L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Uno sguardo al futuro, nel segno di Abbado

di Francesco Bertini

Eredità del proficuo rapporto instaurato da Claudio Abbado con la città di Bolzano, sono ormai ospiti regolari del festival musicale cittadino la European Union Youth Orchestra e la Gustav Mahler Jugendorchester. Quest'ultima, con la presenza prestigiosa di Christoph Eschenbach sul podio e Tzimon Barto al pianoforte, è stata protagonista di un concerto consacrato al repertorio tardoromantico.

BOLZANO, 23 agosto 2014 - Sfogliando le pagine del programma dell’undicesima edizione del Bolzano Festival Bozen 2014, ci si imbatte in continue piacevoli sorprese. La capacità della manifestazione di entrare nel tessuto culturale e urbano del capoluogo altoatesino appare ogni anno più riuscita. A testimoniarlo, oltre ai luoghi, vi sono le personalità: i direttori Claudio Astronio, Vasily Petrenko, Christoph Eschenbach, i solisti Grigory Sokolov, Tzimon Barto, Louis Lortie, Jörg Demus, per citarne solo alcuni. È presente anche Alfred Brendel nell’insolita e curiosa veste di voce recitante. Tuttavia il festival ha raggiunto negli anni la sua popolarità, in special modo per il grande spazio riservato alle giovani generazioni. A valorizzarle non è solo il Concorso pianistico Ferruccio Busoni: l’impegno costante delle orchestre, costituite dalle nuove leve della musica, rappresenta una carta vincente per le settimane estive bolzanine.

Nel ricordo di Claudio Abbado, che nella città di Bolzano ha lavorato di frequente, tornano annualmente al festival due sue creature: la European Union Youth Orchestra e la Gustav Mahler Jugendorchester. Il percorso intrapreso dal direttore italiano ha da sempre manifestato un’attenzione massima nei confronti delle iniziative rivolte ai giovani. Il caso di Bolzano, con la sfida accettata negli anni Ottanta, rappresenta l’energia e l’interesse per la diffusione della musica e per il coinvolgimento delle nuove generazioni.

Il concerto del 23 agosto ha riportato sul palco del Teatro Comunale proprio l’Orchestra giovanile Gustav Mahler, in tournée, nei mesi di agosto e settembre, tra Italia, Austria e Germania. Il programma, interamente tardo romantico, è stato suddiviso in due parti: prima il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op. 16 di Edvard Grieg, poi la Sinfonia n.5 in mi minore op. 64 di Piotr Il’ič Čajkovskij. L’ampio lavoro del compositore scandinavo, presentato nel 1868, rivela una piena consapevolezza dei risvolti musicali europei ma non manca di celebrare la tradizione autoctona. La suddivisione nei canonici tre movimenti impegna il solista in pagine equamente spartite tra virtuosismo pianistico e delicati temi popolari, presenti in particolare nelle ultime due parti. Tzimon Barto, uomo dalla corporatura imponente, riesce a tenere a bada l’impaccio dovuto ai ridotti spazi al cospetto del pianoforte: il fisico addestrato all’esercizio sportivo è pure allenato a un rigore assoluto. Il pianista americano, attivo da quasi trent’anni, manifesta nella propria arte la grande versatilità culturale che lo vede impegnato come studioso di lingue antiche, scrittore e organizzatore di eventi. Gli ampi orizzonti di una simile personalità si riversano in un’esecuzione attenta ai dettagli, fenomenale per quanto attiene le dinamiche, curata negli ampi stralci brillanti e, in particolare, capace di dialogare con l’orchestra.

Quest’ultima è diretta da Christoph Eschenbach il quale, pure grandissimo pianista, denota una sintonia propria di chi conosce profondamente lo strumento. La cura delle agogiche tende a un discorso unitario, fatto anche di tempi dilatati ma motivati nell’ambito dell’esecuzione.

La prova, salutata entusiasticamente dal pubblico, ha spinto Barto a cimentarsi con il primo movimento dal Concerto in la maggiore BWV 1055 per clavicembalo e orchestra di Johann Sebastian Bach. Nonostante la personale, e discutibile, scelta di eseguire Bach al pianoforte, l’artista statunitense infonde piglio energico all’esecuzione che si svolge in piena sintonia con il lavoro del direttore. Tolto il pianoforte dal palco del Teatro Comunale, Eschenbach torna, dopo la pausa, alla testa dell’orchestra giovanile per affrontare Čajkovskij. La Quinta sinfonia, composta nel 1888, è vicina alla tradizione russa la quale percorre, con i propri temi, l’intero lavoro. Il direttore tedesco imprime una visione della partitura a tratti torrenziale che con carica selvaggia e impressiva affronta il primo e l’ultimo movimento, mentre le parti centrali della sinfonia (Andante cantabile e Valse) beneficiano di una lettura coloristica in bilico tra melanconia e guizzi vitali. L’orchestra risponde con intensità e compattezza: i componenti denotano sensibilità nell’esecuzione e piena sintonia. Al termine della serata i lunghi applausi accompagnano le numerose chiamate in scena di Eschenbach il quale ringrazia più volte i giovani della Gustav Mahler Jugendorchester.

 

 


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.