Teatro Bellini 2018-2019
dal 19 al 28 ottobre
DON GIOVANNI DI MOZART secondo L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
con Petra Magoni, Simona Boo, Hersi Matmuja, Mama Marjas, Evandro Dos Reis, Omar Lopez Valle, Houcine Ataa
pianoforte Leandro Piccioni,contrabbasso Pino Pecorelli, batteria Ernesto Lopez Maturell, chitarre Emanuele Bultrini, tastiere Andrea Pesce
elaborazioni musicali Mario Tronco, Leandro Piccioni, Pino Pecorelli
scene Barbara Bessi
costumi Ortensia de Francesco
luci Daniele Davino
direzione artistica e regia Mario Tronco
regia Andrea Renzi
direzione musicale Leandro Piccioni
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Accademia Filarmonica Romana, Le nuits de Fourvière - Lione
produzione originale Accademia Filarmonica Romana, Le nuits de Fourvière - Lione 2017
L’Orchestra di Piazza Vittorio torna al Teatro Bellini con il suo Don Giovanni di Mozart presentato a Lione per il Festival Les nuits de fourvière nel giugno 2017. Uno spettacolo originalissimo in cui il simbolo della seduzione maschile diventa allegoria del gioco dell’attrazione. A vestire i panni del protagonista, la meravigliosa Petra Magoni, già celebre “regina della notte” nel precedente Flauto magico dell’Orchestra di Piazza Vittorio. La regia di Andrea Renzi e la direzione musicale di Mario Tronco creano un meccanismo perfetto in cui le note di Mozart convivono con le principali esperienze musicali del ’900, come il jazz ed il rock, passando per la disco music e il reggae, in quella commistione di generi tanto cara all’Orchestra di Piazza Vittorio. In scena, dunque, Don Giovanni si trasforma in un redivivo Cab Calloway in un immaginario Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni ’20.
dal 6 al 25 novembre
FRONTE DEL PORTO
di Budd Schulberg con Stan Silverman
traduzione e adattamento Enrico Ianniello
con Daniele Russo, Antimo Casertano, Orlando Cinque, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Edoardo Sorgente, Pierluigi Tortora
scene Alessandro Gassmann
costumi Mariano Tufano
luci Marco Palmieri
videografie Marco Schiavoni
musiche Pivio e Aldo De Scalzi
uno spettacolo di Alessandro Gassmann
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania
Dopo lo straordinario successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, debutta al Teatro Bellini un nuovo progetto di trasposizione teatrale di una “storia cinematografica”, quella di Fronte del porto. Stavolta Alessandro Gassmann dirige Daniele Russo e altri 9 attori in una riscrittura di Enrico Ianniello che rielabora l’originaria sceneggiatura di Budd Schulberg, ambientandola nella Napoli della speculazione edilizia degli anni ’80. In quell’epoca, spiega Gassmann, «la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione criminale; gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il porto era sempre di più al centro di interessi diversi, legali e illegali». Sulla scena le storie di caporalato, soprusi e gestione violenta del mercato del lavoro prendono vita tra la baraccopoli di Calata Marinella, la Chiesa del Carmine, il molo Bausan, la Darsena Granili e l’avveniristica Casa del Portuale di Aldo Rossi. Uno spettacolo che sarà capace di restituirci la forza della storia, facendoci immedesimare nelle intense e rabbiose relazioni tra i personaggi che la popolano.
dal 27 novembre al 2 dicembre
1984
di George Orwell
adattamento e traduzione Matthew Lenton e Martina Folena
con Luca Carboni, Eleonora Giovanardi, Nicole Guerzoni, Stefano Agostino Moretti, Aurora Peres, Mario Pirrello, Andrea Volpetti
scene Guia Buzzi
luci Orlando Bolognesi
composizione musicale e disegno sonoro Mark Melville
costumi Gianluca Sbicca
video Riccardo Frati
regia Matthew Lenton
produzione Emilia Romagna Teatro, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
Matthew Lenton, pluripremiato regista britannico, nonché direttore artistico e fondatore della compagnia teatrale Vanishing Point – del quale basta ricordare il magnifico Interiors – torna finalmente a Napoli con il suo nuovo lavoro: una personale rilettura di 1984, il classico senza tempo di George Orwell. Dirigendo un cast tutto italiano, Lenton ci propone una versione teatrale del romanzo che, seppur molto fedele all’originale, ci suggerisce una riflessione sulle numerose similitudini tra la realtà distopica raccontata da Orwell e il nostro presente. Il regista scozzese rilegge 1984 spostandolo in un’era caratterizzata dal controllo da parte dei Big-Data e degli algoritmi dei social media, cioè quella attuale. Secondo Lenton, questi ultimi ci costringono a un pensiero binario: bianco o nero, modificando non solo le dinamiche di interazione tra esseri umani, ma anche il pensiero stesso. Dunque – si chiede Lenton – se il nostro modo di ragionare sta cambiando, chi o cosa guida questo cambiamento?
