Il dio della danza

di Michele Olivieri

L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura, e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Sul canale youtube Arte Concert da Amburgo è visibile la registrazione dal vivo della creazione Nijinsky di John Neumeier.

AMBURGO aprile 2020 - “Alla gente piacciono gli eccentrici, così mi lasceranno in pace e diranno che sono un folle pagliaccio”. La registrazione dal vivo del 2017 presso l’Hamburg State Opera con la regia di Thomas Grimm rivela fin da apertura sipario l’abilità, a tratti materiale e a tratti spirituale, dell’allestimento e della stessa opera teatrale in danza la quale detiene in oltre due ore di spettacolo quell’attribuzione di un senso figurato, quell’espressione a regola d’arte sull’esperienza di creare l’ossatura e il tessuto drammaturgico, quasi fossero una fioritura con i suoi abbellimenti, una gamma di tinte che sanno trasmettere le personalità, gli stati d’animo in ogni determinato momento. Il lavoro di John Neumeier è il risultato del saper trasporre con la coloratura e i passi virtuosistici quell’ordine cronologico nella capacità dell’innovazione, la sua danza è una lucida pennellata, le sue forme e l’uso dello spazio si sviluppano espressivamente in crescendo, trasformando pagine di vita in sculture viventi sulla bellezza e la fragilità dell’animo. Un corpo illuminante, un’architettura che ha definito i limiti della follia, i tormenti, la guerra, la pazzia, i silenzi, i fantasmi, le costrizioni umane. Le inquadrature, come in un film, hanno nettamente tratteggiato il personaggio di Nijinsky dove l’aspetto umano tormentato viene rivissuto attraverso flashback evocativi in cui gli esecutori hanno saputo illuminare le zone oscure della mente, ammorbidendo le sfumature del male oscuro. La follia di Vaslav Nijinsky con le ombre di Diaghilev hanno indicato la condizione interiore che, ancora oggi, identifica la sua totale mancanza di adattamento nei confronti della società. Un modo di essere che oggi, come allora, diventa un’invocazione. Il ballerino si fonde in totale simbiosi con Nijinsky riuscendo a descrivere l’azione col movimento del pensiero, attento al gesto, al suo valore, ai suoi significati, ai suoi modi. Lo spettacolo, diventato negli anni un cult, rimarrà opera magistrale nel racchiude i pensieri, i sentimenti e i deliri di uno dei più grandi ballerini di tutti i tempi, il cuore e l’anima dei Balletti Russi, narrati da Neumeier con ritmo compulsivo e incalzante, a tratti poetico e malinconico, trasformando lo spettatore più empatico in uno degli artisti più idolatrati e osannati della storia, “un danzatore di Dio”. La creazione non appare certamente di facile comprensione immediata, va decantata per addentrarsi in ciò che circondava Nijinsky, in particolare la prima guerra mondiale. La sua storia d’amore sulla barca con la futura moglie viene concepita con quei movimenti del Fauno (di antica memoria) sulla donna, trasudando il piacere che ottiene dal rapporto con Nijinsky. I ballerini sono eccezionali nell’esecuzione. La realtà supera la fantasia in quanto c’è un tale realismo che diventa commovente. I costumi e le scenografie sono a cinque stelle studiati ed ideati da John Neumeier con un uso parziale dei disegni originali di Léon Bakst e Alexandre Benois. La vita di Nijinsky ha commosso e ispirato John Neumeier sin da giovane e questo suo balletto si offre come “una biografia dell’anima, una biografia di sensazioni e stati”.

La narrazione si svolge nell’ultima esibizione di Nijinsky, avvenuta il 19 gennaio del 1919 presso la sala da ballo del Grand Hotel Suvretta House di St. Moritz, in Svizzera, intraprendendo un viaggio mediante i suoi pensieri, ricordi, pensieri e delusioni durante quest’ultima apparizione che riesce ad immergere lo spettatore nella visione di un mondo visionario. Durante i suoi circa dieci anni come ballerino, Vaslav Nijinsky (1889-1950) impose nuove estetiche, sia a livello tecnico sia a livello espressivo, mentre già indicava una nuova coreografica strada in direzione della danza moderna ed innovativa.

