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FESTIVAL VERDI 2019: UN CANTIERE IN MOVIMENTO

Se l’anno passato nel presentare la diciottesima edizione del Festival Verdi avevo fatto riferimento a un’ipotetica maggiore età - e ai rischi e alle opportunità legate a questa fase di passaggio - coincidente con la conclusione di un primo triennio di lavoro progettuale di questa Direzione, quest’anno si apre necessariamente un periodo nuovo, fatto di nuove responsabilità, che la raggiunta maturità, unitamente ai risultati e ai riconoscimenti ottenuti finora, ci impone.

In primis nei confronti del pubblico, che sempre più numeroso accorre da ogni parte del mondo per assistere ai nostri spettacoli; poi degli artisti, che sanno di poter trovare qui le migliori condizioni per il loro lavoro e la loro creatività; poi ancora nei confronti della città, che apre generosamente i suoi spazi, svelando ogni volta angoli inesplorati e dispensando magnifica ospitalità; infine di coloro, a partire dall’Amministrazione comunale sempre sostenitrice convinta del progetto di rilancio del Festival e dai tanti imprenditori privati, che ci hanno dimostrato fiducia, sostenendo fin dal principio con lungimiranza e generosità un progetto che fa crescere collettivamente l’intera comunità, attraverso lo scambio, il dialogo, il confronto fra esperienze differenti e le dona quell’atmosfera di città cosmopolita, di capitale, seppur di un piccolo Stato, quale Parma è sempre stata.

E capitale tornerà ad esserlo veramente, fra un anno esatto, quando, il 12 gennaio, si aprirà il sipario del Teatro Regio sulla stagione di Parma Capitale italiana della Cultura 2020, ambìto riconoscimento che la città ha meritato anche grazie al lavoro comune delle molte realtà culturali che hanno collaborato al progetto, fra le quali il nostro Teatro, con un programma di nuove produzioni appositamente pensate per l’occasione. Sarà - se mi passate il gioco di parole - una sorta di “Festival Verdi senza Verdi”, ovvero un cartellone tematico unitario, tutto ispirato al Novecento musicale ed al suo rapporto con il concetto di Tempo, in sintonia con lo slogan unificante della nostra candidatura “La Cultura batte il Tempo”.

Ma, tornando al Festival Verdi e al programma di questa edizione, mi piace pensarlo come l’avvio di un nuovo percorso che parte quest’anno, avrà il suo fulcro nel 2020, anno specialissimo nel quale Stagione e Festival quasi si fonderanno senza soluzione di continuità in un calendario di grande attrattività, e si compirà nel 2021, con un grande progetto interdisciplinare che vedrà confrontarsi i tanti e diversi linguaggi della scena.

Come si può intuire, un nuovo triennio fatto di scommesse e di cambiamenti, di nuove idee, nuovi approcci, sempre necessari per evitare il rischio di appiattirsi su formule di successo e per mantenere dinamica la vitalità del progetto. Un cantiere dunque - così mi piace pensarlo - in continua evoluzione, non solo dal punto di vista dei progetti ma anche in relazione agli spazi teatrali alternativi al Regio, dove sperimentare relazioni diverse tra spazio scenico e architettura. Dopo la bellissima esperienza di Maestri al Farnese, che ha consentito – non senza immani sforzi e difficoltà, acuitesi enormemente nell’ultima fase – di restituire il monumentale Teatro Farnese alla sua destinazione originaria di luogo per apparati scenici e rappresentazioni teatrali, che ha coinvolto maestri della regia come Peter Greenaway, Graham Vick e Robert Wilson, ripartiamo, nella ricerca di nuovi spazi, con la Chiesa di San Francesco del Prato, vero e proprio cantiere in corso di restauro, che sarà teatro quest’anno della nuova produzione di Luisa Miller, affidata alla regia di Lev Dodin, uno dei più grandi maestri del teatro russo, Direttore del Maly Theater di San Pietroburgo e vincitore nel 2001 dell’Europe Theatre Prize, e alla affezionata e sontuosa bacchetta del nostro Direttore Musicale Roberto Abbado alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, con cui prosegue felicemente per il terzo anno consecutivo una proficua collaborazione. Si tratta di una grande scommessa, un “cantiere nel cantiere”: un luogo monumentale come San Francesco, di fronte alla Casa della Musica e alla Casa del Suono, quindi in un nuovo polo musicale della città che, grazie alla disponibilità del Vescovo Monsignor Solmi, si apre di nuovo al pubblico dopo anni di abbandono, sfruttando la fase dei lavori di restauro prima della riapertura come luogo di culto e dimostrando così che tutela e conservazione possono andare di pari passo con la valorizzazione e l’utilizzo culturale degli spazi monumentali, come oramai dimostrato con eccellenti risultati da molteplici esperienze in tutta Italia.

