Laboratorio di coloratura

 di Gina Guandalini

Un agguerrito gruppo di talenti, in netta prevalenza soprani di coloratura, si fa valere sotto la guida di Desirée Rancatore a Foligno.

FOLIGNO, 3-9 settembre 2018 - Con Desirée Rancatore si parla del personaggio di Violetta. Lo spunto viene dalle conferenze di Alessandro Baricco; che qualche anno fa avanzò la tesi che la ragazza delle camelie preferisce avere un suocero e una cognata – una famiglia, insomma – piuttosto che vivere un grande amore. Tesi che sembrò originalissima e illuminante, ma che al soprano palermitano non interessa. “Lei ascolta distrattamente lo sproloquio di Germont padre; si scuote solo quando sente la parola ‘pura’. È questo che la colpisce; quello che lei non è. ‘Dite alla giovine sì bella e pura’. In una regìa la sorella di Alfredo si vedeva: accompagnava il padre e aspettava il risultato del suo colloquio, rimanendo fuori dalla villa di campagna”.

Dopo alcuni giorni di lezioni alla master class che la Rancatore ha tenuto presso gli Amici della Musica di Foligno, nell’oratorio del Crocifisso (dall’acustica un po’ stridente; ma è uno scrigno straordinario, quasi opprimente di dorature barocche), l’impressione è che questa artista, donna sagace, musicista eccellente, potrebbe anche affrontare la regia lirica. Raramente capita di ascoltare un gruppo di discepole così coerente e compatto: tutti giovani e giovanissimi soprani di coloratura, con l’eccezione di cui dirò; tutte preparate ed entusiaste, alcune già al lavoro da qualche tempo con il soprano.

Della saggezza con cui la docente ama incoraggiare la passione per il canto hanno testimoniato due mascottes: la quindicenne Sofia Migliara, che ha presentato con sicurezza il breve inciso di Barbarina nell’ultimo atto delle Nozze di Figaro, “L’ho perduta, me meschina!”, e, udite udite, Lamberto Losani, il perugino mago del cashmere, che giovane non è, che all’imprenditoria antepone spesso la passione per il belcanto e qui, oltre a offrire due arie verdiane celebri, ha dato valido sostegno al terzetto “Soave sia il vento” di Così fan tutte.

Tra le scoperte del corso, una giapponese che intende proseguire gli studi con la Rancatore, Ryoko Koinuma. Ha scovato un’aria di pazzesca coloratura da un’operetta pressochè ignota di Offenbach, La Chatte metamorphosée en femme, e l’ha presentata sfoggiando gestualità felina e soprattutto sopracuti stellari. Stessa bravura e stesso senso dell’humour ha evidenziato in “Glitter and be gay” da Candide di Bernstein. Ma un’eccellente sicurezza nella coloratura lirica l’hanno dimostrata anche altre partecipanti, tutte siciliane. Così che il concerto finale è diventato un fuoco d’artificio di Fa e persino di La sopracuti, in omaggio alla maestra. Silvia Calò, appena ventenne, canta la pazzia della Lucia e l’aria della bambola meccanica nei Contes d’Hoffmann con professionistica sicurezza e fraseggio sempre adeguato. In quest’ultima aria, anche recitata con spirito, c’è l’impronta della Rancatore, che ha detto di voler “passare la staffetta” a una degna erede in questo ruolo, che negli anni ’90 è stato il suo passaporto per una brilliante carriera. E c’è Chiara Fiorani, che nella cavatina di Norina del Don Pasquale e in "O zittre nicht" della Regina della Notte sfoggia la sicurezza tecnica di un’ottima professionista.

È raro imbattersi in un mezzosoprano di coloratura, ma a Foligno mi è accaduto. Adelaide Minnone è una bella e alta ventitreenne che ha presentato nientemeno che la “Canzone del velo” di Eboli agilmente eseguita in tutti i trilli e ribattiture di gola, per poi intonare il duetto della Lakmè con la Fiorani, unirsi a Losani e alla Koinuma in Soave sia il vento e concludere la rassegna dei talenti con la “Habanera” di Carmen. Un elemento da seguire con attenzione. Ai bis Desirée Rancatore ha offerto una chicca, una canzone siciliana del 1910: la mattinata ...E vui durmiti ancora! del maestro Gaetano Emanuel Calì. Si narra che fosse intonata da un soldato siciliano nelle trincee della I guerra mondiale, costringendo le truppe austriache a uno spontaneo applauso…

La brava Lucia Sorci e l’eminenza grigia della musica umbra Marco Scolastra si sono efficacemente alternati all’accompagnamento al pianoforte. Il pianismo di Scolastra – solista eccellente e qui organizzatore accorto oltre che accompagnatore – è di classe quanto l’organizzazione della sua residenza di famiglia, Villa Roncalli. Esservi ospitati è un privilegio assoluto, tra la cucina da sei stelle della sua instancabile sorella Maria Luisa, il piccolo parco circostante e la fresca e inviolata piscina. Di questo ho già detto un anno fa, ma una gastronomia da premio Nobel e un verde incontaminato vanno sempre citati.