Sonata alla francese

 di Roberta Pedrotti

Renaud Capuçon e Guillaume Bellom in concerto per Musica Insieme propongono un programma tutto dedicato alla Sonata fra Beethoven, Franck e Ravel.

BOLOGNA, 12 novembre 2018 - La Sonata: un nome e un ideale prima ancora che una forma, che attraversa la storia della musica dalla sua accezione letterale e più ampia, a quella classica che codifica una struttura le cui propaggini di estenderanno fino ai giorni nostri. Alla Sonata è dedicato il concerto del violinista Renaud Capuçon in duo con Guillaume Bellom al piano in un programma che ha come punto di riferimento la Francia (e l'area francofona, per estensione, essendo Franck belga di Liège, ma anche parigino di studi e carriera). Ravel apre la serata con la Sonata n.2 in sol maggiore, pezzo che segue la più antica, ma mai abbandonata del tutto, scansione in tre movimenti e vi innesta temi nuovi. Il blues dà il titolo a secondo movimento e ne caratterizza la scrittura; nel perpetuum mobile finale la tradizione del canone infinito si rinnova nel meccanismo inesorabile della modernità e riprende elementi emersi nei movimenti precedenti. La Sonata di Ravel, composta nell'arco di quattro anni tormentati (1923-1927), rinnova la forma classica nelle suggestioni del suo tempo. Fa perfettamente il paio la Sonata in la maggiore di César Franck (1886), che, nei quattro movimenti canonici e in un'apparenza ben più accademicamente rassicurante, sviluppa una costruzione tematica e un'articolazione armonica ricche d'inventiva, soprattutto nel Recitativo-Fantasia del terzo tempo, Ben moderato.

Fra Ravel e Franck, si torna alle radici, al modello esemplare di Beethoven, con l'unico brano in modo minore della serata, la Sonata n.7 in do minore op. 30 n. 2. Un paradigma già di per sé dinamico, perché rappresenta un punto di svolta nell'evoluzione dello stile beethoveniano alle soglie dell'Eroica. L'eleganza e la tecnica forbita di Renaud Capuçon gli permettono di caratterizzare tutte le sfaccettature della Sonata dalla svolta di Beethoven al suo percorso francese fino alla dialettica di Ravel. Il legato si articola con chiarezza e non perde in smalto e penetrazione in tutte le gradazioni dinamiche, mantenendo sempre il fuoco dell'intonazione. Soprattutto, con la complicità del pianoforte di Bellom, gioca sul vibrato asciugandolo in un suono essenziale ma vellutato o consentendogli maggiore ampiezza, sempre nel segno di un'esatta definizione dello stile e dell'architettura interna delle Sonate, fra modello classico e ispirazione immanente.

Esulano dal fil rouge del concerto nella forma, ma non troppo nella sostanza poetica i due bis: quasi inevitabile la Méditation di Thais, in cui la classe musicale di Capuçon rifugge naturalmente ogni manierismo lezioso e dipana, viceversa, in un unico filo eburneo il lirismo poetico di Massenet. Parimenti gioca con nonchalance fra le variazioni del Liebesleid di Kreisler e traduce il virtuosismo in distinta eleganza di fraseggio, in sofisticata musicalità. Il pubblico apprezza e applaude convinto.