L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Opera corale

di Luca Fialdini

Riapre finalmente il Teatro del Giglio di Lucca, recuperando per l’occasione la produzione del 2020 del progetto LTL Opera Studio di Napoli milionaria di Nino Rota.

LUCCA, 25 settembre 2021 – Ultimo a riaprire i battenti tra i teatri del circuito Lucca-Pisa-Livorno, il Teatro del Giglio ha accolto il pubblico dopo la lunga sospensione con una rappresentazione attesa da un anno e mezzo: l’amata Napoli milionaria di Nino Rota. A rendere ancor più gradito l’evento concorre il fatto che non si tratta di una produzione ordinaria ma dell’LTL Opera Studio, un progetto particolarmente significativo che riunisce le forze del Goldoni di Livorno, del Verdi di Pisa, del Giglio di Lucca e dell’Orchestra Giovanile Toscana: scopo del progetto è promuovere e valorizzare i giovani cantanti e maestri collaboratori attraverso uno stage annuale finalizzato a una coproduzione (di cui, di volta in volta, è capofila uno dei tre teatri organizzatori). Un progetto che si è sempre segnalato per l’alta qualità, sia delle esecuzioni sia delle produzioni. Non fa eccezione questa Napoli milionaria, che vede proprio Lucca come capofila.

L’allestimento è quello - riuscitissimo - del 2013, con le scene di Alessandra Torella, i costumi della Torella ripresi da Rosanna Monti e la regia di Fabio Sparvoli. Quel che colpisce maggiormente è come, con la gestione intelligente di pochi elementi, si riesca a concepire un prodotto equilibrato. Lo spettacolo è asciutto, estremamente funzionale, snellito anche da un dosaggio davvero oculato di riferimenti eduardiani e caratterizzato da una spiccata fedeltà al libretto, di cui si evidenziano e chiariscono nodi fondamentali con disarmante semplicità. Di grandissimo effetto l’espediente per indicare (fornendone al contempo una visione critica) dell’arricchimento di Amalia: un sottile drappo rosa che riveste la parete originariamente nuda, quasi fosse carta da parati, che viene lasciato cadere a terra al consumarsi della tragedia. Un modo davvero apprezzabile per indicare in unica soluzione non solo la superficialità di questo arricchimento, ma anche il non voler affrontare la realtà e l’impossibilità di uscire dalla miseria (prima materiale, poi anche spirituale) che circonda l’uomo, innalzandola a dramma esistenziale.

Pregevolissimo il lavoro operato dal direttore Jonathan Brandani e di levatura non comune: lo studio della partitura e il raffronto delle varie edizioni gli conferiscono una conoscenza virtualmente totale della materia, di cui mette ben in luce rimandi, imprestiti, allusioni, ammiccamenti e contaminazioni, il tutto racchiuso in un gesto chiaro e comunicativo tanto per l’orchestra quanto per la platea. L’Orchestra Giovanile Italiana è come sempre eccezionale, notevole per compattezza, pulizia e precisione, ma ancor di più per la capacità di coinvolgere e ammaliare. Particolarmente riusciti gli episodi swing, che aprono una curiosa parentesi: vederli eseguire con tanta partecipazione da parte dell’orchestra e recepirli con tanto entusiasmo dal pubblico fa sorgere qualche dubbio sulla buona fede di chi esalta (e a ragione) questi momenti in Bernstein, ma storce il naso se a scriverli è Rota. L’atteggiamento ostracizzante dell’ambiente accademico italiano ha sempre ammesso solo autori come Nono, Berio, Bussotti e Donatoni, alla scrittura tonale si è sempre guardato con sospetto per partito preso.

Unica nota “negativa” è la presenza dell’orchestra non in buca ma - presumibilmente per ragioni di covid - direttamente il platea; in una posizione del genere in un teatro come il Giglio le incolpevoli voci hanno difficoltà a passare l’orchestra.

Il cast è notevole, prima ancora che per i meriti individuali proprio per l’ottima riuscita dell’ensemble. Assolutamente maiuscole le prove dei numerosi comprimari: la piccola Emma Carlotti (Rinuccia), Adina Vilichi (Donna Peppenella), Maria Chiara Vigoriti (Donna Vincenza), Yuri Miscante Guerra (Peppe o’cricco), Lorenzo Liberali (Riccardo Spasiano), Niccolò Casi (Federico), Alessandro Ceccarini (‘O Miezo prevete) e Mauro Secci (Pascolino ‘o Pittore), il cui concorso e la capacità tanto di fondersi con l’insieme quanto di caratterizzare in modo efficace ogni individualità ha regalato un bel valore aggiunto alla rappresentazione.

Merita una speciale menzione Lucia Conte, interprete di una convincente Assunta dalla caratteristica (e ben eseguita) risata.. Di grande efficacia il Brigadiere Ciappa di Gian Luca Tumino e il sergente Johnny di Aran Matsuda, così come l’ottima Adelaide Chiano di Antonia Fino. Di primo piano il tenore Francesco Fortes, che nei panni di Errico Settebellezze sfoggia una vocalità chiara e ben centrata, unita a un fraseggio davvero curato. Molto buono Daniele Adriani come Amedeo, che però potrebbe rendere il personaggio con maggior efficacia recitativa. Viola Sofia Nisio è una Maria Rosaria duttile e ben riuscita, disinvolta e capace di passare in brevissimo tempo da situazioni brillanti a momenti più drammatici. Alfonso Michele Ciulla interpreta un Gennaro Iovine spaccato in due: indolente e lazzarone nel primo atto, tormentato e lucido nel terzo. La vocalità scura e la recitazione assolutamente spontanea lo rendono un interprete incisivo, che viene voglia di vedere in parti più impegnative.

A brillare su tutti l’Amalia di Valentina Iannone. In un ruolo che esige una spiccata personalità, la giovane cantante ha dimostrato una grande maturità (specialmente vocale) e un magnetismo scenico apparentemente naturale.


 

 

 
 
 

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