In tour con Adès e Šostakovič
Modena, Lugo e Quirinale le tre tappe del tour del Mirus Quartet e della pianista Maria Perrotta. In programma il nuovo quartetto di Thoams Adès e il Quintetto di Šostakovič strapagato da Stalin.
MODENA – Prende il via domenica 24 gennaio 2016 al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena la breve tournée del Quartetto Mirus con la pianista Maria Perrotta: dopo il concerto a Modena, in programma alle ore 16 per Gioventù Musicale d'Italia nella serie “Wikiclassica.mo”, seguiranno una tappa al Teatro Rossini di Lugo di Romagna martedì 26 gennaio alle 20,30 e una alla Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale a Roma domenica 31 gennaio alle ore 11,50, concerto quest'ultimo che verrà trasmesso in diretta da Radiotre per la serie “I Concerti del Quirinale”.
In programma c'è l'opera più recente per quartetto d'archi del noto compositore londinese Thomas Adès The Four Quarters (I quattro quarti) accoppiata al grandioso Quintetto in sol minore per pianoforte e archi op. 57 di Dmitri Shostakovich.
Al Teatro Rossini di Lugo si ascolterà anche il celeberrimo Quartetto in fa maggiore di Maurice Ravel.
È questa la prima collaborazione fra la pianista cosentina (ma residente a Parigi) Maria Perrotta - vincitrice nel 2008 del Concorso Shura Cherkassky - col Quartetto Mirus, uno dei migliori quartetti italiani oggi in circolazione, formato alla scuola cameristica di Bruno Giuranna all'Accademia Walter Stauffer di Cremona e per il quale così ha scritto Walter Levin, primo violino dello storico Quartetto La Salle: “Their playing is full of temperament with great sensitivity to sound production” (Il loro modo di suonare è pieno di temperamento e di attenzione alla produzione del suono). I suoi componenti (Federica Vignoni e Massimiliano Canneto al violino, Riccardo Savinelli alla viola e Luca Bacelli al violoncello) fanno parte dell'Orchestra Mozart di Claudio Abbado.
Il Quartetto Mirus e Maria Perrotta si incontrano dunque per la prima volta interpretando uno dei capolavori più grandi della letteratura novecentesca, quel poderoso Quintetto per pianoforte e archi in sol minore op. 57 di Dmitri Šostakovič, da molti considerato il “terzo” concerto per pianoforte e orchestra dell'autore del Naso, che fu ultimato il 14 settembre 1940, un anno dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, in una Unione Sovietica che si teneva ancora in disparte (l'operazione “Barbarossa” non era ancora scattata da parte tedesca), ma nella quale gli intellettuali come Šostakovič vivevano in un febbrile e nervoso clima di attesa. Scrive Quirino Principe: “Eccitazione e aura di crisi esistono, in verità, in questa partitura, e coesistono con un linguaggio vigoroso e cordialmente comunicativo”. La leggendaria prima esecuzione avvenne con il Quartetto Beethoven (per il quale era stato scritto) e lo stesso Šostakovič alla tastiera il 23 novembre 1940 al Conservatorio di Mosca. L'indomani la Pravda lo salutò come “opera dal lirismo trasparente, umano e diretto” e alla fine dell'anno fu premiato col Premio Stalin: ben 100 mila rubli, una cifra impensabile per un'opera da camera anche ai tempi dello Zar più munifico.
Nella prima parte del concerto il solo Quartetto Mirus eseguirà il difficilissimo The Four Quarters (I quattro quarti), l'ultima creazione (è stato ultimato nel 2010) per quartetto d'archi del 44enne compositore inglese Thomas Adès, autore dell'opera Powder her face (Rifalle il trucco)r appresentata al Teatro Rossini di Lugo nel 2010 con la regia di Pierluigi Pizzi, poi ripresa con successo dal Teatro Comunale di Bologna e dal Teatro La Fenice di Venezia. Adès si è fatto conoscere come pianista vincendo il secondo premio al concorso “BBC Young Musician of the Year” nel 1989. Una decina d'anni più tardi si è imposto come compositore di spicco vincendo il prestigioso Grawemeyer Award.
In “The Four Quarters” Adès cerca di raccontare lo sviluppo di una giornata-tipo della nostra vita quotidiana dal crepuscolo fino alla “Venticinquesima ora”, espressione con la quale lo scrittore americano David Benioff ha descritto il momento più aperto all'immaginazione e una sorta di tempo di riserva che il nostro desiderio cerca per porre rimedio alle occasioni perdute e ai nostri errori. “The Four Quarters” fu commissionato per il Quartetto Emerson in occasione del simposio di composizione di Richard e Barbara Debs (2007-2008). La prima esecuzione ebbe luogo alla Carnegie Hall il 12 marzo 2011.
«Il titolo del brano è riferito alle quattro parti del giorno – scrive la musicologa Elisabeth Bergman – come una versione in miniatura delle “Quattro Stagioni” di Vivaldi che comprime un anno in un giorno. Il quartetto comincia al crepuscolo e poi si snoda dall'alba al tramonto. Il primo movimento “Nightfalls” (Il crepuscolo) richiama la Musica della Notte di Bela Bartók nell'uso drammatico delle dinamiche (forti esplosioni sonore che subito si smorzano) e dei disegni elusivi (all'inizio i violini debbono suonare senza vibrato). “Morning Dew” (La rugiada del mattino) offre un esempio di musica onomatopeica: il pizzicato degli archi descrive le gocce d'acqua, mentre gli ampi accordi tenuti e le volatine ascendenti dei passaggi con l'arco nella seconda metà del movimento evocano il diffondersi dei raggi del sole all'alba. “Days” (Giorni), è costruito attorno ad un ostinato del secondo violino: una sincope quasi balbettante. Il movimento finale “The Twenty-Fifth Hour” (La venticinquesima ora) si rifà alla sensazione del tempo al di là di ciò che succede in una nostra giornata tipo e ha la fisionomia di un gioco di parole musicale: la pulsazione è 25/10, un'insolita indicazione di tempo che riflette il titolo del movimento. Il metro è suddiviso in 2/4 + 3/16 e 2/4 e 6/16. C'è una verità biologica dietro tutto ciò che rivela la natura umana di questa musica. Nonostante l'orologio suddivida il giorno in ventiquattro ore, il nostro cronometro interiore (il ritmo circadiano) in realtà scorre più lentamente. La durata innata del giorno per l'essere umano è di 25 ore»