Le prime notizie certe riguardanti il repertorio classico per lo strumento si legano al nome di Hector Berlioz, che non smise mai di sostenere l’operato del costruttore belga: oltre a scrivere articoli di giornale in suo favore, fu anche il responsabile della prima esecuzione assoluta di una composizione contenente strumenti di Adolphe Sax. Il 3 febbraio 1844 si tenne infatti un concerto presso la sala Hertz a Parigi in cui Berlioz inserì nel programma Hymne Sacré, una trascrizione per sei strumenti a fiato (tutti creati da Sax) di un brano vocale che precedentemente era stato eseguito nella sua veste originale solo a Marsiglia. L'organico includeva una tromba a pistoni in Mib, un flicorno piccolo in Mib a pistoni, un flicorno soprano a pistoni in Sib, un clarinetto soprano, un clarinetto basso e un saxofono basso suonato dallo stesso Sax. I commenti furono molto buoni e un gran numero di compositori e musicisti presenti rimase colpito dalla sonorità degli strumenti.
Fu Jean-Baptiste Singelée (1812-1875) a scrivere le prime composizioni completamente dedicate al saxofono: 3 Quartetti per saxofono, 19 lavori di musica da camera, Fantasie e Duetti. A questo compositore si deve la nascita del quartetto di saxofoni formato da soprano, contralto, tenore, baritono.
Seguiranno l'esempio di Singelée altri autori quali Halevy, Kastner, Meyerbeer, Saint-Saëns, Thomas, Bizet, Delibes, Massenet, Paladilhe, Charpentier, d’Indy, Fauré e Franck che tenteranno di inserire il saxofono all’interno dei loro lavori, sebbene a volte solo timidamente. Nessuno di loro scriverà un Concerto per saxofono, probabilmente perché lo strumento era ancora troppo giovane perché i compositori contemporanei ne avessero una conoscenza adeguata.
Tra gli autori che all'epoca scrissero per l'artigiano belga - soprattutto esercizi tecnici dedicati allo strumento - vi furono anche Joseph Arban, Jules Demersseman e Hyacinthe Klosé. Lo stesso Sax, temendo che in mancanza di materiale musicale adeguato nessuno avrebbe più acquistato un saxofono, contribuì alla costituzione di un repertorio: pubblicò più di 200 lavori per i suoi strumenti, fra cui almeno 35 dedicate al saxofono.
Tuttavia, con l'arrivo del XX secolo, il repertorio solistico per lo strumento continuava a mancare. Di questa grave lacuna si era accorta una signora americana, grande promotrice del nuovo strumento di Adolphe: Elise Boyer Hall. Nel 1901 scrisse a Debussy, chiedendogli di comporre un brano degno del nuovo strumento. Il celeberrimo compositore francese sottovalutò il lavoro assegnatogli e quando otto anni più tardi la signora di Boston pretese di ricevere il pezzo, Debussy ammise di non aver scritto nemmeno una nota. Come poteva scrivere per uno strumento di cui non conosceva nulla sia dal punto di vista timbrico che espressivo? Dopo varie vicissitudini, il lavoro venne eseguito per la prima volta l'11 marzo 1919 con il nome di Rapsodie pour Orchestre et Saxophone da Yves Mayeur, presso la Société Nationale (dopo la morte sia di Elise Hall che di Debussy).
In ogni caso la signora americana non mancò di commissionare composizioni anche ad altri musicisti, fra cui Florent Schmitt, André Caplet, Charles Martin Loeffler, Paul Gilson, Philippe Gaubert, George Longy e Vincent d'Indy, contribuendo così alla creazione del repertorio “colto” per lo strumento. Tuttavia questi lavori ebbero una diffusione abbastanza scarsa, perché era possibile visionarli solamente in seguito a richiesta e autorizzazione della biblioteca del New England Conservatory, e inoltre perché il saxofono era a quel tempo gravato dal pregiudizio che non lo riconosceva al di fuori dell’ambito popolare e bandistico.
Fortunatamente, intorno agli anni '30 del Novecento, tre musicisti contribuirono in maniera fondamentale a risollevare le sorti dello strumento: Gustav Bumcke, Marcel Mule, Sigurd Raschèr.