La stella di Vargas
Ramon Vargas è la star indiscussa di Un ballo in maschera che chiude, al Colon di Buenos Aires, una stagione segnata da difficoltà amministrative e artistiche.
Buenos Aires, 28/11/2024 - Con Un ballo in maschera di Verdi, in un nuovo allestimento scenico, si è conclusa la Stagione 2024 del Teatro Colón, caratterizzata da una discreta qualità se si considerano i problemi di gestione, finanziari, di selezione del cast e soprattutto il discredito internazionale del teatro, che non ha pagato - almeno fino a settembre di quest'anno - tutti gli impegni della scorsa stagione.
In un corso segnato dall'assenza di grandi figure internazionali, la presenza del tenore messicano Ramón Vargas è stata più che gradita ed è stata, naturalmente, la star della serata.
In un evento quasi inedito nella storia del Colón, sia la direzione musicale che quella scenica sono state affidate a donne: rispettivamente Beatrice Venezi e Rita Cosentino. Nell'opera, raramente le donne direttrici d'orchestra hanno impugnato la bacchetta, mentre molte di più sono state le donne a cui sono stati affidati gli allestimenti. In questo caso crediamo, senza timore di sbagliarci, che sia stata la prima volta nella lunga storia del Teatro Colón che due donne hanno diretto scenicamente e musicalmente lo stesso spettacolo. Beatrice Venezi, che dalla prossima stagione sarà direttrice ospite principale dell'Orquesta Estable, ha diretto in funzione del palcoscenico senza debordare con le sonorità. Forse in alcuni momenti le è mancato un po' di quel nerbo verdiano che potrà acquisire con l'età e l'esperienza. La concezione scenica di Rita Cosentino ha spostato la storia all'incirca al 1901, quando ebbe luogo l'assassinio del presidente statunitense William McKinley. La messa in scena risulta così modernizzata pur nel rispetto del luogo dell'azione: anche se non sarà Boston, siamo senza dubbio in Nord America. Cosentino ha mosso bene le masse e i solisti, ha rispettato l'azione e ha raccontato la storia senza cambiamenti o trappole. La scenografia di Enrique Bordolini era funzionale, con un chiaro ancoraggio temporale ai tipici edifici americani di fine Ottocento o inizio Novecento. I costumi di Stella Marius Muller erano eleganti e l'illuminazione di José Luis Fioruccio adeguata.
Come abbiamo già detto, la star indiscussa della serata è stato il tenore Ramón Vargas: il suo Riccardo aveva grandezza vocale, fraseggio di grande intensità emotiva e perfetto coinvolgimento drammatico. Un trionfo per il tenore messicano.
Con una voce importante dal timbro un po' incontrollato e sgradevole, l'italiana Alessandra Di Giorgio ha interpretato un'Amelia con alcuni momenti buoni e altri irregolari. Si è distinta nel terzo atto con "Morrò, ma prima in grazia", cantata con pianissimi molto interessanti. Germán Alcántara nel ruolo di Renato ha dimostrato un buon temperamento e un'adeguata proiezione in questo precoce cambiamento di repertorio dai personaggi mozartiani o belcantistici a quelli verdiani. Un artista da tenere presente e da seguire con attenzione. Oriana Favaro è stata un Oscar di sorprendente mascolinità - alcuni spettatori hanno pensato che fosse un controtenore e non un soprano travestito - ed è riuscita musicalmente a superare le insidie della parte. Molto applaudita l'Ulrica di Guadalupe Barrientos, voce di mezzosoprano sonora, intensa e potente.
A distanza di oltre dieci anni dall'ultima volta rappresentazione al Colon, i cospiratori sono stati interpretati da Fernando Radó (Samuel) e Lucas Debevec Mayer (Tom) e, ancora una volta, i due sono stati perfettamente in sintonia. Cristian De Marco (Silvano) era molto adeguato, mentre Juan González Cueto (Giudice) e Diego Bento (servo di Amelia) sono stati corretti nei loro brevi ruoli. Il Coro Estable diretto da Miguel Martínez era di alta qualità.
