L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Blues On Bach

 di Carla Monni

Dopo la prima assoluta dello scorso febbraio al Teatro Politeama di Prato, il progetto “Blues on Bach: la musica di John Lewis” approda all'Unipol Auditorium per il Bologna Jazz Festival 2018.

Bologna, 14 novembre 2018 – Nato da un'idea del compositore e arrangiatore Michele Corcella, per rendere omaggio al pianista John Lewis – uno dei più importanti esponenti della musica afro-americana –, il progetto “Blues on Bach” è stato presentato all'interno del Bologna Jazz Festival, nella veste che lo ha visto per la prima volta al Teatro Politeama di Prato lo scorso febbraio, in occasione del MetJazz 2018.

La formazione pratese prevedeva in scena, affianco all'Orchestra della Camerata Strumentale Città di Prato, il trio del pianista Enrico Pieranunzi con Luca Bulgarelli al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria; ma a causa di un'indisposizione, per il progetto bolognese Pieranunzi ha ceduto il suo posto a Enrico Zanisi, uno degli attuali musicisti tra i più notevoli del pianismo jazz in Italia. L'approccio alla musica del giovane pianista – si pensi solo al suo disco d’esordio Quasi troppo serio, caratterizzato da un repertorio che spazia da Robert Schumann a Burt Bacharach, da pezzi inediti a standard jazz – è calzante per il programma della serata, che ha visto l'esecuzione di alcune delle composizioni di Lewis e del Modern Jazz Quartet, dirette e arrangiate dallo stesso Corcella. Ad accompagnare il trio all'Unipol Auditorium è stata l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “G. B. Martini”, a testimonianza di come il Bologna Jazz Festival punti sulla didattica e sulla diffusione della musica tra i giovani e fatta da giovani.

La figura e le pagine compositive di Lewis – scritte tra gli anni Cinquanta e Settanta e ispirate alla cultura rinascimentale barocca italiana e francese – ben si adattano a uno dei temi centrali dell'edizione di quest'anno: l'intersezione tra il jazz e le altre forme espressive. Il leader e fondatore del celebre Modern Jazz Quartet è stato infatti uno dei promotori della Third Stream, la cosiddetta terza corrente – coniata da Gunther Schuller – che si riproponeva di far convivere in egual modo elementi della musica classica europea e il jazz. Su questa stessa ideologia schulleriana, Corcella riesce appieno a fondere ingredienti jazzistici e classici, esaltando la poliedricità della musica di Lewis, ma attingendo a un proprio gusto personale.

In linea col pensiero del pianista statunitense, l'arrangiatore rispetta la libertà espressiva e improvvisativa affidata in questo caso al trio – che la gestisce sapientemente –, e conserva i canoni fissi che stanno alla base delle composizioni di Lewis, adattandoli interamente al suono di un'orchestra sinfonica. Corcella non dimentica la forte interazione tra i musicisti, caratteristica peculiare della musica lewisiana, e analogamente ogni solista non ignora il contesto nella quale suona, assecondando le stesse dinamiche interattive del direttore.

Si pensi a Three Windows, una sintesi polifonica di tre composizioni distinte che confluiscono in un'unica fuga, dove l’interazione tra le due formazioni diventa integrazione. L'assolo, secondo anche la scuola lewisiana, adempie alla funzione dei divertimenti e Zanisi si fa interprete ideale di questo esperimento, marcando un fraseggio morbido, un tocco limpido e un timbro equilibrato. Ognuna delle tre composizioni del brano è preceduta da un preludio scritto appositamente da Corcella, dove lascia spazio anche all'esecuzione solistica di strumenti quali il flauto e il clarinetto.

Nella cupa Milano, invece, il solo è affidato al violoncello, seguito da un pizzicato degli archi che poi sfocia in tappeti ostinati, i quali fanno da sfondo al pianoforte nostalgico e sognante di Zanisi.

Ma il pianista dimostra di avere anche un arguto senso del blues, come all'inizio di Blues in A Minor – brano che tra l'altro suggerisce il titolo del progetto –, caratterizzato da una serie di blues la cui struttura tonale è ispirata al nome di BACH (Sib, La, Do, Si).

Il connubio tra jazz e classica è evidente anche nelle fughe Concorde – la più nota del repertorio lewisiano e dedicata a Place de la Concorde a Parigi – in cui il gioco barocco delle modulazioni ravvicinate si affianca a riff sincopati e linee bop; e Vendome, ricca di contrappunti bachiani.

Il trio appare empatico e affiatato, come nella ballad Skating in Central Park, dove la melodia del contrabbasso di Luca Bulgarelli e la gamma dinamica equilibrata della batteria di Mauro Beggio valorizzano i suoni scanzonati di Zanisi. Preludi orchestrali, strutture a sviluppo, melodie in movimento e apertura formale sono tutti elementi che caratterizzato gli arrangiamenti di Corcella, come si intuisce già dal primo brano eseguito: Spanish Steps, una sorta di poema sinfonico dedicato a Piazza di Spagna.

Il concerto si chiude con il bis Autumn in New York, standard assolutamente adatto a una serata autunnale bolognese, in cui il pubblico, entusiasta, accoglie la sfida di una delle combinazioni storiche più difficili ma anche forse più affascinanti: l'unione tra il jazz e la musica classica.


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