Il trionfo delle belle

di Roberta Pedrotti

Jessica Pratt e Cecilia Molinari regalano uno splendido pomeriggio dedicato all'amore di Rossini per la voce femminile. Peccato solo per un accompagnamento orchestrale non all'altezza.

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PESARO, 19 agosto 2019 - L'eroe e la pupilla, la regina e la seduttrice, la solidarietà, l'amore, l'incomprensione e il dolore, la commedia, il dramma serio o semiserio, la tragedia. Mentre sulle scene si avvicendano le piccanti avventure di Ernestina, gli amori di Lisinga e Siveno, i destini di Semiramide e Arsace, nel primo concerto lirico-sinfonico di questo quarantesimo Rossini Opera Festival si amplia il ventaglio dell'omaggio di Gioachino alla voce femminile. E poco importa se il piano del programma subisce qualche variazione con un cambio d'interprete: Varduhi Abrahayam, impegnata come Arsace in Semiramide, rinuncia all'impegno e le subentra Cecilia Molinari, Siveno in Demetrio e Polibio, la cavatina di Malcolm cede il passo a quella di Tancredi, quella di Isabella alla scena della lezione di Rosina. Dunque, se non si rinuncia all'eroe en travesti, si mostra dell'opera buffa non tanto la malizia travolgente e volitiva, quanto l'allusione ironica al linguaggio dell'opera seria, allusione che la versione concertistica orbata degli scambi con il tenore rende ancora più concreta. Dopotutto, nel Barbiere di Siviglia, dopo il pomposo "rondò dell'Inutil precauzione" avremo anche quello del Conte d'Almaviva, che presterà poi le prime due sezioni all'aria di Adelaide di Borgogna "Cingi la benda candida", con una continuità di linguaggio tipica della poetica rossiniana, fra straniamento, ironia, perturbanti associazioni fra significante e significato.

Fuori dalla finzione teatrale, della beffa a Don Bartolo e degli accordi con Don Alonso/Lindoro/Almaviva, Cecilia Molinari, allora, prende sul serio l'aria, e fa benissimo, ricordando che l'allusione di Rossini e Sterbini al "dramma semiserio, un lungo, malinconico, noioso, poetico strambotto" richiama il precedente scarso successo di Torvaldo e Dorliska, in cui troviamo, parimenti, un'aria solenne e vertiginosa come "Ferma, costante, immobile". D'altro canto, Jessica Pratt risponde con la maestà di Adelaide di Borgogna, la sua incitazione cavalleresca, l'intimo, dolcissimo involo, la trepidante affermazione amorosa, passando dall'autorevolezza adamantina al delicato richiamarsi di effetti d'eco e arabeschi vocali con i quali già aveva sedotto e commosso questo stesso teatro Rossini nel 2011. Il trionfo, però, è suggellato oggi soprattutto dall'opera che più d'ogni altra celebra il potere al femminile. Se nell'Italiana in Algeri "a tutti se vuole la donna la fa", in Matilde di Shabran "le femmine son nate per vincere e regnar", senza scampo, realizzando, degna e vera scolara d'Armida ("quali Armida l'inventò, o un poeta li sognò"), quell'incanto che la maga orientale vede, invece, dissolversi e precipitare. La lucentezza del canto nobile, brillante e seducente di Jessica Pratt impone con un sorriso il regno d'amore sul castello di Corradino, quello della voce e dei personaggi femminili nell'universo rossiniano. 

Certo, le donne trionfano, ma trionfa anche la voce femminile in panni maschili: Cecilia Molinari canta morbida e ispirata una sortita di Tancredi assai ben rifinita, rendendo la nobiltà ma anche la gioventù del personaggio. Anche il disperato duetto degli innamorati che si ritrovano ma non sanno parlarsi, spiegarsi, alimentando dubbi anziché dissiparli è risolto con una delicatezza particolarmente toccante, che fa ben il paio con "Perché mi guardi e piangi", in cui, invece, la fusione delle voci di Zelmira ed Emma è un momento d'intensa solidarietà ed empatia nel pericolo. 

Tanto sfoggio di belcanto morbido, eburneo e cristallino, neoclassico e modernissimo, non trova purtroppo adeguato sestegno nell'Orchestra Sinfonica G. Rossini,  che, diretta da Carlo Tenan, appare al di sotto delle potenzialità dimostrate il giorno prima nel Viaggio a Reims [leggi la recensione], meno precisa, meno compatta, meno rifinita nel suono e duttile nel fraseggio. Peccato, perché le sinfonie dell'Italiana in Algeri e di Otello risultano così troppo deboli, non all'altezza di un concerto che sul piano vocale merita un vibrante successo, premiato con un graditissimo bis. Jessica Pratt e Cecilia Molinari riprendono il duetto "Questo cor ti giura amore" dal Demetrio e Polibio che stanno cantando in questi giorni e il primo incontro teatrale fra voci femminili (e concepito per voci sorelle, quelle di Ester e Marianna Mombelli) nel panorama rossiniano, antesignano di una stirpe tanto fertile di capolavori, dopo aver ascoltato Tancredi, Amenaide, Matilde, Adelaide, Rosina, Zelmira ed Emma acquista una suggestione speciale. Emozioni che si provano solo a Pesaro.

foto Amati Bacciardi