L’Ape musicale

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Un anno di musica e teatro

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Le prospettive per il 2023

SPETTACOLO dell'ANNO

La mia triade perfetta è formata da un Rossini serio, uno buffo e una pietra miliare del Belcanto romantico: Il barbiere di Siviglia a Macerata per me è stato un po' lo spettacolo dell'anno per la felice combinazione di elementi positivi, entusiasmo e qualità da ogni punto di vista. L'Otello a Pesaro, però, ne è stato il perfetto contraltare tragico, parimenti azzeccato in tutti gli aspetti. E poi c'è la Norma di OperaLombardia, esaltante per la concertazione e il cast, nonostante la cornice scenica (bella l'estetica di Tommaso Lagattolla, anonima la regia di Elena Barbalich) non aggiungesse granché. Dietro questa triade avrei molte altre cose da ricordare, fra cui Macbeth a Fermo, Boris Godunov alla Scala, La favorite a Bergamo e Ariadne auf Naxos a Bologna. Sono grata al Festival di Wexford e a Belcanto ritrovato per avermi permesso di ascoltare musica più unica che rara.

DIREZIONE d'ORCHESTRA

Per me il direttore dell'anno è senz'altro Alessandro Bonato, forse il musicista che più mi abbia impressionata almeno dai tempi del debutto di Jurowski. Ho ascoltato in Rossini e Bellini, Brahms e Mozart, Musorgskij e Johann Strauss II, Šostakovič, Ravel, Čajkovskij e Beethoven sempre a livelli altissimi per cura del suono, sensibilità artistica, profondità di lettura e naturalezza del porgere, controllo ed equilibrio, adesione stilistica. Ma il bello è che oggi abbiamo una fioritura di bacchette italiane nate negli anni '90, e quindi non posso non affiancargli il bravissimo Michele Spotti, che si conferma maturo, solido, pronto, ma mai routinier. L'impresa della Beatrice di Tenda a Martina Franca lo ha confermato: è un artista su cui puntare per il futuro ma anche per il presente, capace anche lui di coniugare la freschezza e l'entusiasmo della gioventù con la serietà di una salda preparazione. Sarà un caso che nel 2022 sia Bonato sia Spotti abbiano debuttato a Vienna sul podio di complessi viennesi?

Poiché la mia formazione classicista ama le triadi e poiché il Macbeth a Fermo è andato molto bene, dico che sono contenta di poter risentire un altro under 30, Diego Ceretta, in più occasioni nel prossimo anno: anche lui promette molto bene.

Fra gli over 40, allora cito Chailly per Boris Godunov, Valčuha per Ariadne auf Naxos e Abbado per La forza del destino.

REGIA

Un uomo e una donna, un nome nuovo e uno già ben conosciuto, anche con ruoli diversi, entrambi alle prese con Rossini: premio Daniele Menghini per Il barbiere di Siviglia e Rosetta Cucchi per Otello, non per nulla due spettacoli dell'anno. Premio speciale a Pierluigi Pizzi per il Macbeth a Fermo

SOLISTI

Largo ai giovani: Gennaro Cardaropoli al violino e Antonii Baryshevskyi al pianoforte, sebbene l'aver ritrovato dal vivo Sokolov e sentito (ebbene sì!) per la prima volta Kissin non sia da trascurare, né l'ascolto dal vivo di virtuosi di strumenti meno inflazionati: l'arpista Xavier de Maistre e il percussionista Christoph Sietzen.

CANTANTI

Una conferma e una rivelazione fra i soprani: Eleonora Buratto (che si conferma bravissima ma stupisce sempre per come sappia affrontare Verdi e Puccini e poi essere così a fuoco in Rossini) e Martina Gresia, con il suo notevolissimo debutto in Norma. Ma l'anno è andato molto bene per il registro più acuto, con la conferma della statura artistica di Mariangela Sicilia (Desdemona a Bologna), il sorprendente debutto come Lucrezia Borgia di Olga Peretyatko, l'ammirazione per Marta Torbidoni nella stessa Borgia e quale Luisa Miller (sempre a Bologna), Giuliana Gianfaldoni come Beatrice di Tenda a Martina Franca e Francesca Aspromonte come Almirena a Tours. Jennifer Davis come Armida di Dvorak a Wexford, Lidia Fridman come Lady Macbeth a Fermo. A loro aggiungo il fenomenale Bruno de Sà, che è un giovanotto barbuto, ma ha naturalissima voce di soprano e la usa assai bene.

Mezzosoprani: voto Annalisa Stroppa per La favorite. E poi bravissima Silvia Beltrami, nonnina nel Joueur a Martina Franca, così come Agostina Smimmero come Cieca nella Gioconda.

Controtenori: s'impone Carlo Vistoli per Xerse a Martina Franca.

Tenori: brillano per me Luciano Ganci (Aroldo e Chénier) e Javier Camarena (La favorite), però anche qui è stata una buona annata, retta non solo dall'eterno Gregory Kunde (che comunque a Bologna ha fatto una tripletta Otello/Luisa Miller/Chénier di tutto rispetto) ma anche, almeno, da Enea Scala (Otello rossiniano).

Baritoni: anche qui potrei fare diversi nomi, per esempio citare Alessandro Luongo, Giorgio Caoduro, Davide Luciano, però alla fine sul gradino più alto del podio metto Roberto De Candia per Bartolo e Melitone. Alessandro Corbelli, Don Giulio a Bergamo, è ormai un monumento al di là del bene e del male.

Bassi: Ildar Abdrazakov, mi pare inevitabile. Mi piace citare anche l'Oroveso di Michele Pertusi, l'Alvise Badoero e il Baldassarre di Simon Lim e riservare una menzione per il giovane Giorgi Manoshvili.

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