L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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NOTE DI REGIA

di Valerio Binasco e João Carvalho Aboim


Paura e desiderio, amore e possesso, violenza e repressione, ossessione e crimine. Sono queste le passioni che dominano questo spettacolo, che le rappresenta “a sangue freddo” sia nelle situazioni intime che nelle loro conseguenze sociali. È una storia di misteriosi omicidi; un thriller, un’indagine su un crimine e un intreccio pieno di suspense. E soprattutto, uno strano triangolo fra Cardillac, sua Figlia e un Ufficiale.
Cardillac è un artista che vive completamente immerso nel suo lavoro, ma anche un uomo ossessivo e compulsivo, con un irrefrenabile e radicato bisogno di possesso. La sua creatività artistica, che travalica la sua percezione della realtà, è al servizio di un profondo desiderio di bellezza e perfezione nella creazione delle sue opere, ma egli è allo stesso tempo convinto di essere l’unico degno di apprezzarle come meritano. Il suo impulso ad essere il solo padrone delle sue creazioni è l’aspetto dominante della sua personalità, che lo condurrà presto ad uccidere i suoi clienti, al fine di riprendere possesso delle sue opere. Riesce a nascondere agli altri questo suo istinto per moltissimo tempo: chi progetta e compie questi assassinii seriali rimane spesso a lungo sconosciuto. Le sue opere d’arte sono ammirate da tutti, è considerato l’orefice più dotato di Parigi e pertanto è ritenuto da chiunque (come sovente accade agli artisti) innocente a priori. Le atroci conseguenze dei suoi crimini gettano la città in uno stato di isterica aggressività nata nella paura. Servirà un atto di amore per ribaltare questa situazione. Attraverso questo amore si avrà la risoluzione del mistero, ma non senza dolore e violenza.
Cardillac è morbosamente legato ai suoi gioielli più che alla sua stessa figlia, che vive sola con lui e lo aiuta nel lavoro, ignara dei suoi crimini. Sono molte le vittime in questa storia, ma nessuna con la continua sofferenza interiore della figlia di Cardillac, il cui amore per il padre è più grande della sua capacità di vedere e giudicare i comportamenti di quest’ultimo. Essa deve lasciarlo per vivere la sua vita con il suo innamorato, ma al contempo non sembra riuscire a vivere senza suo padre.
L’amante della figlia, l’Ufficiale, è capace di intuire il rapporto morboso della sua amata col padre, ma da uomo da azione qual è, cerca di risolvere il nodo diventando l’antagonista ‘sentimentale’ di Cardillac, sostituendosi a lui nel cuore della figlia. Il suo amore per lei spezza le catene della prigione in cui ella si sente intrappolata, ma la rivalità tra questi due maschi dominanti porterà alla tragedia finale.
Un disgraziato Commerciante d’oro diventa un testimone dell’istinto omicida di Cardillac, ma alla fine è vittima della folla. Anche la folla in quest’opera è animata da un irresistibile desiderio di giustizia sommaria.
Il nostro spettacolo non è ambientato in una Parigi riconoscibile, ma in una città moderna qualsiasi.
L’opera inizia con uno dei crimini commessi dal protagonista, e subito vediamo la propensione comune alla violenza dopo che il terrore si è radicato nella folla e siamo testimoni di cosa la paura possa causare nei cittadini.
La relazione tra la paura della massa e le conseguenze che essa ha sulle strutture sociali della città è evidente quando la popolazione prova a cercare un capro espiatorio, per farsi giustizia da sola, con una inevitabile escalation di violenza.
Violenza possibilmente vissuta in maniera similare da Hindemith quando compose quest’opera nel 1926, immerso nell’aria di una Germania socialmente instabile, alle prese con le catastrofiche conseguenze della sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del nazismo.
Il rapporto fra il Comandante della prévôté, la polizia e la folla dipingono perfettamente questo scenario, mostrando la struttura sociale di un mondo industrializzato, che vive nel terrore e nella disperazione di una minaccia imminente.
La Dama e il Cavaliere ci offrono una “storia nella storia” nel primo atto e una solida motivazione per uno degli omicidi di Cardillac, dando un esempio di come essi avvengano e dei motivi che si celano dietro di essi.
Il punto cruciale di questa storia è riposto nelle domande che sorgono spontanee. Alcune sono le stesse che si pongono la Figlia e l’Ufficiale nel terzo atto.
Perché il desiderio di possesso di quest’uomo lo induce ad uccidere? Come possono essere connesse paura e desiderio? Come può la morte essere la molla che sta dietro le nostre fantasie e il desiderio di pericolo la forza che attira verso questi sentimenti?
Cardillac ci consegna un enorme materiale per riflettere su queste domande e ci lascia sospesi nell’oscurità dei misteriosi motivi psicologici che portano alla brutalità di questi crimini.

La bellezza dell’arte di Cardillac, in parallelo con la sua deviazione psicologica, lo rendono un killer unico, non quello che comunemente troviamo nella maggior parte dei thriller. Quest’uomo è un artista ed è riconosciuto e ammirato come tale, più di ogni altro suo collega. La sua dedizione alle sue opere d’arte fa nascere un’assoluta immersione nelle sue personali ossessioni. La ricerca della perfezione artistica lo distingue dal resto del mondo.
È possibile osservare Cardillac attraverso vari aspetti, non solo attraverso la lente d’ingrandimento di un investigatore o, nel tentativo di avvicinarsi biograficamente a Hindemith, attraverso la dicotomia tra l’artista incompreso e il suo inevitabile anacronismo sociale. Ma l’essenza di questa storia è quella di un thriller puro, dove amore, desiderio, ossessione, venerazione, paura e morte formano un cerchio che porta a conseguenze terribili.


 

 

 
 
 

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