Risorgerai, mia polvere

di Antonino Trotta

È ancora Mahler ad affollare l’auditorium Toscanini di Torino: a due settimana dalla monumentale Nona diretta da Daniele Gatti, James Conlon guida i magnifici complessi dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e del Coro del Teatro Regio di Parma in una coinvolgente lettura della seconda sinfonia.

Torino, 24 gennaio 2020 – Quando il Coro del Teatro Regio di Parma attacca «Die Auferstehung», dopo che l’inferno ha inghiottito la Terra, si ha timore persino di respirare: il coro canta, con effetto di un’arcana suggestione, in un pianissimo di rara bellezza; Lucia Cesaroni vi si introduce e proferisce con profonda commozione il luminoso testo di Friedrich Klopstock; tutti raccolgono le energie, in un momento di disarmante concentrazione, per prepararsi allo scatto emotivo che condurrà verso l’osannante, grandioso epilogo, musicato e concertato con forza propulsiva, quasi trionfalistica. Questo del quinto movimento è forse il passaggio più toccante della Sinfonia n.2 di Mahler e se tale s’è rivelato, all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, è innanzitutto perché James Conlon porta a segno, agli estremi di questa sezione, un lavoro di direzione di altissimo profilo. Dirigere Mahler è estremamente difficile: la vastità dell’organico, l’imponenza architettonica delle strutture, l’immensità imprigionata dalla sbarre di ciascuna battuta esigono rigore e tecnica. Ma è soprattutto difficile, anche laddove il virtuosismo della bacchetta offre conforto, far risorgere il suo pulviscolo intellettuale in una lettura che non sia né esercizio di stile né impudente compiacimento calligrafico.

Il primo movimento – Allegro maestoso – si apre “con espressione assolutamente seria e solenne”, su un tremolo di violini e viole aspro e tagliente, mentre violoncelli e contrabbassi, in un irrequieto fortissimo, avanzano inesorabili come il presagio di morte. Nel duello fra i temi, il primo esposto da oboi e dal corno inglese, il secondo affidato al visionario canto del violini, Conlon calibra la poetica geometricamente violenta di questo titanico affresco, probabilmente il movimento della sinfonia di maggiore compiutezza. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, nel suo consueto gran spolvero, sfodera allora sonorità corrusche che esaltano la concitazione dei rapinosi crescendo della seconda parte dello sviluppo, dove le articolazioni ritmiche di Conlon affilato la drammaticità dell’apocalittico fraseggio e radicalizzano gli spinosi contrasti del materiale tematico, teso a un ingannevole idillio presto negato dal sardonico precipitare della coda.

Col secondo movimento si entra nella sfera della memoria, nel limbo della rievocazione, dove già la sola forma sembra occhieggiare nostalgica, e nemmeno troppo segretamente, all’Ottocento viennese. Quasi per riprendersi da tanta agitazione, Conlon instrada il Landler seguente – Andante moderato – verso una leggerezza – scandita dal fraseggio smorfiosetto degli archi, specialmente nella parte pizzicata – comunque mai ingenua o spensierata – tant’è che il controcanto struggente dei violoncelli nella zona centrale sopraggiunge con grande naturalezza –. L’inesorabile fluire dello scherzo centrale – In ruhig fließender Bewegung, che allude al guizzare indefesso dei pesci intorno a Sant'Antonio da Padova è invece dominato da un’assoluta eleganza di espressione e fraseggio, ricco com’è di filigrane e preziosismi strumentali intessuti e quindi sciolti dal fitto intreccio contrappuntistico.

C’è poco da aggiungere in merito agli ultimi due movimenti, Urlicht e Im Tempo des Scherzo, che della Seconda Sinfonia segnano l’apice e della serata un ricordo da custodire avidamente. Vivien Shotwell e Lucia Cesaroni sfoggiano timbro suadente, fraseggio riflessivo ed entrambe, per appropriatezza d’accento e varietà dinamica, si fanno strumenti nelle mani di Conlon. Il coro del Teatro Regio di Parma, preparato dal maestro Martino Faggiani, si riconferma compagine di indubbio prestigio.

L’accoglienza per gli artisti è calorosissima, l’auditorio gremito, il concerto da ricordare.