Au pays où se fait la guerre

di Francesco Bertini

Dedicata al centenario della Prima Guerra Mondiale l'inaugurazione del sesto festival autunnale del Palazzetto Bru Zane, preziosa realtà di ricerca dedicata alla musica francese.

Venezia – 28 settembre 2014 - Il mese di settembre si è chiuso con l’inaugurazione della sesta edizione del Palazzetto Bru Zane. Inutile ribadire la fecondità musicale, editoriale, artistica della fondazione franco-veneziana. Ogni anno crescono le pubblicazioni cartacee e discografiche, le quali assommano numerose rarità, mentre il lavoro di divulgazione procede a gonfie vele con conferenze, concerti e attività didattiche. La prima delle tre parti in cui si suddivide l’attività stagionale del Bru Zane, un festival iniziale e uno finale (il primo tra settembre e dicembre, il secondo in primavera) con al centro alcuni concerti tra gennaio e marzo, è riservata al “Romanticismo tra guerra e pace”.

Il centenario dall’inizio della prima guerra mondiale stimola un’esplorazione intelligente tra le composizioni musicali ispirate dai grandi conflitti europei intercorsi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La fondazione è interessata a mettere in luce l’impegno civile degli autori francesi i quali, fin dal periodo rivoluzionario, hanno convissuto con lunghe fasi belliche.

Il patriottismo del XIX secolo trova riscontro in una serie di brani, specie operistici, che descrivono, anche ironicamente, la guerra combattuta sul territorio nazionale o al di là dei confini. Il programma veneziano racconta la tragica avventura dei militi attraverso quattro parti che narrano “la partenza”, l’esperienza “al fronte”, “la morte” e l’ascesa “in paradiso”.

 

A guidare l’ascoltatore “Au pays où se fait la guerre” è il Quatuor Giardini, un affiatato quartetto composto da David Violi, pianoforte, Pascal Monlong, violino, Caroline Donin, viola e Pauline Buet, violoncello. Ai quattro esecutori vengono date tutte le possibilità per far risaltare le proprie doti grazie ad un programma che spazia in lungo e in largo attraverso il repertorio, perlopiù desueto, dell’Ottocento e primo Novecento francese. Ciascuna delle parti in cui si divide il concerto è introdotta da brani affidati al quartetto: si passa dal brillante Finale del Quatuor avec piano n°1 op. 69 della dotata Mel Bonis (pseudonimo di Marie-Hélène Bonis), al sostenuto Allegro molto dal Quatuor avec piano op. 45 di Gabriel Fauré, per poi spostarsi ai movimenti più struggenti della seconda parte, l’Adagio dal Quatuor avec piano op. 15 sempre di Fauré e il trasognante primo Petit Rêve d’enfants di Théodore Dubois che, assieme all’Andante dal Quatuor avec piano del versatile Reynaldo Hahn, tratteggia appassionatamente la sezione “in paradiso”.

Ma la parte più sostanziosa del concerto è affidata alla voce del mezzosoprano Isabelle Druet. La cantante francese, dotata di mezzi assai interessanti, ulteriormente raffinati dal fraseggio e dalla perizia interpretativa, affronta il repertorio in programma con divertito carisma. Ben tre le briose proposte offenbachiane: Ah! Que j’aime les militaires e Couplets du sabre da La Grande Duchesse de Gérolstein a sottolineare “la partenza”e Je suis veuve d’un colonel, grottesco tributo alla “morte”, da La Vie parisienne. A parte l’omaggio operistico donizettiano alle battaglie d’inizio Ottocento attraverso la celebre Fille du régiment, dalla quale si ascolta Pour une femme de mon rang, il resto della serata lascia spazio ad una nutrita serie di mélodies.

Ottima l’idea di valorizzare il punto di vista femminile in merito alla guerra: vengono proposte infatti Exil di un’ispirata Cécile Chaminade e Élégie della celebre didatta Nadia Boulanger. La pregevole strutturazione del concerto non trascura nomi quali Claude Debussy con Recueillment da Cinq Poèmes de Charles Baudelaire e Henri Duparc con la toccante Élégie. Nell’intento di valorizzare la musica francese tramite autori meno noti, alcuni già citati, il Bru Zane inserisce nella scaletta anche Les Larmes di Benjamin Godard, autore ingiustamente condannato ad un rapido oblio, nonostante l’ampio catalogo, di nuovo Dubois con En Paradis da Chansons de Marjolie e Duparc del quale viene proposto il brano che intitola il concerto Au pays où se fait la guerre su testo particolarmente realistico e straziante.

Tanto è calorosa l’accoglienza finale da indurre quartetto e mezzosoprano a concedere ben due bis: L’heure exquise da Les chansons grises di Hahn e la seconda strofa di Ah! Que j’aime les militaires. Una parte degli applausi finali dev’essere virtualmente tributata al direttore scientifico della realtà veneziana, Alexandre Dratwicki, che ha curato, dimostrando profonda conoscenza del repertorio e buongusto, la trascrizione dei pezzi per la formazione impegnata a Venezia.