La perfetta Occasione

 di Irina Sorokina

Una riuscitissima edizione della farsa rossiniana chiude il 2018 a Erl.

Erl, 30 dicembre 2018 - Il Tiroler Fespiele Erl non scherza: la prima della Sonnambula viene seguita da un’altra prima, stavolta di una farsa rossiniana, L’occasione fa il ladro. A questo punto manca poco all’ultimo dell’anno e la divertentissima messa in scena, con la partecipazione vivacissima di tutti i cantanti, i professori d’orchestra e il direttore stesso, fa da apertura dei tradizionali festeggiamenti.

Le operine del Rossini giovane non tradiscono mai; un regista sapiente che abbia voglia di scherzare e una compagnia di canto che stia al gioco garantiscono il successo. E così accade sul palcoscenico del modernissimo teatro sorto ai piedi di una montagna spettacolare, la Kaisergebirge.

Creare un’atmosfera per uno spettacolo che promette di essere esilarante è fondamentale, e questo compito è assunto dall’orchestra con la massima maestria. Il giovane direttore Patrick Hahn ha una fantastica verve comica e riesce a ottenere dai musicisti sonorità particolari: i motivi e i famosi crescendo rossiniani si trasformano in brontolii, corse, sospiri e minacce (ricordiamo che la musica della tempesta grazie alla quale accade tutto l’ambaradam che porterà allo scambio delle valigie e in seguito a una serie degli equivoci impossibili sarà ripresa nel Barbiere di Siviglia). Ma non basta. A Don Eusebio (un bravissimo ed elegantissimo Silvano Paolillo) il ruolo dello zio della futura sposa Berenice sta troppo stretto, quindi si improvvisa il direttore d’orchestra, veste l’abito “da pinguino”, fa finta di leggere la partitura. Ma non basta. Gli sta stretto anche il ruolo di direttore d’orchestra. Vuole improvvisarsi responsabile dei rumori fuori scena e con un certo accanimento produce i tuoni spaventosi, usando l’attrezzo che ancora si può vedere in alcuni teatri storici. L’azione parte.

La scenografia di Daniel Sommergruber (suo il compito che in tedesco viene chiamato “ausstattung”, qualcosa come attrezzista) è di una semplicità quasi disarmante e altro non è che una struttura che riproduce una casa a due piani: sul primo livello l’osteria dove avviene l’incontro del conte Alberto con Don Parmenione, che in seguito si trasforma nel pianoterra della casa del Don Eusebio. Il livello superiore è diviso in tre ambienti dai colori vivaci che con un po’ d’immaginazione assumono i ruoli di camere ed anticamere. Una scala a chiocciola collega i due piani costringendo i personaggi a correre su e giù. Fa parte del gioco a cui tutti i cantanti partecipano con maestria e piacere.

La regia di Wolfgang Berthold calza perfettamente alla burletta del giovane Rossini. Arricchisce i personaggi, li rende ancora più birichini, propone loro di cambiar d'abito dallo stile del primo Ottocento a un costume da Superman, come accade al servo Martino, inventa gags, si gode le trovate che fanno divertire tantissimo il pubblico come l’ultima, ma proprio ultima: finito il concertato che conclude l’opera, Berenice in un attacco di rabbia parte, lascia gli altri impalati, poi la seguono, il palcoscenico si svuota e alla fine anche il direttore lascia il podio, mentre l’orchestra continua a suonare due accordi finali. Questi, ovviamente, non possono finire: manca il direttore! L’accordo finale non arriverà mai.

Non si potrebbe desiderare una compagnia di canto migliore di quella che appare sul palcoscenico del teatro del Tiroler Festspiele: sembra che il magnifico sestetto sia nato per rappresentare i sei personaggi. Ogni artista offre una generosa prestazione canora e attoriale, tuttavia Barbara Massaro primeggia. La giovane cantante, piccoletta e un pochino formosetta, se così si piò dire, crea un personaggio credibile e indimenticabile, disegna una giovane donna onesta e dal carattere forte. Canta parecchio nella burletta, la bella Berenice, e Barbara Massaro sostiene una lunga ed impegnativa parte senza fare una piega. La voce, non dal volume enorme, è cristallina, pulitissima, perfettamente proiettata.

Matteo Macchioni, piccoletto anche lui (una cosa pensata dal regista?) veste con agio e dignità i panni dell’aspirante sposo, il conte Alberto. Tenore, o, per meglio dire, tenorino, dolce, di buono squillo e acuto sicuro, ha una leggera sfumatura belante ciò non danneggia minimamente la resa vocale. Si distingue per la correttezza stilistica, la buona musicalità e l’arte di fraseggio.

Verrebbe da dire che tra i quattro uomini Filippo Fontana nel ruolo del Don Parmenione è il più brillante, tuttavia, bisogna ammettere che in questo cast brillano tutti, e, quindi, la stella di Fontana brilla un po’ di più delle altre. Alto e snello, sicuro e spigliato, risulta perfetto per il ruolo di un imbroglione intraprendente che si mette in testa di impadronirsi della fidanzata altrui.

Fa una coppia perfetta con Alena Sautier, una bella “stangona” anche lei, che interpreta Ernestina. Tutt’altro che dismessa e lamentosa, la ragazza abbandonata dall’amante, partecipa al gioco anche lei, dimostrando una grinta non da poco, facendo anche avances a Parmenione. Il completo da jogging color fucsia e le scarpe da ginnastica le calzano a pennello. Risulta più efficace come attrice che come cantante, nonostante la voce dal volume non indifferente e dal bel colore scuro. Purtroppo, presenta i problemi d’emissione, un po' intubata.

Daniele Antonangeli nei panni del servo Martino sembra faccia concorrenza spietata a Filippo Fontana in quelli del suo padrone; è un artista completo, un bravissimo cantante e un attore altrettanto bravo, in grado di disegnare un personaggio agitato e confuso. Quindi corre un matto su e giù per la scala a chiocciola dimostrando una formidabile resistenza fisica e un canto sempre corretto ed espressivo. E cosa dire di un Martino maestro dell’arte della seduzione che cerca di impartire lezioni a un impacciato conte Alberto?

Patrick Hahn non soltanto guida l’orchestra del Tiroler Festspiele con garbo, precisione ed un grande senso dello humour, ma accompagna i recitativi secchi al clavicembalo come si faceva nei tempi di Rossini. Non basta nemmeno quello: inserisce motivi celebri di Puccini, Lehar, Joplin , Mancini, Rota che il pubblico riconosce immediatamente e che rendono l’atmosfera in sala ancora più calorosa.

Un successo davvero eccezionale, con applausi a non finire a scena aperta. Il Tiroler Festspiele Erl come un piccolo Rossini Opera Festival nel cuore dell’Europa?