L’Ape musicale

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Madama Butterfly alla Scala

La versione 1904 torna alla Scala

Dopo Turandot e La fanciulla del West, prosegue il percorso artistico-filologico che sta riportando tutte le opere di Puccini alle originali intenzioni dell’autore. Il prossimo 7 dicembre ascolteremo Madama Butterfly com’era prima che situazioni contingenti spingessero il musicista a modificarla e ad accettare varianti richieste dall’editore. Anche con La fanciulla del West si sono riaperti i tagli ed è stata ripristinata l’orchestrazione del primo manoscritto. È un lavoro complesso che Riccardo Chailly compie con Gabriele Dotto e i musicologi della Ricordi impegnati in questa attenta ricostruzione che deve tenere conto di molti fattori storici e ambientali.

Il lavoro su Puccini si inscrive in una tendenza della critica più aggiornata, non solo in campo musicale, a non limitarsi a esaminare la forma considerata “definitiva” dell’opera d’arte ma ad approfondirne la conoscenza valorizzandone versioni e varianti, con la consapevolezza che la scelta dell’edizione per la stampa è – ed era ancor più nel passato – soggetta a variabili contingenti. Non si tratta in nessun modo di identificare una versione “autentica” da proporre in antitesi a quella corrente, ma di offrire alla conoscenza del pubblico un’immagine a tutto tondo del lavoro di un artista. “Abbiamo imparato da tempo che non sempre l’edizione definitiva di un’opera è migliore dei tentativi che l’hanno preceduta. Ormai diffidenti verso le ‘magnifiche sorti e progressive’, abbiamo adottato una visione pluralistica: le diverse stesure di un’opera sono appunto interessanti nella loro diversità, espressioni di un percorso magari accidentato, di momenti molteplici della vita dell’autore, nella storia che sta vivendo”. Queste parole dell’italianista Lina Bolzoni non si riferiscono a Madama Butterfly ma all’edizione in due volumi della prima edizione del 1516 dell’Orlando Furioso, giustamente salutata come uno degli eventi principali delle celebrazioni dei 500 anni del poema ariostesco e destinata non a sostituirsi ma ad affiancarsi a quella del 1532. Questa “visione pluralistica” si afferma anche in campo musicologico e nel caso di Madama Butterfly è corroborata tanto dalle perduranti incertezze del compositore quanto dalla circostanza che la versione pensata da Puccini per la Scala non sia più stata ripresa in questo Teatro.


 

 

 
 
 

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