La Storia rinnovata

 di Andrea R. G. Pedrotti

Lo storico allestimento di Tosca firmato da Wallmann e Benois torna sulle scene della Wiener Staatsoper con un cast sfavillante: Nina Stemme, Piotr Beczala e Carlos Alvarez con la concertazione ardente e ben articolata di Marco Armiliato entusiasmano il pubblico viennese.

VIENNA, 15 giugno 2019 - Nel giorno della scomparsa di Franco Zeffirelli, che alla Wiener Staatsoper ha ancora uno spettacolo inserito nel repertorio annuale (La bohème, poiché Carmen ha visto le sue ultime recite il settembre scorso), è andata in scena una produzione storica del teatro nazionale viennese. Questa Tosca, infatti, assieme a Madama Butterfly è, a tutt'oggi, l'allestimento più longevo che viene ancora qui rappresentato.

Poco da dire sul lavoro di Margarethe Wallmann (scene e costumi di Nicola Benois) che vede le vicende di Cavaradossi, Floria Tosca e del Barone Scarpia in una cornice assai didascalica, talvolta manierata, bella da vedere e che rammenta i vecchi filmati di produzioni d'un tempo che fu. Se in Tosca poca fantasia si può attribuire alle movenze sceniche per larghi tratti obbligate dalla partitura, probabilmente si potrebbe pensare a un rinnovo del disegno luci, specialmente nel secondo atto, in modo da meglio accompagnare i differenti momenti drammatici dell'opera pucciniana.

Il cast scritturato per l'occasione è quanto di meglio la scena internazionale possa offrire, a partire dall'eccellente Mario Cavaradossi di Piotr Beczala; artista moderno e completo domina la scena grazie a una recitazione raffinata e coinvolgente, che, come attore, lo conferma fra i migliori, se non il miglior, interprete del panorama lirico internazionale. Il tenore polacco non è certamente da meno sotto l'aspetto vocale, grazie a un fraseggio espressivo e passionale, a una cura degli accenti mirabile e a una dizione perfetta. Lo squillo è perentorio e la gestione dei fiati priva di menda alcuna. Meritatissima e interminabile l'ovazione ricevuta dopo “E lucevan le stelle”, a seguito della quale Beczala concede un altrettanto acclamato bis al pubblico presente in sala.

Convince anche il Barone Scarpia di Carlos Álvarez (debuttante nel ruolo alla Wiener Staatsoper), che porta sul palcoscenico tutta la raffinatezza che si confà a un aristocratico, senza tuttavia privarla della lussuriosa brama di possesso carnale che spinge il bieco funzionario di polizia a ricattare Floria Tosca. Molto bello lo squillo sin dal primo ingresso, ben equilibrati i registri e particolarmente espressivo il fraseggio, a confermare il baritono spagnolo fra i migliori interpreti della parte oggi in attività.

Nina Stemme, specialista e interprete di riferimento nel repertorio tedesco, porta sul palcoscenico la classe e l'esperienza di una vera artista. Il personaggio è molto curato, soprattutto nel canto di conversazione e nell'analisi della parola. Qualche acuto risulta leggermente fisso, ma questo è un retaggio dell'emissione d'uso per l'interpretazione delle opere di Wagner o Strauss; tuttavia si tratta di pochi attimi di lieve deconcentrazione.

Molto bene Sorin Coliban come Cesare Angelotti, parimenti ad Alexandru Moisiuc, interprete del Sagrestano.

Completavano il cast Wolfram Igor Derntl (Spoletta), Hans Peter Kammerer (Sciarrone) e il pastorello di Rebekka Rennert.

Marco Armiliato, dal podio, porta a compimento una prova pienamente convincente, non solo per la perizia tecnica, ma anche per la capacità di dettare una linea musicale uniforme a una partitura sovente di difficile interpretazione. Assai coinvolgente l'ampiezza delle dinamiche richieste, e ottenute, dal concertatore genovese, capaci di giungere da un soave pianissimo, fino a dei fortissimi di memorabile veemenza. Peccato solo il taglio di “Attenti agli sbocchi delle scale”, probabilmente per scelta originale della regista.

Ottima anche la prova del coro della Wiener Staatsoper diretto, nell'occasione, da Martin Schebesta.

Al termine gran successo per tutti a suggellare la bella serata viennese.