L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Scarlatti bizantini

 di Luigi Raso

Al Museo Diocesano di Donnaregina Nuova di Napoli, Ottavio Dantone e l'Accademia Bizantina celebrano Alessandro Scarlatti e l'Associazione a lui intitolata. 

NAPOLI, 2 maggio 2019 - Un concerto per due compleanni: l’Accademia Bizantina è invitata a celebrare i 395 anni dalla nascita di Alessandro Scarlatti (Palermo, 02.05.1660 - Napoli, 24.10.1725) e i primi 100 anni di attività dell’Associazione musicale che del compositore palermitano porta e onora il nome. L’Associazione Alessandro Scarlatti, conclusa la stagione concertistica 2018/2019, festeggia, infatti, con la rassegna “100 anni di musica ininterrotta” il primo secolo di attività, dedicato alla riscoperta e al recupero del repertorio barocco [maggiori dettagli qui], utilizzando quale luoghi dei concerti chiese e teatri napoletani.

Nell’incantevole cornice barocca della Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova - dove, nel 1739, Caffarelli venne alla mani con il collega Reginelli - Ottavio Dantone al clavicembalo e alla guida dell’Accademia Bizantina propone una rara esecuzione dei Concerti grossi composti da Alessandro Scarlatti nel 1724.

I Sei concerti grossi furono composti da Alessandro Scarlatti probabilmente con l’intento di sperimentare, dopo la cristallizzazione del genere data da Arcangelo Corelli con i Concerti grossi op. 6 (pubblicati nel 1714), anche questa forma musicale, dopo gli esiti felici nell’Opera e nella Cantata; varietà ritmica, figlia del teatro musicale, e una scrittura a imitazione di quella vocale connotano questi godibili concerti grossi, nei quali il procedere musicale si dipana tra mediterranei elementi danzanti, severe introspezioni sonore nei Largo e nei Grave, raffinati temi fugati.

L’Ensemble ravennate, incastonato nel presbiterio e tra due grandi tele di Luca Giordano, dà vita a un’esecuzione precisa, appropriata per stile, dal perfetto amalgama sonoro tra gli strumenti. Quella dell’Accademia Bizantina è una lettura che mette in risalto le linee contrappuntistiche, ben introdotte dal meraviglioso primo violino di Alessandro Tampieri, preciso nelle agilità e nei cantabili, perfettamente integrato con il concertino dei secondi violini.

La concertazione di Ottavio Dantone è essenziale e sicura, parca di movimenti, così come è percepibile con la giusta discrezione il basso continuo del clavicembalo, forza ritmica propulsiva delle brevi costruzioni musicali.

Colpiscono per la lucentezza degli elementi danzanti e ritmici l’Allemanda dal concerto n. 1 in fa minore, la Giga del concerto n. 5 in re minore, l’Allegro del concerto n. 3 in fa maggiore e l’eleganza esecutiva dell’Affettuoso dal concerto n. 6 in mi maggiore.

L’esecuzione dei Sei concerti grossi, suddivisi in due gruppi da tre, prevede l’interposizione di due (i numeri 3 e 5, entrambi nella tonalità di re minore) dei 12 Concerti Grossi after Scarlatti del compositore inglese Charles Avison (1709 - 1770): si tratta di riadattamenti musicali (pratica largamente adoperata nel ‘700) di sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti, figlio di Alessandro, nato a Napoli nel fatidico 1685 (l’anno della nascita anche di J.S Bach e G.F. Händel) e morto a Madrid nel 1757.

I concerti grossi after Scarlatti, composti a metà ‘700, testimoniano la popolarità di Domenico Scarlatti a Londra, oltre che alle corti di Lisbona e Madrid. Avison trasforma temi musicali ideati per le sonate per clavicembalo in composizioni orchestrali che alternano movimenti lenti e veloci, affida i passi virtuosistici al concertino e quelli cantabili al concerto grosso, in una esaltazione della “fragranza terreste di gioia” alla quale Gabriele D’Annunzio, nelle pagine di Leda senza cigno, paragona le sonate di Domenico Scarlatti.

La lettura dell’Accademia Bizantina fa risaltare il continuo gioco di rimandi musicali, le squisitezze ritmiche e la dolcezza melodica scarlattiana, rielaborate con originalità da Charles Avison.

Il pubblico, purtroppo non folto come il pregio e l’interesse dell’esecuzione avrebbe meritato, decreta un vivo successo per l’Accademia Bizantina e il suo direttore, il quale compensa l’entusiasmo con un bis, il dionisiaco e circolare Allegro K5 dal concerto n. 5 in re minore di Avison. After Scarlatti, of course!


 

 

 
 
 

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