L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il Lotti rivelato

di Giuliana Dal Piaz

La stagione di Tafelmusik dedica un programma ad Antonio Lotti e all'influenza che esercitò sui compositori del suo tempo.

È sempre interessante assistere, prima dei concerti, alla breve conferenza introduttiva in cui un elemento dell’orchestra o, in questo caso, del coro (il contralto Kate Nelsen), illustra al pubblico alcune caratteristiche dell’evento a cui assisterà. Essendo il compositore veneziano Antonio Lotti (1667-1740) praticamente sconosciuto ai più e mai presentato finora in Canada, è una rivelazione – come recita il titolo – che fosse invece notissimo ai contemporanei, che Zelenka sia stato suo allievo durante il soggiorno a Venezia, che grandi compositori come lo stesso Zelenka, Haendel e Bach abbiano utilizzato, a volte riprendendoli di sana pianta, numerosi passaggi delle sue opere, inedite e spesso scomparse. Kate Nelsen ha anche presentato una sua teoria sul perché Zelenka – che per primo fece una copia dell’originale, adattandone l’orchestrazione e aggiungendo una tromba all’organico – abbia dato al brano di Lotti il titolo di Missa Sapientiae: ricercatrice di musica medievale, Nelsen è giunta alla conclusione che la precisazione “sapientiae” (a cui attribuisce il significato di “saggezza”) sia stato dato in quanto nella Messa di Lotti vengono praticamente rappresentate tutte le varie fasi storiche della musica sacra, dal canto gregoriano allo stile rinascimentale, al barocco che ormai volgeva alla fine, e all’inizio della transizione verso il classico. La teoria è plausibile e ingegnosa, anche se il termine latino “sapientia” indica conoscenza piuttosto che saggezza. Bach e Haendel fecero, a loro volta, una copia della partitura di Zelenka e non dell’originale lottiano. È comunque alla versione di Zelenka che Tafelmusik si attiene per l’esecuzione della Missa Sapientiae.

La composizione di Lotti occupa la prima parte del concerto. Dopo l’intermezzo, invece, il mº Taurins presenta lavori di Zelenka, Bach e Haendel: di Zelenka, l’Agnus Dei dalle Litaniae Laurentanae ZWV 152, il Sanctus – Agnus Dei ZWV 36 da Giovanni Palestrina, e il Dona nobis pacem, dalla “Missa Dei Patris” ZWV 19; di J.S. Bach, il Gloria dalla “Messa in Sol Minore” BWV 235, il Suscepit Israel puerum suum BWV 1082, da Antonio Caldara, e il Sanctus in Re Maggiore BWV 238; di Haendel, infine, il Nisi Dominus – Gloria Patri, dai “Vespri Carmelitani”.

In tutte queste pagine appaiono chiari riferimenti alla Messa di Lotti ma anche, rispettivamente, allo ‘stile antico’ di Palestrina nel caso di Zelenka (il cui Agnus Dei rielabora il Qui tollis e il secondo Kyrie della Missa sine nomine del compositore italiano); a Caldara nel caso di Bach (del cui Magnificat il compositore tedesco riproduce tal quale il movimento Suscepit Israel, con la sola aggiunta di due parti per violino); mentre Haendel, più incline dei suoi contemporanei a prelevare di sana pianta dalle composizioni altrui – utilizza, infatti, vari ampî passaggi della Missa Sapientiae nei suoi oratori Theodora e Jephta –, copia apertamente Lotti nel Nisi Dominus e nel Gloria Patri dei “Vespri Carmelitani”.

La ‘rivelazione’ di questo concerto, tuttavia, non riguarda solo l’influenza che Lotti esercitò sui suoi contemporanei: riguarda anche la bellezza della sua musica e le novità che vi si intuiscono, sorprendenti in un compositore che passò praticamente tutta la vita solo a Venezia, con una pausa di due anni a Dresda; l’uso del contrappunto nelle armonie e del controcanto tra le voci del coro, il bellissimo dialogo, al Qui tollis, tra l’oboe e il soprano, appena sottolineato da un violoncello mentre tacciono gli altri strumenti e le altre voci. Il tutto valorizzato dalla preparazione e la professionalità di orchestra e coro, che seguono senza sforzo apparente l’appassionata e coscienziosa direzione di Taurins.

Un discorso a parte per il pezzo di autore contemporaneo, commissionato da Tafelmusik al canadese James Rolfe, per inserirlo nel concerto Lotti Revealed. Compositore di musica strumentale, corale e operistica (la sua The Overcoat/Il Cappotto è stata nominata a 10 Dora Awards nel 2018), Rolfe si concentra sul Sanctus della Messa di Lotti e fornisce una versione per solo coro, con l’accompagnamento di un violoncello, dei due versetti biblici (Sanctus, sanctus, sanctus Dominus Deus Sabaoth./Pleni sunt coeli et terra gloria tua) prima in ebraico, poi in latino e infine in inglese.

Il risultato è piacevole ma non esaltante. Anzi, è parso piuttosto monocorde, soprattutto dopo la scintillante esecuzione del Sanctus di Zelenka, ispirato a Palestrina.

Giuliana Dal Piaz

LOTTI REVEALED – Stagione 2019-20 della Tafelmusik Baroque Orchestra. Jeanne Lamon Hall, Trinity St. Paul’s Centre, Toronto (14-17 novembre). Musiche: Antonio Lotti, Jan Dismas Zelenka, James Rolfe, J.S. Bach, G. F. Haendel. Direzione: Ivars Taurins. Orchestra: Tafelmusik Baroque Orchestra (diciassette strumentisti), direttore Elisa Citterio. Coro (venti voci): Tafelmusik Chamber Choir, direttore Ivars Taurins. Accompagnatore del Coro, nel brano Kadosh/Sanctus/Holy di James Rolfe, il violoncellista Keiran Campell.


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