Le vite di Sasha

di Gina Guandalini

Nell'anniversario della prematura scomparsa, un ritratto del danzatore russo, compagno di studi di Baryshnikov, l'amicizia con il quale si deteriorò nel tempo. Ballerino classico dalla straordinaria carriera, approdò ad Hollywood, ma rimase imprigionato nel personaggio del terrorista di Die Hard - Trappola di cristallo.

A novembre avrebbe compiuto 70 anni Alexander Godunov, nato infatti il 28 novembre 1949 sull’Isola di Sakhalin. Viene trovato morto da alcuni giorni nel suo appartamento di Los Angeles, nel maggio 1995; aveva 45 anni.

Ora che l’immortalità la conferisce il materiale filmato, questo artista russo può contare su alcuni travolgenti video di danza conservati su YouTube e su una filmografia statunitense, limitata ma affascinante, di attore fantascientifico e di azione. Il suo fenomeno è forse più vivo e presente tra i fans di Bruce Willis che tra i ballettomani di tutto il mondo.

È giusto ricordare. Alexander (“Sasha” per gli amici e i fans) studia danza a Riga; gli è compagno e amico (vanno a pescare insieme) Baryshnikov. Nella prima adolescenza i due si preoccupano per la loro scarsa statura; poi Sasha oltrepasserà Misha di trenta centimetri. Per tre anni studia con Assaf e Shulamith Messerer, esibendosi nella compagnia di Igor Moyseyev. A diciannove anni spicca per la preparazione atletica e per il fisico da biondissimo vichingo, e gli affidano svariati ruoli principali in balletti tra cui Il lago dei cigni.

Passa così al Bol'šoj, dove l’onnipotente, mitica Maya Plisetskaya fa di lui, nonostante la differenza di età, il suo partner di elezione; nei loro balletti Godunov si lascia ammirare come Karenin in Anna Karenina e Don José in Carmen (esiste il film in commercio). Roland Petit crea per l’affascinante coppia il balletto La mort de la rose; il leggendario Yury Grigorovich riscrive la coreografia di Romeo e Giulietta di Prokof'ev per dare più spazio all’atleticissimo, travolgente Tebaldo di Godunov – che pochi anni dopo entusiasmerà pubblico e critica negli Stati Uniti. Delle esibizioni di Sasha al Bol'šoj esiste anche uno splendido filmato del passo a due dal Don Chisciotte con Nina Timofeyeva; e comunque, il corpus dei filmati realizzati a Mosca è il più cospicuo di tutta la sua documentazione.

Sono gli anni in cui i sovietici assistono con il fiato sospeso a clamorose defezioni all’Occidente di artisti e pensatori. Dopo Nureyev e il suo antico compagno di studi Baryshnikov, tocca a Godunov, durante la seconda tournée del Bol'šoj negli Stati Uniti, fare il grande salto. È l’estate ’79 e per vari giorni i quotidiani di tutto il mondo non parlano d’altro (cita quella fuga anche il figlio di Paolo Villaggio, Pierfrancesco, nel suo memoriale). Lo aiuta a nascondersi Jozef Brodsky, poeta e filosofo anch’egli esule, che scrive su di lui alcune pagine bellissime. La moglie di Godunov, sua collega al Bol'šoj, non condivide il suo entusiasmo per l’Occidente, o cede a pressioni politiche pesanti: torna a Mosca e non si rivedranno mai più.

L’entusiasmo dei ballettomani americani contagia il nostro transfuga, che già dice di voler tentare persino il cinema. È inevitabile che le ballerine alte di statura, - Martina van Hamel, Cynthia Gregory – si appassionino subito di questo nuovo partner alto un metro e novanta; come è inevitabile che Baryshnikov, assumendo la difficile direzione dell’American Ballet Theatre a New York, gli affidi titoli importanti. Possiamo così farci un’idea della breve ma grande stagione godunoviana in filmati e brani apprezzabili su YouTube: Corsaire, Raymonda, Lago dei cigni, Giselle ma anche novità e sperimentazioni come Other Dances di Jerome Robbins e Spell di Alvin Ailey, creato per lui.

