L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Gioseffo Zarlino e il linguaggio musicale

Nella prima metà del Cinquecento, dopo essere entrato a far parte dell’ordine dei frati francescani e aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale, Zarlino studia col Maestro di Cappella della Basilica di San Marco, Adrian Wuillaert, compositore fiammingo fondatore della scuola veneziana; nella seconda metà del XVI secolo è ancora a Venezia e diviene egli stesso Maestro di Cappella a San Marco. Anticipatore dell’armonia tonale (che come disciplina autonoma e formalizzata nasce nel Settecento col Traité de l’harmonie di Jean-Philippe Rameau), a Gioseffo Zarlino dobbiamo composizioni musicali di valore nonché un significativo apporto alla teoria contrappuntistica. La sua fama è certamente legata ai suoi ampi e approfonditi studi musicali, e in particolare alle Istituzioni armoniche, il trattato in cui, in pieno accordo con la sensibilità rinascimentale, asserisce che la musica è una scienza esatta e precisa, come l’aritmetica a cui è strettamente connessa, fondata sulla quantificazione di voci e suoni musicali. Dobbiamo però sottolineare che, nel suo trattato, Zarlino dà grande rilievo alla sfera metafisica: la componente divina è fortemente preponderante in quegli anni e l’autore delle Istituzioni armoniche è prima di tutto un uomo di Chiesa. La musica è finalizzata alla pratica della fede, la mente e le espressioni umane sono rivolte a chi le ha create. Dio ha concesso all’uomo la vita e il creato lo ricambia, venerandolo intonando soavi melodie. Nell'immagine rinascimentale dell'uomo sospeso fra dimensione bestiale e angelica, la musica si fa dunque espressione di questa duplice natura, ma, pur esprimendo anche le passioni più terrene, nella sua forma più alta e pura rappresenta l'elevazione dell'essere umano verso la perfezione divina.

Scrive Zarlino nel proemio alle Istituzioni armoniche:

Molte fiate, meco pensando e rivolgendomi per la mente varie cose che il sommo Iddio ha per sua benignità donato a mortali, ho compreso chiaramente che tra le più meravigliose è l’aver conceduto loro particolar gratia di usar la voce articolata, col mezzo della qual sola fosse l’uomo sopra gli altri animali atto a poter mandar fuori tutti quei pensieri che avesse dentro nell’animo concepito; e non è dubbio che per essa apertamente si manifesta quanto egli sia dissimile dalle bestie e di quanto sia loro superiore; e credo che si possa dir veramente cotal dono essere stato di grandissima utilità all’umana generazione, percioché niuna altra cosa se non il parlare indusse e tirò gli uomini, i quali, da principio, erano sparsi nelle selve e nei monti, vivendo quasi vita da fiere, a ridursi ad abitare e vivere in compagnia, secondo che alla natura dell’uomo è richiesto, e a fabbricar città e castelli, e uniti per virtù dei buoni ordini conservarsi, e, contrattando l’un con l’altro, porgersi aiuto in ogni lor bisogno. Essendosi per questa via a vicinanza ragunati e congiunti, fu poi conosciuto di giorno in giorno per prova quanta fosse la forza del parlare, ancora che rozzo. Onde alcuni di elevato ingegno nel parlare cominciarono a mettere in uso alcune maniere ornate e dilettevoli con belle e illustri sentenze, sforzandosi di avanzar gli altri uomini in quello che gli uomini restano superiori agli altri animali. Né di ciò rimanendo satisfatti tentarono di passare ancora più oltre, cercando tuttavia di alzarsi a più alto grado di perfezione, e, avendo per questo effetto aggiunto al parlare l’armonia, cominciarono da quella ad investigar vari ritmi e diversi metri, li quali, con l’armonia accompagnati, porgono grandissimo diletto all’anima nostra.

La voce articolata è ciò che differenzia l’essere umano dall’animale e il linguaggio musicale rappresenta un passaggio successivo rispetto al parlato, il cui scopo è dilettare gli animi; Zarlino identifica con precisione gli stadi attraversati dal dono di Dio agli uomini: la fonazione che si fa voce articolata e ci eleva al di sopra degli altri animali è, innanzi tutto, comunicazione volta all’interazione sociale; il passo successivo nonché punto di arrivo è il discorso musicale, coincidente col lodare la divinità cantando. A tal proposito, Zarlino fornisce una precisa definizione di musica:

