Il lavoro di Riz Ortolani, nelle sue parole
Questo lavoro mi ha impegnato molto, soprattutto per la ricerca di uno stile con il quale costruire tutta l’opera.
Nella partitura ho voluto inserire anche una forma stilistica dissonante poiché la dissonanza pilotata poteva darmi una forza drammatica più potente, oltre che ad una sonorità più intensa ed interessante.
Il primo brano strumentale, per esempio, almeno nell’intenzione, inizia come se il suono provenisse dalle viscere della terra, con una sonorità vibrante di un leggero terremoto; si innalza con alcune sonorità dissonanti, che continuano nel loro cammino musicale: al massimo del crescendo interviene una seconda sezione tonale che sfida la precedente dissonanza.
È logico che con la partita di questo “calcio fiorentino” (caccia) – precursore di quello moderno (goal) – ho musicalmente definito le due squadre: i rossi sono i Medici; i neri, invece, i Pazzi. L’esposizione del gioco si basa su percussioni violente per stimolare le due squadre a quello che è un calcio violento come in effetti era quello originale dell’epoca; ci sono alcune citazioni, quali un tema liturgico che ho esposto con un grandioso concertato di orchestra che introduce un terzo elemento: il potere temporale della Chiesa, che aleggia su tutta la storia della congiura dei Pazzi. Attraverso questo tema liturgico si sviluppa tutta la potenza del gioco fiorentino.
Fra i temi e le arie di tutti protagonisti che mi hanno molto sedotto ed impegnato “Amo il mio odio” (Franceschino) fortemente drammatico, “Amante mia” (Lorenzo) la dichiarazione d’amore alla sua città, il duetto dei due fratelli Lorenzo e Giuliano, e il concertato finale per gli otto protagonisti con coro e orchestra sono forse le pagine più intense anche per l’atmosfera dell’opera.