Finalmente Musica!

di Roberta Pedrotti

Riparte il Teatro Regio di Torino con il cartellone “Estate con il Regio”. Doppia inaugurazione mercoledì 15 luglio: mentre al Regio si esibivano gli archi il cortile di Combo, nell’ambito della rassegna Blu Oltremare, ospitava l’ensemble di ottoni e percussioni guidati da Giulio Laguzzi.

Torino, 15 luglio 2020 – Quasi non ci speravamo più. Mentre i teatri del resto d’Italia annunciavano stagioni estive e ripartenze in pompa magna, specie laddove le regioni – in una condizione di strabismo politico che permetteva loro di tenere d’occhio da un lato la cultura e dall’altro la propaganda elettorale – distribuivano fondi a palate, il Teatro Regio di Torino sembrava essersi chiuso in un silenzio un po’ attonito, quasi fosse un commento, al di là delle ferite lasciate dall’emergenza sanitaria, alle vergognose vicissitudini interne di cui purtroppo tutti sono ormai a conoscenza. Per fortuna non è stato così e oggi, almeno per oggi, si può tornare a parlare finalmente di musica.

La stagione estiva del Regio pesca e piene mani fra le eccellenti risorse del teatro: coro adulti e coro di voci bianche, orchestra d’archi e formazioni varie e spazia in un programma che va dal barocco al jazz. La serata inaugurale conta due appuntamenti in contemporanea: il primo, nella sala del Mollino, con l’orchestra d’archi; il secondo, nel cortile di Combo – un ostello nei pressi di Porta Palazzo affermatosi poi come spazio culturale –, con l’ensemble di ottoni e percussioni, chiamati a battezzare anche Blu Oltremare, la rassegna curata dal Teatro Stabile di Torino nell’ambito del progetto Torino a Cielo Aperto (ecco, in scala ridotta, la “rete” agognata del sempre presente sovrintendente Sebastian Schwarz).

Il concerto è delizioso. Il simpaticissimo maestro Giulio Laguzzi, che non manca di condire lo spensierato percorso musicale con dell’ironia in punta di fioretto, guida le formazioni del Regio attraverso pagine, gustosamente arrangiate per orchestra d’ottoni, di Joplin, Chueca, Valverde Durán, Bizet, Taillard, Albéniz, Čajkovskij e Gershwin: si ascoltano così, tra le altre cose, un’appassionata suite dalla Carmen, una maestosa polacca dall’Evgenij Onegin e un intrigante poema sinfonico ricavato da An American in Paris, dove l’amalgama timbrica dell’ensemble riesce a farsi davvero atmosferica. È questa un’occasione, certo, per poter tornare ad ammirare la grande professionalità di quei professori che del Regio sono il fiore all’occhiello ma è anche, o forse soprattutto, il momento in cui la musica può, per un attimo, accantonare il suo immenso valore artistico e farsi semplicemente colonna sonora al piacere del ricongiungimento fra il teatro e la sua città. E questa, senza dubbio, è la gioia più grande della serata.