Tutti e tre gli aspetti - il ballerino, il coreografo e l’uomo - costituiscono il punto di partenza per questo balletto di John Neumeier che già nel 1979 aveva presentato un breve spettacolo di danza dal titolo Vaslav. L’artista John Neumeier riesce a scorgere con lucidità l’essere creativo di Nijinsky con un tale spirito da rilevare appieno la crudeltà del suo tempo e la sua conseguente sofferenza. Il balletto di Neumeier inizia lentamente, quasi per caso, la gente si raduna, chiacchiera, in attesa di vedere Nijinsky ballare in quella che sarà la sua ultima esibizione per un pubblico privato, balla nella sua follia, prima da solo in maniera intima in cui c’è un rimando tra lo spettatore dell’oggi e lo spettatore in scena. La sua danza selvaggia viene presentata in un crescendo figurativo capace di restituire la sua entità ingabbiata dalla memoria. La storia irrompe, il suo passato inizia a tormentarlo e il balletto di Neumeier fa di questa follia latente che ritorna prepotente una passerella sul passato artistico, sul suo dolore, sulla sua gloria, sull’amore e sugli amanti. Meraviglia tra le meraviglie assistere in un colpo solo ad alcune immagini iconiche della danza di Nijinsky che hanno resistito nel tempo e sono ben impresse nell’immaginario di ama quest’arte ed in particolare la sua storia. I mitici costumi visti in molte fotografie e le pose in Le spectre de la rose, in Shéhérazade Après-midi d'un Faune,Petruška, Jeux ma anche l’uomo e il suo lavoro, la sua arte e il suo essere sensuale agli occhi del mondo, le persone che conosceva e amava, la guerra di cui soffriva internamente sono così strettamente legate che diventano una cosa sola. È importante notare che Neumeier non si piega mai nel suo lavoro all’imitazione, la sua è una danza teatrale pensata con intelligenza d’intento, nulla appare emulato ma semplicemente rappresentato con rispettosa veridicità istintiva. La musica alimenta le emozioni ed ogni esecutore si esibisce con una grandezza pari al lavoro stesso. Doveroso segnalare Carolina Agüero (Romola Nijinsky), Patricia Friza (Bronislava Nijinska), Aleix Martínez (Stanislav Nijinsky), Ivan Urban (Serge Diaghilev), Anna Lauderer (Eleonora Bereda, Carsten Jung (Thomas Nijinsky), Silvia Azzoni (Tamara Karsavina), Jacopo Bellussi (Leonid Massine), Mayo Arii, Xue Lin, Florian Pohl, Eduardo Bertini, Laura Cazzaniga, Leslie Heylmann, Vladimir Kocic, Niurka Moredo con la partecipazione degli studenti dell’Hamburg Ballett Schule e del pianista in scena Ondrej Rudcenko. Nei panni del ballerino Nijinsky solo per Arlecchino in Carnaval e in Le spectre de la rose Alexandr Trusch, in quelli dello Schiavo d’oro in Shéhérazade e in quello del Fauno nell'Après-midi d’un faune Marc Jubete e in Petruška Lloyd Riggins. Una lode speciale è indirizzata all’interprete principale, lo straordinario Alexandre Riabko che danza con quella tale capacità di porsi nella situazione di un'altra persona e nel comprendere i processi psichici dell'altro, in questo caso nel ruolo di Vaslav Nijinsky, interpretazione fisicamente e psicologicamente di certo spossante, ma che gli permette di offrire un’esibizione magistrale, commovente e persuasiva. L’arte di Neumeier è ciò che l’immaginazione al suo meglio può creare, un’arte che ha fatto ballare i suoi artisti dentro e fuori dal corpo, fonde le tecniche di danza di Nijnsky con memorie biografiche sotto forma di linguaggio muto del corpo, grazie anche alle partiture musicali che lo stesso Nijinsky aveva impiegato nelle sue opere più famose (Frédéric Chopin, Nikolaj Rimskij-Korsakov, Dmitri Šostakóvič, Robert Schumann). Un balletto che si trasforma anche in una lezione di storia della danza sullo stile e sulla vita di Nijinsky e su quello straordinario spirito culturale e artistico dell’epoca, e sui loro artisti che riscuotono successo conquistano il pubblico ed influenzando la moda e le tendenze. Oggi Neumeier con le sue rappresentazioni, è abilmente capace di far amare il balletto ad un vasto pubblico riportando la danza a quella elevata posizione originaria che spesso è andata perduta. “La Bibbia dice che c’è un tempo per ogni cosa. Ora, poco prima di morire, mia madre regalò ad un vecchio amico i manoscritti dei miei quaderni, dicendogli: ‘Fanne ciò che vuoi’.”