L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Bach, alfa e omega

di Roberta Pedrotti

Gile Bae apre il cartellone congiunto di pianofortissimo e della rassegna Talenti di Bologna Festival. Il programma attraversa Mozart, Chopin e Schumann, ma si muove, dall'incipit ai bis, sotto il segno di Bach.

BOLOGNA 10 giugno, 2021 -  Torna l'estate, torna il pubblico, torna anche Pianofortissimo, sebbene, come molte altre manifestazioni en plein air nella stagione calda, anche il festival bolognese sia riuscito a non saltare nemmeno un anno di programmazione, superando le difficoltà - contingentamento del pubblico, trasferte degli artisti - della pandemia. Ci si sente subito a casa nel cortile dell'Archiginnasio, il cuore della Bologna più vera, quella barocca e accademica sopravvissuta al finto medioevo neogotico imperante nella pur bellissima Piazza Maggiore. Non manca nemmeno la compagnia dei volatili musicofili, prima le rondini e poi i pipistrelli, anche se, per la gioia di chi suona e di chi ascolta, i nugoli di insetti da predare sembrano quest’anno latitanti.

Il cartellone conferma la felice alleanza fra Pianofortissimo e la rassegna Talenti di Bologna Festival: lo inaugura, il 10 giugno, Gile Bae. Classe 1994, olandese di madre coreana, ora studia a Imola con Franco Scala e parla bene l’italiano, saluta il pubblico, dedica la serata al maestro, presenta i bis, lasciando trasparire, più ancora dell’emozione, un’immensa voglia di suonare, e suonare in pubblico. 

Bach per i tre fuori programma, Bach per l’apertura, con il Concerto nel gusto italiano in fa maggiore BWV 971, piccola summa dell’interesse del Kantor per Vivaldi e dintorni. Bae ci si butta a capofitto senza perdere la bussola. Nel piglio deciso, nel suono pieno, nello slancio dinamico riecheggia l’idea del modello stilistico, ma emerge anche il nerbo della geometria e del tessuto contrappuntistico, la brillantezza dell’abbellimento che è nel contempo parte integrante e irrinunciabile del discorso.

Come alfa e omega, Bach resta il punto di riferimento dell’intero programma, che pure spazia verso altri lidi, in progressione cronologica. La Sonata n. 8 in la minore KV 310 di Mozart non la tenta a calcare la mano su contrasti protoromantici, anzi, si calibra in classica misura, suono morbido, profili netti, un cantabile con espressione dipanato con gusto, senza che mai la delicatezza o l’abbandono sfocino nel lezioso o nel patetico. Perfino, si potrebbe parlare di riserbo, se non fosse che ogni appoggiatura, ogni abbellimento è musicalmente vissuto e come parte integrante della frase e come intreccio armonico, virtuosismo sì ma sostanziale, logico, non esornativo. Bach resta sottinteso all’estetica galante per innervare il classicismo e le suggestioni sturmer. Parimenti, le mazurke di Chopin sono scontornate con tale disinvolta chiarezza dall’apparire insieme affabili e asciutte, morbide e scattanti. Schumann con Humoresque in si bemolle maggiore op. 20 chiude il cerchio del programma ufficiale e ancora una volta Bae entra sicura nel discorso senza l'enfasi che pure la natura della raccolta potrebbe solleticare. Tocco pulito, suono insieme rotondo e ficcante, lega con articolazione nitida, rubati e dinamiche azzeccati, mai nulla di troppo, sempre elegantemente energica, in apparenza discreta, in realtà decisa e personale. E con una determinazione evidente nel suonare in pubblico che si riafferma nel piglio deciso e nella lucida lettura dei tre bis bachiani, scelti fra pagine di natura più speculativa rispetto al concerto d'apertura.

Ottimo debutto per le rassegne all'aperto dell'estate bolognese, riconquistando man mano, e con le dovute cautele, le buone abitudini dell'arte condivisa. 

 


 

 

 
 
 

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