Cavalleria mediterranea

di Giovanni Andrea Sechi

 

Nella ripresa della piacevole produzione firmata da Mario Pontiggia (Firenze 2008), qui abbinata al balletto La luce nel tempo (nuova produzione), entusiasma la direzione di Giampaolo Bisanti. Nella compagnia di canto brilla Giovanna Casolla, Santuzza dall’inossidabile dignità vocale.

 

FIRENZE, 2 novembre 2014 – Sarà la fama di alcuni brani, sarà il fascino delle passioni umane ridotte ai minimi termini (amore, gelosia, tradimento)? Alla fine il successo di Cavalleria rusticana e la sua vocazione a prodotto culturale “di massa” continuano a perdurare intatti. Nel notissimo melodramma di ispirazione verghiana il gusto per la semplicità e l’immediatezza pervade ogni scena, e tale spirito è pienamente colto nella presente produzione, concepita da Mario Pontiggia (regia) e Francesco Zito (scene e costumi) per il Maggio Musicale Fiorentino (all’interno della rassegna Recondita armonia!, Firenze 2008). Una mise en scene d’impianto piuttosto tradizionale, fedele al libretto se non nell’orientamento della chiesa e dell’osteria rispetto alla piazza cittadina: l’atmosfera rurale, i costumi folkloristici dai colori sgargianti, la processione del Cristo risorto con i suoi apparati festivi in bella vista. Pure in una produzione dall’aspetto così familiare non mancano alcune interessanti innovazioni, come l’incontro di Lola e Turiddu, in scena, durante l’esecuzione della Siciliana: una licenza funzionale alla produzione di ulteriori prove che confermano a Santuzza il tradimento. Un fazzoletto regalato dall’incauta amante in tale incontro è in seguito ritrovato da Santuzza, che lo esibisce trionfante quando si fa tempo di sbugiardare gli amanti («... e il Signor vede ogni cosa!»).

La piacevolezza della parte visiva è rinforzata dalla presenza di interpreti di salda esperienza in questo repertorio. Spicca nella compagnia vocale Giovanna Casolla nella parte della protagonista femminile: la sua Santuzza è una donna avvelenata dal trauma della perdita, ma il suo riserbo, il suo contegno nell’espressione del dolore le fanno acquisire piena dignità da eroina tragica. Anche in questa occasione il soprano partenopeo, pure in una parte quasi mezzosopranile, non manca di quel magnetismo e di quella generosità vocale che da sempre la caratterizza. Condivide il piglio ardimentoso e passionale della protagonista il giovane tenore spagnolo Sergio Escobar (Turiddu). I suoi mezzi vocali generosi non si mostrano però del tutto adatti alla vocalità spinta del giovane siciliano: alcune sbavature in zona acuta (la scena di commiato dalla madre è assai insidiosa in tal senso) non inficiano in ogni caso una lettura del ruolo risolto in maniera encomiabile. Il carattere spensierato ed effervescente del carrettiere Alfio trova un ottimo interprete in Alberto Mastromarino, anche se si osservano alcune difficoltà nel legato, specie dove il personaggio richiederebbe maggiore severità nella conduzione della linea vocale. Corretta e commisurata con l’abilità richiesta dalle parti è l’esecuzione di Cristina Melis (Mamma Lucia) e Elena Traversi (Lola); la prima autorevole e granitica nei panni dell’anziana madre, la seconda maliziosa e frizzante nei panni dell’adultera.

È garanzia del buon esito della serata la presenza di Giampaolo Bisanti alla direzione, caratterizzata da un impeto generoso e ricco di inventiva, pur senza trascurare i minimi particolari strumentali. Avendo a disposizione una tavolozza così ricca e ben tornita (l’intesa è ottima con l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino) egli riesce a restituire l’afflato mediterraneo che si respira nel capolavoro mascagniano: l’ottima resa dei pezzi chiusi più statici non va perciò a intaccare lo scorrere del ritmo narrativo e quell’atmosfera rarefatta che va costruendosi già dal Preludio. La medesima compagine strumentale prende parte anche al balletto abbinato al breve atto unico siciliano: La luce nel tempo di Francesco Nappa (nuova produzione; luci di Gianni Paolo Miranda), in cui si esibisce il corpo del MaggioDanza (musiche di Franz Joseph Haydn).

 

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