L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Beethoven star!

 di Stefano Ceccarelli

Nella splendida cavea dell’Auditorium “Ennio Morricone” (da poco così ribattezzato), il maestro Antonio Pappano alla guida dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia esegue, all’interno del ciclo completo delle nove sinfonie di Ludwig van Beethoven (presentato con l’iconico titolo di ‘Beethoven start’), la Sinfonia n. 8 e la n. 5. L’esecuzione è splendida e si guadagna gli applausi del pubblico.

ROMA, 21 luglio 2020 – Fra il frinire delle cicale, una piacevole, seppur lieve, brezza estiva e un cielo trapunto di stelle, va in scena l’esecuzione di due sinfonie di Ludwig van Beethoven all’interno del ciclo Beethoven start, con cui il maestro Antonio Pappano ricomincia (appunto) i concerti all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia durante l’emergenza per la pandemia di Covid-19. L’Auditorium (che da poco è stato ribattezzato ‘Ennio Morricone’ in omaggio al grande compositore italiano recentemente scomparso) presenta, infatti, spazi all’aperto che si prestano perfettamente a far rispettare, rigorosamente, le regole giustamente imposte per impedire l’incontrollabile diffusione del virus.

Peraltro, nel giorno in cui si eseguono le Sinfonie nn. 8 e 5, anche il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, assiste attento in platea. Per questo, Pappano e l’orchestra regalano in apertura di concerto una brillante versione dell’Innodi Mameli. Del Beethoven di Pappano, uno dei migliori al mondo al giorno d’oggi, ho già avuto modo di parlare nel recensire il ciclo integrale delle sinfonie del tedesco diretto in Accademia nel 2015. Pappano è veramente molto attento a fatti puramente estetici di esecuzione del suono, di amalgama timbrico orchestrale insomma: naturalmente, in un’esecuzione all’aperto qualcosa può andare perso, ma la qualità della resa sonora è comunque assai alta.

Si incomincia con l’esecuzione della Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93, a torto considerata una ‘sorella minore’ rispetto alle altre. L’orchestra appare sùbito in grande spolvero, brillante, compatta, precisa. Pappano scava fin dall’inizio un discorso ritmico di polso, che trascina inevitabilmente il pubblico. Di pochi compositori, infatti, si può dire con così chiara certezza che ciò che conta essenzialmente è il buon dosaggio di ritmo e colori; una tavolozza di colori, peraltro, che Beethoven mantiene sempre così distintamente ‘beethoveniana’ e, dunque, iconica. L’Ottava è una sinfonia di ritmi coreutici e di colori tutto sommato sereni, anche nelle venature chiaroscurali così biologicamente beethoveniane nel gusto: l’esempio migliore è proprio il I movimento (Allegro vivace e con brio), in cui Pappano stacca i ritmi con perizia, giocando nelle oasi più rilassate con i tocchi cromatici dei legni sorretti dagli archi. Di una dolcezza impressionante è il II movimento (Allegretto scherzando), che sta al posto dell’attesto ‘movimento lento’ in seconda posizione. Anche qui Pappano coglie l’essenza del messaggio beethoveniano: precisione ritmica al millimetro, brillantezza nei passaggi e negli stacchi. Del Tempo di minuetto, il III movimento, Pappano coglie soprattutto il gioco di grandi campiture orchestrali, che digrada in oasi di più articolato cromatismo: qui l’orchestra mostra, evidentemente, il suo valore. L’articolato IV movimento, l’Allegro vivace, è di trascinante impeto ritmico, che Beethoven riesce a frazionare in piccoli rivoli che poi riprende e modifica, fino alla cadenza, che gioca con le attese del pubblico fino a chiudersi e a scaturire, naturale e impetuosa, la voglia di applaudire.

È poi la volta della Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 (certamente più nota al grande pubblico). Splendido l’attacco con le famose tre note la cui prima è ‘in levare’, così difficile da rendere con naturalezza ritmica. Le compagini dell’orchestra che sono coinvolte in unisono sono perfette nello scolpire questo celebre motivo. Il resto del I movimento, l’Allegro con brio, è sviluppato con attenzione sorprendente: Pappano è attentissimo alla sottesa tensione ‘elettrica’ che pervade il movimento, nonché alla sua propensione a alternare fra sonorità luminose e scure. Stesso rigore ritmico Pappano sviluppa pure nel II movimento (Andante con moto), alternando momenti di contemplazione ad altri più spediti; l’architettura di questo movimento è insolitamente complessa e poliedrica, con falsi finali e riprese: il direttore ne sa cogliere ogni piega in maniera perfetta. L’Allegro che fa da cerniera fra questa importante prima sezione della sinfonia e il voluminoso finale, cui peraltro si lega senza soluzione di continuità, viene scolpito da Pappano con la massima attenzione alle varie sezioni. Il finale Allegro presto, dopo la paludosa introduzione,esplode con un’energia incredibilmente vitale: Pappano sfrena l’orchestra che disegna l’epico tema d’apertura. È tutto un gioco di slanci, riprese e tensioni ritmiche portate fino all’estremo, poi sciolte e, nuovamente, riprese. Alla chiusa spettacolare il pubblico esplode in applausi. Pappano, rigorosamente in elegante mascherina nera, scende e si inchina davanti a Mattarella, che si complimenta calorosamente con lui.


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