L’Ape musicale

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La stella di Vargas

di Gustavo Gabriel Otero

Ramon Vargas è la star indiscussa di Un ballo in maschera che chiude, al Colon di Buenos Aires, una stagione segnata da difficoltà amministrative e artistiche.

Buenos Aires, 28/11/2024 - Con Un ballo in maschera di Verdi, in un nuovo allestimento scenico, si è conclusa la Stagione 2024 del Teatro Colón, caratterizzata da una discreta qualità se si considerano i problemi di gestione, finanziari, di selezione del cast e soprattutto il discredito internazionale del teatro, che non ha pagato - almeno fino a settembre di quest'anno - tutti gli impegni della scorsa stagione.

In un corso segnato dall'assenza di grandi figure internazionali, la presenza del tenore messicano Ramón Vargas è stata più che gradita ed è stata, naturalmente, la star della serata.

In un evento quasi inedito nella storia del Colón, sia la direzione musicale che quella scenica sono state affidate a donne: rispettivamente Beatrice Venezi e Rita Cosentino. Nell'opera, raramente le donne direttrici d'orchestra hanno impugnato la bacchetta, mentre molte di più sono state le donne a cui sono stati affidati gli allestimenti. In questo caso crediamo, senza timore di sbagliarci, che sia stata la prima volta nella lunga storia del Teatro Colón che due donne hanno diretto scenicamente e musicalmente lo stesso spettacolo. Beatrice Venezi, che dalla prossima stagione sarà direttrice ospite principale dell'Orquesta Estable, ha diretto in funzione del palcoscenico senza debordare con le sonorità. Forse in alcuni momenti le è mancato un po' di quel nerbo verdiano che potrà acquisire con l'età e l'esperienza. La concezione scenica di Rita Cosentino ha spostato la storia all'incirca al 1901, quando ebbe luogo l'assassinio del presidente statunitense William McKinley. La messa in scena risulta così modernizzata pur nel rispetto del luogo dell'azione: anche se non sarà Boston, siamo senza dubbio in Nord America. Cosentino ha mosso bene le masse e i solisti, ha rispettato l'azione e ha raccontato la storia senza cambiamenti o trappole. La scenografia di Enrique Bordolini era funzionale, con un chiaro ancoraggio temporale ai tipici edifici americani di fine Ottocento o inizio Novecento. I costumi di Stella Marius Muller erano eleganti e l'illuminazione di José Luis Fioruccio adeguata.

Come abbiamo già detto, la star indiscussa della serata è stato il tenore Ramón Vargas: il suo Riccardo aveva grandezza vocale, fraseggio di grande intensità emotiva e perfetto coinvolgimento drammatico. Un trionfo per il tenore messicano.

Con una voce importante dal timbro un po' incontrollato e sgradevole, l'italiana Alessandra Di Giorgio ha interpretato un'Amelia con alcuni momenti buoni e altri irregolari. Si è distinta nel terzo atto con "Morrò, ma prima in grazia", cantata con pianissimi molto interessanti. Germán Alcántara nel ruolo di Renato ha dimostrato un buon temperamento e un'adeguata proiezione in questo precoce cambiamento di repertorio dai personaggi mozartiani o belcantistici a quelli verdiani. Un artista da tenere presente e da seguire con attenzione. Oriana Favaro è stata un Oscar di sorprendente mascolinità - alcuni spettatori hanno pensato che fosse un controtenore e non un soprano travestito - ed è riuscita musicalmente a superare le insidie della parte. Molto applaudita l'Ulrica di Guadalupe Barrientos, voce di mezzosoprano sonora, intensa e potente.

A distanza di oltre dieci anni dall'ultima volta rappresentazione al Colon, i cospiratori sono stati interpretati da Fernando Radó (Samuel) e Lucas Debevec Mayer (Tom) e, ancora una volta, i due sono stati perfettamente in sintonia. Cristian De Marco (Silvano) era molto adeguato, mentre Juan González Cueto (Giudice) e Diego Bento (servo di Amelia) sono stati corretti nei loro brevi ruoli. Il Coro Estable diretto da Miguel Martínez era di alta qualità.


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