L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sassonia, atto III: le virtù dell'orchestra

di Roberta Pedrotti

Sol Gabetta, Tugan Sokhiev e la Staatskapelle offrono alla Semperoper con Šostakovič e Bruckner un saggio di cosa significhi far musica insieme nei rispettivi ruoli. Il risultato è esaltante.

DRESDA, 18 maggio 2025 - Rispetto a molte altre grandi orchestre internazionali, la Staatskapelle di Dresda può contare sul vantaggio non indifferente di essere anche stabilmente impegnata nel teatro d'opera. Ciò significa che la sua identità non coincide solo con splendore tecnico e timbrico, ma anche con la necessità di cantare, accompagnare, interagire e dove necessario assottigliarsi cedendo le luci della ribalta. È virtù non da poco quando si affronta il primo concerto per violoncello di Šostakovič con una solista come Sol Gabetta, splendida musicista ma dal suono non imperioso, che prevedibilmente trova il suo terreno d'elezione nel Moderato e nella Cadenza, ma potrebbe non risultare altrettanto eloquente nei moti assertivi del primo e dell'ultimo movimento. Invece non solo l'orchestra duetta con superba sensibilità nelle sezioni più liriche, esaltando l'arte del legato e la maliosa, penetrante articolazione delle dinamiche più soffuse, ma instaura anche un dialogo serrato e complice che, anzi, fa della morbidezza innata nel suono di Gabetta un valore aggiunto nei passi più esuberanti o violenti. Non si perde una nota, l'orchestra sostiene e amplifica senza fagocitare, sicché dalle prime battute si delinea con lo spasmodico slancio vitale di Šostakovič anche una delicata, intima fragilità, come un dolore che si dibatte e trova in sé quell'energia che pure tutto il concerto promana. L'accento, il colore e il fraseggio valgono più dei decibel, perché Gabetta e l'orchestra si trovano in perfetta sintonia e sanno dosare anche quella pregnanza sonora che emerge a dovere, tecnicamente impeccabile e sapientemente poetica. Una vera lezione su come far musica non voglia dire far sfoggio di grandi effetti, ma saper giostrare insieme i rapporti interni alla partitura, costruire una dialettica e una coerenza senza prove di forza fini a sé stesse. L'arcata che si dipana dai primi motti del violoncello fino alle ultime battute ne è una magnifica dimostrazione ben riconosciuta dall'esplosione di applausi nella Semperoper e riconfermata dal bis, Nana di Falla, in cui Sol Gabetta insieme con la celesta di Nathan Raskin ribadisce quanto suono e quanto senso possa rapprendersi in un pianissimo filato senza soluzione di continuità in un delicato e sensuale melisma.

La seconda parte del programma, con la monumentale settima sinfonia di Bruckner, ribadisce proprio dopo il Roméo et Juliette di nemmeno quarantotto ore prima un altro principio fondamentale per una grande orchestra: eccellenti musicisti abituati a suonare assieme possono procedere senza intoppi, o perfino bene, anche per inerzia, con il pilota automatico, ma la concertazione non è un accessorio e la bacchetta può davvero fare la differenza, ad ogni livello.

Tugan Sokhiev concerta, lo si intende chiaramente da come la complessità della partitura è tenuta sotto controllo, le insidie della costruzione tematica ondivaga evitate in una visione sapiente, mentre l'emissione, il colore, l'intarsio dei vari interventi sono sempre ben definiti e legati al gesto. Si vede come il direttore lasci spazio all'orchestra con gesto fluido ed espressivo ma all'occorrenza non rinunci a dare attacchi e scandire le battute. Insomma, è ben presente, mantiene il suo saldo il suo ruolo, non è né un fantoccio né un tiranno. Ne consegue, ancora una volta che tutti gli equilibri interni alla sinfonia sono perfettamente dosati come in un'unica arcata; l'Adagio celeberrimo non si compiace di sé, lo Scherzo mantiene il suo carattere sostenendo la dilatazione della forma classica e le grandi espansioni dei movimenti estremi trionfano gradualmente nel gioco di pesi, temi e dinamiche. Un procedere ben ordinato e controllato non è per questo asettico e Sokhiev lo dimostra sintetizzando il richiamo formale classico, quando non bachiano, e l'ispirazione romantica e wagneriana della sinfonia.

Ancora una volta esplode inevitabile l'ovazione della Semperoper per quello che non è solo un bel concerto: stamattina abbiamo avuto, con il godimento di splendide esecuzioni, una letio magistralis su cosa significhi far musica insieme per solisti, concertatori e orchestra.

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