Sognando Giove

 di Giuliana Dal Piaz

Vittorio Ghielmi, direttore e solista alla viola alla gamba, propone un affascinante viaggio senza soluzione di continuità nelle musiche alla corte del Re Sole con la Tafelmusik Baroque Orchestra

Toronto, 6 febbraio 2020 - Un programma apparentemente molto fitto di brani diversi (quattordici nel primo tempo, otto nel secondo ma solo cinque autori), che scorre tuttavia fluido e armonioso, senza una vera soluzione di continuità in entrambe le parti, a eccezione del consueto intervallo di venti minuti: questa la prima novità evidente. Incerto il pubblico se applaudire o meno tra un brano e l’altro, quando l’unico stacco percepito è il movimento di Vittorio Ghielmi che mette via la bacchetta del direttore e va a prendere la sua viola da gamba, delicatamente adagiata sul proscenio e coperta da un’ampia microfibra (per tenerla calda, ha specificato il musicista all’inizio).

Il concerto, scrive l’oboista John Abberger nel programma di sala, “vuole rappresentare il raffinato mondo musicale del barocco francese, visto attraverso la lente della viola da gamba, lo strumento perfetto per questo stile”.

La percezione di quanto avviene realmente sul palco cala nel pubblico solo poco alla volta, perché purtroppo solo di rado il programma di sala viene letto da cima a fondo prima dell’evento e, in questo caso, la miniconferenza preposta al concerto non ha illuminato affatto sul contenuto dell’evento, concentrandosi in compenso sulle caratteristiche fisiche e sonore della viola da gamba.

La migliore lettura della serata, in realtà, è proprio nelle note al programma, scritte dallo stesso Ghielmi, che, entrando nel dettaglio, ne spiegano tutta l’impostazione: “nel XVII secolo, in Francia, il compositore d’origine italiana Jean-Baptiste Lully crea un nuovo teatro musicale osservando l’intonazione e i gesti della più famosa attrice raciniana, Marie ‘La Champmeslé’. Alla morte di Lully, i suoi due allievi principali, Marin Marais e Jean-Féry Rebel, così come altri compositori dell’epoca, tra cui il virtuoso della viola da gamba Antoine Forqueray, creano la moda di opere strumentali chiamate pièces de caractères, brevi brani tesi a cogliere il gesto intimo, lo stato d’animo o colore di una situazione di una persona o di un oggetto. Tali brevi capolavori musicali riflettono la rappresentazione di caratteri da parte di pittori francesi come Watteau, Oudry e Chardin. Intorno al 1715, Rebel compone la rivoluzionaria Les Caractères de la danse, ispirata da Les Caractères de Theophraste dello scrittore francese Jean de Bruyère, una serie di ritratti di varî personaggi della corte di Luigi XIV. Creata in collaborazione con la maggior ballerina dell’epoca, Mademoiselle Françoise Prévost, l’opera diventa estremamente popolare, rappresentata anche a Londra sotto la direzione di Haendel e a Dresda sotto quella di Pisendel. L’idea dell’opera è quella di far scivolare lo spettatore, in modo inatteso e ininterrotto, da un ‘affetto’ all’altro: è un mosaico di piccoli framenti di danze differenti. Nello stesso periodo Rebel pubblica un’altra composizione rivoluzionaria, “Les Éléments”, che costituisce la ‘summa’ dello stile delle ‘pièces de caractères’: gli elementi (terra, aria, acqua, fuoco) sono descritti con speciali effetti musicali in una ‘suite’ che li combina in ogni modo possibile. Marais, amico di Rebel, definisce numerose regole dello stile musicale più perfetto e controllato dal punto di vista retorico per la viola da gamba […] Per Marais, ogni nota ha un colore diverso, una diversa articolazione e una diversa dinamica, il tutto combinato in un flusso di emozioni incredibilmente ricco – così come un attore del XVII secolo userebbe, interpretando Racine, una colorazione diversa per ogni sillaba. In questo concerto, noi alterniamo in modo teatrale il ricco linguaggio del repertorio per sola viola da gamba ai brani orchestrali, che credo debbano essere interpretati con la medesima ricchezza di espressione”. E sottolinea che, nell’opera e nella musica strumentale francese, compare con forza il concetto dell’unione totale delle arti (V. Ghielmi, Note al Programma di Dreaming Jupiter).

Ecco quindi spiegata la concreta continuità dei brani eseguiti, pennellate di un affresco che va prendendo forma, creando un’atmosfera, un’emozione, un’aspettativa, senza più cercare nel programma il titolo o l’autore del brano eseguito, confondendoli anzi l’uno nell’altro, cogliendo solo l’alternarsi dei motivi di danza, delle armonie, dal pizzicato degli archi al delicato canto sentimentale, alla piena dell’onda musicale e al rimbombare di note gravi e percussioni, al canto solitario della viola con il basso continuo del liuto e del clavicembalo, concludendo con il pomposo incedere di Luigi XIV nell’ultimo brano di Forqueray – Jupiter, appunto – le cui note servono a Ghielmi da spunto per creare il proprio glorioso Re Sole da gamba, qui eseguito in prima mondiale.

L’entusiasta, prolungato, applauso finale – a cui ha fatto seguito un breve bis – è stato certamente per l’incredibile Vittorio Ghielmi, ma anche per gli straordinari concertisti della Tafelmusik, che hanno tutti ampiamente corrisposto alle sue aspettative di interpretazione con grande “ricchezza di espressione” e che, mi è parso, si sono anche estremamente divertiti nell’impresa!

 

Dreaming JupiterStagione 2019-20 della Tafelmusik Baroque Orchestra. Trinity-St. Paul’s Centre (6-9 febbraio). Musiche: Jean-Féry Rebel; Antoine Forqueray, dit Le Diable; Jean-Philippe Rameau; Jean-Baptiste Lully; Marin Marais, dit L’Ange; Vittorio Ghielmi.

Orchestra: Tafelmusik Baroque Orchestra (otto violini, quattro viole, due violoncelli, un contrabbasso, due flauti, due oboi, un fagotto, un timpani/percussioni, un liuto, un clavicembalo).

Direttore ospite e viola da gamba solista: Vittorio Ghielmi.