Nell’81 inizia per lui una lunga a fotografatissima relazione con la bella Jackie Bisset; il côté intellettuale di questa attrice cinematografica anglo-francese lo introduce nel giro di Richard Avedon, Andy Warhol e Claude Chabrol, che diventano suoi amici. Compie tournées nel repertorio classico a Londra, Parigi, Spoleto, Firenze, alla Scala. Io l’ho visto a Macerata nel Corsaire con Eva Evdokìmova, sua partner frequente: mi colpì la preparazione tecnica, la fisicità travolgente, e una giusta aria di mistero nel suo tenebroso personaggio. Fisicamente faceva pensare a un giovane e snello Dépardieu, e altri scrissero la stessa cosa.

Ma nell’82 Baryshnikov lo licenzia dall’American Ballet Theatre con la motivazione ufficiale che nella compagnia non c’è repertorio per lui. Non è del tutto vero, c’entrano soprattutto conflitti di personalità; e ancora oggi capita di leggere nei forum americani di balletto che Misha avrebbe stroncato la carriera a Sasha per pura invidia. “Mi ha buttato via come una buccia di patata”, dichiara Godunov amareggiato; e crea subito la compagnia “Godunov and American Stars” con cui gira l’Europa e le Americhe (interessantissimo il tributo alla figura del coreografo Ted Shawn nel festival Jakob’s Pillow). Balla per Paul Taylor e per Maurice Béjart, e la sua disinvoltura nel Gotha della danza classica è tale che possiamo vederlo in un “numero” spiritoso, Yes, Virginia. Another Piano Ballet, satira delle creazioni sull’America rurale di Robbins. Una ricreazione che a ben vedere anticipa il debutto cinematografico del nostro danzatore.

Oggi Alexander Godunov è oggetto di culto negli USA per essere passato al cinema: nell’84 gira Witness di Peter Weir, in cui è membro della comunità religiosa degli Amish, rivale in amore di Harrison Ford e fratello di Viggo Mortensen. È bravo, riceve critiche molto positive; abbandona il balletto. Poi vengono altri due film cult, The Money Pit con Tom Hanks e soprattutto Die Hard, in cui irrompe in scena come terrorista ferocissimo, iconico, e si batte a morte con Bruce Willis. Una raffigurazione tuttora mitizzata dai pubblici statunitensi, che però limita la sua carriera nel cinema; arriveranno solo proposte di ruoli di killer armato di mitra. L’autrice del romanzo Intervista con il vampiro, Anne Rice, scrive su Variety che per lei l’interprete ideale del film omonimo è Godunov, ma la parte va a Tom Cruise. La sua agente lo vede rifiutare per sistema ogni tipo di proposta filmica. Nell’88 termina la storia con la Bisset; tra l’89 e il ’94 Sasha gira solo due o tre horror bruttissimi e qualche spot pubblicitario.

Torna a far capolino la sua prima vocazione: negli anni ’90 prende e dà lezioni di danza all’Accademia di Tatiana Riabuchinska – figura storica - a Los Angeles. Ma Alexander Godunov è ormai un personaggio che vive nel ricordo di un’élite di appassionati. Si è parlato - senza prove concrete - di un suo progetto di tornare nella Russia non più sovietica. Ha una breve storia con un’attrice sessantaduenne ma ancora affascinante, Elizabeth Montgomery della amatissima serie Vita da strega. E succede che muore in un modesto appartamento losangeleno, per cirrosi o avvelenamento alcoolico o infarto, prima di compiere 46 anni; e lo scopre un’infermiera che forza la porta dell’appartamento dopo che da alcuni giorni non si avevano sue notizie.

Ricordo che una importante esperta di balletto, Debra Levine, ha recentemente dichiarato nel suo blog “sto sostenendo una campagna personale per tenere viva la memoria del meraviglioso danzatore russo Alexander Godunov, che è vissuto e morto (malamente) qui a Los Angeles, a pochi isolati di distanza”.