La Estrella de Ramon Vargas
Con ‘Un ballo in maschera’ de Verdi, en nueva producción escénica, concluyó la Temporada 2024 del Teatro Colón, que se caracterizó por una razonable calidad teniendo en cuenta los problemas de gestión, económicos, de elección de elencos y por sobre todo el descrédito internacional del Teatro que no abonó -al menos hasta septiembre de este año- la totalidad de los compromisos de la temporada pasada.
En un curso marcado por la ausencia de grandes figuras internacionales fue más que bienvenida la presencia del tenor mexicano Ramón Vargas que, naturalmente, fue la figura de la noche.
En un hecho casi sin precedentes en el historial del Colón la dos direcciones -musical y escénica- fueron confiadas a mujeres: Beatrice Venezi y Rita Cosentino, respectivamente. Han sido muy escasas las veces que empuñaron la batuta en ópera directoras de orquesta, mientras que se registran muchas más en las puestas en escena confiadas a mujeres. En este caso creemos sin temor a equivocarnos, que fue la primera vez en el largo historial del Teatro Colón que dos mujeres condujeron escénica y musicalmente el mismo espectáculo.
La maestra Beatrice Venezi, que desde la próxima temporada será directora invitada principal de la Orquesta Estable, concertó con sonoridad sin desbordes y apoyando los solistas. Quizás faltó en momentos algo de nervio verdiano que, seguramente, la directora adquirirá con los años y la experiencia.
La concepción escénica de Rita Cosentino trasladó temporalmente la historia aproximadamente al año 1901, en el que tuvo lugar el asesinato del presidente William McKinley en Estados Unidos de Norteamérica y con esto modernizó la puesta a la vez que respetó el lugar de la acción, aunque quizás no sea Boston, pero indudablemente estamos en Norteamérica.
Cosentino movió bien a las masas y a los solistas, respetó la acción y contó la historia sin cambios o trampas. Funcional la escenografía de Enrique Bordolini con claro anclaje temporal en las típicas construcciones de estadounidenses de fin del siglo XIX o principios del XX. En estilo el vestuario de Stella Marius Muller y adecuada la iluminación de José Luis Fioruccio.
Como ya expresamos estrella indiscutible de la noche fue el tenor Ramón Vargas, su Riccardo tuvo grandeza vocal, fraseo de gran intensidad emotiva y perfecto involucramiento dramático. Un anoche de triunfo para el tenor mexicano.
Con una voz importante con algún descontrol y timbre poco grato, la italiana Alessandra Di Giorgio encaró una Amelia con buenos momentos con otros irregulares. Se destacó en el tercer acto con ‘Morrò, ma prima in grazia’ cantado con pianísimos muy interesantes.
Germán Alcántara como Renato demostró buen temperamento y adecuada proyección en este principio de cambio de repertorio de los roles mozartianos o del belcanto hacia los roles verdianos. Un artista a tener muy en cuenta y a seguir con detenimiento.
Oriana Favaro fue un Oscar de asombrosa masculinidad -algunos espectadores creyeron que era un contratenor y no una soprano travestida- y logró en lo musical traspasar los escollos de la parte.
Muy aplaudida la Ulrica de Guadalupe Barrientos que compuso una médium sonora, intensa y potente.
A más de diez años de la última vez, los conspiradores fueron encarnados por Fernando Radó (Samuel) y Lucas Debevec Mayer (Tom) y, nuevamente, ambos se amalgamaron a la perfección
Muy adecuado Cristian De Marco (Silvano), mientras que Juan González Cueto (juez) y Diego Bento (sirviente de Amelia) fueron correctos en sus breves roles. Con calidad el Coro Estable que dirige Miguel Martínez.