Tintinnabuli

di Luca Fialdini

La Cattedrale di Pisa ospita Tallin Chamber Orchestra ed Estonian Philharmonic Chamber Choir diretti da Tõnu Kaljuste per un concerto dedicato ad Arvo Pärt

PISA, 16 settembre 2021 – A pochi giorni dall’ottantaseiesimo compleanno, “Anima Mundi” celebra uno dei maggiori autori viventi: Arvo Pärt. Quella del compositore estone è una delle voci più affascinanti nel panorama attuale della musica colta, trasportata tra le mura della Cattedrale di Pisa da alcuni degli esecutori che hanno una miglior familiarità con la sua musica, come l’Estonian Philharmonic Chamber Choir, la Tallin Chamber Orchestra e il direttore Tõnu Kaljuste.

L’apertura del concerto è dedicata al Magnificat per coro, orchestra d’archi e organo dell’argentino Miguel Angel Musumano, vincitore del XIII Concorso Internazionale di Composizione Sacra “Anima Mundi”. Il brano è di spiccata matrice neoclassica, un’impostazione che ha esempi anche illustri nella musica sacra italiana del primo Novecento (per rimanere sul medesimo testo, basti pensare al Magnificat di Petrassi del 1939), e si evolve prendendosi sempre maggior confidenza con formule e stilemi più vicini a noi. Il lavoro si segnala per il buon equilibrio complessivo; molto felici gli interventi dell’organo – quasi concertanti – e ben calibrato il ruolo del coro.

Nell’esecuzione delle composizioni del connazionale i due complessi estoni calcano sul denso misticismo delle partiture, che in uno spazio simile ottiene il massimo risalto: il riverbero che si spande sottile tra le pause genera increspature, riuscendo a far vibrare corde molto profonde. Silouan’s Song per orchestra d’archi si ammanta così di un’aura di fascino e mistero, come il Magnificat per coro a cappella. Di intensissima carica emotiva il Cantus in memoria di Benjamin Britten: un semplice canone in la minore per orchestra d’archi e una sola campana muta lentamente in una climax sempre più serrata che induce l’ascoltatore in uno stato perturbato e commosso. Notevole anche l’esecuzione del Nunc dimittis, ancora una volta per coro a cappella, e del Trisagion per archi. È in soprattutto in queste composizioni dove si celebra la magia del comporre con pochi e nettissimi elementi che coro e orchestra si fanno apprezzare in modo particolare: l’intonazione degli uni e degli altri è equale per qualità e precisione, il controllo totale eppure il risultato appare assolutamente spontaneo. La direzione di Kaljuste non è da meno, con il suo gesto chiaro e semplice tanto quanto la musica che dirige unito a una comprensione straordinaria del linguaggio di Arvo Pärt. Il risultato è una musica capace di distorcere la contingenza del tempo, che crea uno stato di sospensione, come nella musica arcaica. Nel monumentale Adam’s Lament, in cui finalmente strumenti e voci si fondono, appare la piena potenza di questo linguaggio. Al termine del concerto, l’orchestra e il coro – dirigendosi quasi da soli – si congedano con un ultimo regalo: Kuss-kuss, kallike, la ninna-nanna estone di Pärt.