Ma intendendosi allora per la musica una somma e singolar dottrina, furno i musici tenuti in gran pregio ed era portata loro una riverenza inestimabile. Benché o sia stato per la malignità de tempi o per la negligenza degli uomini che abbiano fatto poca stima non solamente della musica, ma degli altri studi ancora, da quella somma altezza nella quale era collocata è caduta in infima bassezza; e dove le era fatto incredibile onore è stata poi riputata si vile e abietta e si poco stimata che appena dagli uomini dotti per quel che ella è viene ad esser riconosciuta; e ciò mi par che sia avvenuto per non le esser rimasto né parte né vestigio alcuno di quella veneranda gravità che anticamente ella era solita di avere. Onde ciascuno si ha fatto lecito di lacerarla e con molti indegni modi trattarla pessimamente. Nondimeno l’ottimo Iddio, a cui è grato che la sua infinita potenza, sapienza e bontà sia magnificata e manifestata dagli uomini con inni accompagnati da graziosi e dolci accenti, non li parendo di comportar più che sia tenuta a vile quell’arte che serve al culto suo e che qua giù ne fa cenno di quanta soavità possano essere i canti degli Angeli, i quali nel cielo stanno a lodare la sua maestà, ne ha conceduto grazia di far nascere a nostri tempi Adrian Wuillaert, veramente uno de più rari intelletti che abbia la musica pratica giammai esercitato, il quale, a guisa di nuovo Pitagora, esaminando minutamente quello che in essa puote occorrere e ritrovandovi infiniti errori ha cominciato a levargli e a ridurla verso quell’onore e dignità che già ella era e che ragionevolmente doveria essere; ed ha mostrato un ordine ragionevole di comporre con elegante maniera ogni musical cantilena, e nelle sue composizioni egli ne ha dato chiarissimo esempio.

La musica è un’arte nobilissima, così come chi la pratica. Tuttavia, ci riferisce l’autore, la negligenza dell’uomo l’ha corrotta: essa ha attraversato una fase buia, durante la quale la sua rilevanza non era riconosciuta. Lo scopo della musica è omaggiare la divinità: Dio ha donato la vita a Wuillaert affinché riportasse tale arte al suo antico splendore ed egli ha donato alla musica un nuovo volto e, soprattutto, nuovi precetti, capitali secondo Zarlino. Lo scopo delle Istituzioni armoniche di Gioseffo Zarlino è appunto regolare quest’arte, fondata sul rigore:

Ora perché ho inteso che vi sono di molti, de quali parte per curiosità e parte veramente per volere imparare, desiderano che alcuno si muova a mostrar la via del comporre musicalmente con ordine bello, dotto e elegante, io ho preso fatica di scriver le presenti Istituzioni, raccogliendo diverse cose dai buoni antichi e ritrovandone ancora io di nuovo per far prova se io potessi per avventura esser atto a satisfare in qualche parte a cotal desiderio e all’obbligo che ha l’uomo di giovare agli altri uomini. Ma vedendo che si come a chi vuol esser buon pittore e nella pittura acquistarsi gran fama non è abbastanza l’adoprar vagamente i colori se dell’opera che egli ha fatta non sa render salda ragione, così a colui che desidera aver nome di vero musico non è bastante e non apporta molta laude l’aver unite le consonanze quando egli non sappia dar conto di tale unione; però mi son posto a trattare insiememente di quelle cose le quali e alla pratica et alla speculativa di questa scienza appartengono, a fin che coloro che ameranno di essere nel numero di buoni musici possano, leggendo accuratamente l’opera nostra, render ragione dei loro componimenti; e benché io sappia che il trattare di questa materia abbia in sé molte difficoltà, nondimeno ho buona speranza che, ragionandone con quella brevità che mi sarà possibile, la mostrerò chiara e facilissima, aprendo tali secreti di essa che ogn’uno per avventura in gran parte ne potrà rimaner satisfatto.

La voce cantante è il frutto della disciplina: educare la propria voce al canto equivale al cammino individuale che porta il proprio spirito a elevarsi in una sempre più profonda conoscenza di sé, in quanto strumento musicalmente accordato con il cosmo. Platone, concorde col suo discepolo Aristotele, ritiene che la bellezza sia sinonimo di virtù, per questa ragione la bella musica raggiunga l’uomo nel profondo, risultando un ottimo mezzo didattico: indubbiamente, lo studio della musica e in particolare la pratica canora aiutano a costruire la propria identità e a rivendicare l’unicità che rende meravigliosa ogni esistenza, ogni vita. Educare la propria voce al canto significa imparare a conoscere se stessi, crescere coerentemente con la natura che ci circonda, in armonia fra il macrocosmo e il microcosmo costituito da ogni individuo; attraverso la musica porgiamo al prossimo il mondo interiore che ci contraddistingue. Cantando le nostre passioni veicoliamo affetti, trasmettiamo racconti, entriamo a far parte della sinfonia (in senso etimologico di unione sonora) universale, e, forse, riusciamo a echeggiare in eterno, lasciando un’indelebile traccia del nostro passaggio.


 

 

 
 
 

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