Grazie, Rubens

La redazione dell'Ape musicale rivolge un grato pensiero a un maestro e a un collega il cui esempio resta ancor più importante oggi, a tutela dei valori di una critica musicale professionale, credibile, autorevole, fruttuosamente dialettica.

Parafrasando quello che Fëdor Dostoevskij scriveva a proposito del Cappotto di Gogol, siamo tutti usciti dai pezzi di Rubens Tedeschi; già, perché lo abbiamo sempre letto con curiosità all’indomani di uno spettacolo visto o ascoltato per radio ed è anche grazie ai suoi pezzi, quindi, che abbiamo progressivamente educato l’orecchio, che abbiamo imparato a cercare di capire uno spettacolo.

Utile la sua introduzione a Wagner, interessantissimo il suo lavoro sul D’Annunzio operistico - che viaggia per Debussy, Pizzetti (suo concittadino), Malipiero, Franchetti e Montemezzi - ma è grazie al suo libro più celebre se siamo stati introdotti all’opera russa senza più disamorarcene: siamo tutti figli di Tedeschi.

Se ne va a 101 anni, appena in tempo per rivedere L’Unità – di cui fu critico musicale di riferimento, oltre che direttore per un breve periodo di tempo – nuovamente in edicola.

Un pensiero grato, con modestia, gli rivolgerà la nostra testata nel pomeriggio di oggi, essendo presente almeno col pensiero al cimitero ebraico di Milano.