jean rondeau

Ingegneria del suono

 di Antonino Trotta

Successo per il clavicembalista francese Jean Rondeau, in concerto a Torino per l’associazione Lingotto Musica. La perfezione geometrica delle Variazioni Goldberg infiamma un pubblico giovanissimo. L’estetica musicale non è più di nicchia.

Torino, 19 Marzo 2018 – «La matematica è una disciplina estetica, in cui si parla di continuo di dimostrazioni magnifiche e soluzioni eleganti. Solo chi possiede una speciale sensibilità estetica dispone dei mezzi per compiere scoperte musicali. Il lampo di illuminazione a cui i matematici anelano assomiglia sovente all'atto di battere sui tasti di un pianoforte finché all'improvviso non si trova una combinazione di note che contiene un'armonia interna». Marcus du Sautoy, matematico inglese autore del celebre (e meraviglioso) libro L’enigma dei numeri primi, con cui illustra, attraverso un linguaggio fruibile, il misterioso mondo dei numeri primi e le fondamentali dell’ipotesi di Riemann, dedica diverse pagine all’analisi del tacito rapporto tra matematica e musica. Gli studiosi e gli appassionati delle cosiddette “scienze esatte” hanno da sempre, non a caso, dimostrato particolare affinità per la più immediata delle sue associazioni artistiche offrendone spesso esegesi, specialmente nello studio dell’armonia e delle forme, di grande fascino aritmetico. E al centro di ogni trattazione sull’erotico intreccio tra arte e matematica c’è sempre Lui, Johann Sebastian Bach, più che un semplice musicista, un ingegnere del suono. Tra le pietre miliari della sua immensa produzione, Le Variazioni Goldberg BWV 988 offrono continuamente spunti di dissertazione ammalianti che ne descrivono la perfetta simmetria nella circolare architettura. Cerchi concentri che si chiudono e roteano come nella teoria pitagorica dell’armonia delle sfere, successione di Fibonacci e sezione aurea, trasformazioni isometriche e non, senza dilungarsi eccessivamente su queste splendide teorie (chi ha voglia può leggere Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante di Douglas Richard Hofstadter), nelle variazioni per antonomasia c’è di tutto. Ma prima di tutto c’è sempre la musica e Jean Rondeau, al clavicembalo per l’associazione Lingotto Musica, regala a una gremita sala – finalmente un auditorium pieno di ragazzi – l’opportunità di ascoltare questo capolavoro nello splendore della sua originaria bellezza.

Interessante, prima di tutto, la breve ouverture introduttiva, probabilmente un’improvvisazione come si soleva all’epoca, che incammina gli ascoltatori verso i sentieri delle Goldberg. Il leveraggio del nucleo interpretativo del clavicembalista francese, vincitore di innumerevoli riconoscimenti a livello internazionale, risiede in una netta ma bilanciata scelta dei tempi esecutivi che valorizza le variazioni cantabili, dove le voci della struttura contrappuntistica intavolano uno scambio dialogico che potremmo definire belcantista. Nell’uso centellinato di cambiamenti di tempo, in particolari di rallentando quasi rubati che rafforzano l’incisività del fraseggio di uno strumento altrimenti poco plastico, le variazioni barocche sembrano pervase da una vena espressiva romantica, impreziosita ulteriormente dagli abbellimenti che differiscono di ripetizione in ripetizione. Di contro, in alcune variazioni, ad esempio la quinta o la settima, l’esecuzione si fa perfettamente quadrata presentando queste gemme in tutta la loro solida geometria. Rondeau conserva nitidezza nel tocco quando la scrittura richiede maggiore brillantezza, ma non mancano piccole sbavature in alcuni punti “stretti”, percettibili a causa dell’onestà del clavicembalo (dio benedica il pedale di risonanza!). Nel complesso, però, l’esecuzione è estremamente piacevole, a tratti entusiasmante poiché infonde nella sala da concerto un’atavica atmosfera settecentesca che raramente si ha la possibilità di apprezzare. Unico punto debole della performance, assolutamente personale, è la sostenuta pausa tra una variazione e l’altra che un può ledere alla continuità discorsiva del percorso variazionale, richiedendo anche uno sforzo di attenzione maggiore.

Suggella il successo della serata «Les Barricades Mystérieuses» di François Couperin, che Jean Rondeau esegue come bis e il giovanissimo pubblico riserva lui calorosissime ovazioni.