L’apertura del Festival sarà, come sempre, al Teatro Regio, con I due Foscari, affidati alla creatività e alla mano esperta di Leo Muscato per la regia, e di Paolo Arrivabeni per la direzione. In scena sempre al Regio

Nabucco, nell’allestimento innovativo e anticonvenzionale di Ricci/Forte, coppia pluripremiata del teatro di ricerca, rappresentati in tutta Europa e vincitori nel 2018 del Premio Abbiati per la loro Turandot, affiancati per la parte musicale dal Francesco Ivan Ciampa. In buca e in scena, per entrambe le opere al Teatro Regio, la Filarmonica Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani, complessi artistici di riferimento per il nostro Teatro e per il Festival Verdi. Per la quarta produzione, in scena al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto con i giovani interpreti del Concorso Internazionale Voci Verdiane Città di Busseto e dell’Accademia Verdiana, si è voluto percorrere il solco della grande tradizione, con il recupero dello storico allestimento di Aida, firmato nel 2001 da Franco Zeffirelli per l’apertura delle celebrazioni del centenario verdiano; un’Aida “da camera”, come fu definita allora la scommessa di ripensare uno dei titoli più grandiosi del repertorio verdiano per il piccolo palcoscenico di Busseto. Grazie all’accordo con la Fondazione Zeffirelli di Firenze, l’allestimento sarà ripreso da Stefano Trespidi, con i complessi artistici del Teatro Comunale di Bologna diretti da Michelangelo Mazza. Tutte le opere - a eccezione di Aida, per la quale non è ancora disponibile - saranno eseguite, come oramai costume del Festival, nelle edizioni critiche pubblicate da Casa Ricordi.

Tra i tanti momenti imperdibili del ricco e articolato programma del Festival, il concerto sinfonico della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma diretti da Roberto Abbado; il consueto appuntamento del 10 ottobre, genetliaco del Maestro, con il Gala Verdiano, arricchito quest’anno dalla presenza di Leo Nucci; e uno specialissimo recital che vedrà protagonista Mariella Devia.

Come ogni anno, per tutto il periodo del Festival la città vivrà una stagione parallela con gli eventi e le iniziative di Verdi Off, che animeranno ogni angolo della città, con particolare attenzione alle zone periferiche, in un vortice di suggestioni e di proposte originali elaborate come al solito dall’estro e dalla fantasia di Barbara Minghetti.

Contestualmente all’avvio della campagna abbonamenti, sarà a disposizione del pubblico il nuovo numero del “Festival Verdi Journal”, il magazine dedicato alle opere in scena al Festival Verdi, ricco di notizie, spunti e approfondimenti per un piacevole percorso di preparazione ai quattro debutti che ci attendono in autunno.

Infine, immediatamente a seguire la presentazione del Festival, prenderà il via un’iniziativa dal forte connotato innovativo, con l’obiettivo di valorizzare l’aspetto ludico della passione musicale, per stimolare un pubblico diverso, giovane ma non solo, che usa i devices e le tecnologie senza rinunciare al piacere della musica.

Vi attendiamo a Parma e a Busseto. Buon Festival Verdi a tutti!.

Anna Maria Meo

Direttore generale Teatro Regio di Parma


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