Un viaggio sinfonico

 di Stefano Ceccarelli

All’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il fondatore di Europa Galante, Fabio Biondi, tiene un concerto monografico su tre sinfonie di Wolfgang Amadeus Mozart; ad essere eseguite sono la Sinfonia n. 31 in re maggiore “Parigi”, K 297, la Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per violino e viola, K 364 e la Sinfonia n. 36 in do maggiore “Linz”, K 425. La serata è un successo.

ROMA, 16 febbraio 2019 – Fabio Biondi è internazionalmente noto per essere il fondatore dell’ensemble “Europa Galante”, con cui è stato più volte premiato. In questa occasione, però, si pone a capo dell’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per proporre un concerto monografico su Mozart, di cui dirige tre sinfonie: la “Parigi”, la Sinfonia concertante e la “Linz”. Biondi è un musicista a tutto tondo: è direttore e violinista, con una grande sensibilità per la musica del XVIII secolo. Il suo Mozart scorre fresco e dolce come l’acqua: Biondi non si sofferma eccessivamente a cesellare ogni singolo passaggio, con un gusto troppo miniaturistico, ma fa godere e vivere la musica del Salisburghese, lasciandola, appunto, scorrere. Gli effetti che crea sono, in realtà, particolarmente ‘filologici’, perché tenta di ricreare la situazione sonora originale, con un’orchestra opportunamente ridotta e con un piglio vivo, lungi da un Mozart ‘museale’. Ciò è particolarmente evidente fin dall’inizio, nella “Parigi”. Sebbene Mozart qui non indulgesse troppo in omaggi al gusto francese – dove la città stessa di Parigi non era stata, di rimando, poi così gentile con lui –, la sinfonia è di quelle assai brillanti (incredibile, se si pensa allo stato di prostrazione psicologica in cui l’autore versava a causa della prematura morte della madre). Biondi imprime già grazia e bellezza all’Allegro assai, dirige cullando l’Andantino e chiude bene con il moto perpetuo dell’ultimo Allegro. Il pubblico applaude generosamente. All’entrata sul palco di Raffaele Mallozzi (viola) si passa alla Sinfonia concertante, dove Biondi sostiene la parte del violino.La sintonia fra i due è invidiabile: Biondi, che frattanto dirige anche l’orchestra, si assesta su un’agogica brillante, da stile galante, che permette ai due interpreti di eseguire con agio la loro parte, che nell’Allegro maestoso è particolarmente articolata e spagina molte delle possibilità espressive dei due strumenti. Nell’Andante i due interpreti incarnano, in perfetta sintonia con l’orchestra, tutta la velata malinconia, l’elegia del brano. Il finale Presto è semplicemente spumeggiante, con interventi altamente virtuosistici dei due interpreti. Il pubblico riempie Biondi, Mallozzi e l’orchestra di calorosi applausi: i due regalano un bis egualmente mozartiano, un duo per viola e violino.

Il secondo tempo è occupato dalla “Linz”. Biondi inizia con nobiltà e compostezza l’Adagio incipitario, per poi staccare splendidamente nell’Allegro spiritoso, che esce fuori vigoroso. Nel Poco Adagio il direttore dosa bene i volumi e i timbri orchestrali, valorizzando una linea melodica che ricorda una siciliana. Biondi, poi, si profonde in un Minuetto coreutico, ben staccato. L’attacco del Presto è memorabile: l’orchestra è un guizzo di note, che chiude una splendida serata di musica, fra applausi calorosi.