet, qualcuno stende fette di prosciutto sul pane, qualcuno si arrotola una sigaretta. Tutti assorbono le vibrazioni musicali. Una signora con il suo cane entra di slancio, forse per chiacchierare con la proprietaria; sente Mozart e si immobilizza con un sorriso estatico. Qualcuno doveva pur portare le emozioni alte nella Roma notturna dei ristoranti e dei bistrot, e Sebastiano Brusco lo ha fatto in una cornice singolare, intima, adatta alla sua personalità anticonvenzionale.

 

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