dal 7 al 16 dicembre
COUS COUS KLAN
drammaturgia Gabriele Di Luca
con Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
voce fuori campo Andrea Di Casa
musiche originali Massimiliano Setti
scene Maria Spazzi
costumi Erika Carretta
luci Giovanni Berti
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
coproduzione Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo, Marche Teatro
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, La Corte Ospitale – residenze artistiche
Carrozzeria Orfeo, una delle più interessanti compagnie del momento, presenta al Teatro Bellini il suo Cous Cous Klan che ci trascina nella quotidianità di una comunità di assurdi senzatetto. Siamo in un futuro prossimo in cui l’acqua è privatizzata e i fiumi sono sorvegliati dalle guardie del governo, in un parcheggio abbandonato ci sono due roulottes. In una vivono tre fratelli: Caio, un ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo; accanto, nell’altra ci vive Mezzaluna, il compagno musulmano di Olga. Una piccola comunità logorata da rabbie e conflitti, a cui si aggiungerà Aldo, un medio borghese elegante e maturo che dopo un grave problema famigliare si è ritrovato a dormire per strada e il cui precario equilibrio sarà irrimediabilmente sconvolto dall’arrivo di Nina, una ragazza ribelle e imprevedibile, che si rivelerà al tempo stesso il più grande dei loro problemi e la chiave per un riscatto sociale. «Fotografiamo senza fronzoli - spiegano i registi - un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezzeattraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che raccontiamo». Tutto può precipitare o trovare soluzione: la pièce si muove su una sottile linea tra sublime e banale, con dialoghi serrati e a tratti isterici, in uno stile provocatorio che ci trascina inevitabilmente nell’assurdo senso che muove il quotidiano.
dal 26 dicembre al 6 gennaio
VIVA MOMIX FOREVER
direttore artistico Moses Pendleton
codirettore artistico Cynthia Quenn
uno spettacolo dei Momix
I Momix tornano finalmente al Teatro Bellini con il loro spettacolo evento realizzato per celebrare i 35 anni della compagnia. Viva Momix Forever infatti, ripropone i momenti più intensi delle produzioni che hanno decretato il successo internazionale dell’ensemble. Nei novantacinque minuti di spettacolo rivivono le scene, le coreografie e le emozioni a passo di danza dei loro capolavori da Momix in Orbit, Momix Classics, Passion, Baseball, Opus Cactus, Sun Flower Moon, fino agli ultimissimi successi di Bothanica e Alchemy. A questi, si aggiungono tre nuove coreografie: Daddy Long Leg, Light Reigns e Paper Trails. Il risultato è uno spettacolo travolgente in cui i ballerini danzano con il supporto di giochi di illuminotecnica, illusioni ottiche e tessuti fosforescenti che li trasformano in creature oniriche dalle sembianze di alberi e animali. Viva Momix Forever è un’esperienza imperdibile, uno spettacolo che, come scrive il direttore artistico Moses Pendleton, «i più grandi ricorderanno […] i più piccoli scopriranno! Life is short, art is long».
dall’8 al 20 gennaio
ELVIRA (Elvire Jouvet 40)
di Brigitte Jacques © Éditions Gallimard
da Molière e la commedia classica di Louis Jouvet
traduzione Giuseppe Montesano
con ToniServillo, Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri
costumi Ortensia De Francesco
luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini
regia Toni Servillo
coproduzione Teatri Uniti, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Dopo una lunga tournée internazionale torna al Teatro Bellini Elvira, la creazione con cui Toni Servillo ha coraggiosamente portato in scena alcune delle lezioni di teatro di Louis Jouvet. «Elvira porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso, quasi a spiare tra platea e proscenio, – spiega lo stesso Toni Servillo – con un maestro e un’allieva davanti a un sipario tagliafuoco che non si alzerà mai, un particolare momento di una vera e propria fenomenologia della creazione del personaggio. Un’altra occasione felice, offerta dalle prove quotidiane del monologo di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière, consiste nell’opportunità di assistere ad una relazione maieutica che si trasforma in scambio dialettico, perché il personaggio è per entrambi un territorio sconosciuto nel quale si avventurano spinti dalla necessità ossessiva della scoperta. Louis Jouvet formula a proposito dell’attore la famosa distinzione comédien/acteur e dice precisamente: “il comédien è per così dire il mandatario del personaggio, mentre l’acteur delega se stesso personalmente. Il comédien esiste grazie allo sforzo, alla disciplina interiore, a una regola di vita dei suoi pensieri, del suo corpo. Il suo lavoro si basa su una modestia particolare, un annullarsi di cui l’acteur non ha bisogno”. Trovo il complesso delle riflessioni di Jouvet particolarmente valido oggi per significare soprattutto ai giovani la nobiltà del mestiere di recitare, che rischia di essere svilito in questi tempi confusi».
dal 22 al 27 gennaio
COSI’ E’ (SE VI PARE)
di Luigi Pirandello
con Francesca Agostini, Mauro Bernardi, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Ilaria Falini, Mariangela Granelli, Orietta Notari, Maria Paiato, Nicola Pannelli, Benedetta Parisi
regia Filippo Dini
produzioneTeatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
In una cittadina come tante uno strano terzetto scatena curiosità e pettegolezzi: un uomo, la suocera e la moglie che nessuno vede mai sono i protagonisti di un mistero che Luigi Pirandello costruisce con maliziosa abilità. Filippo Dini è attore e regista di un nutrito cast, tra cui figura la straordinaria Maria Paiato, in questa commedia dove nulla è come appare. Le certezze sfumano inesorabilmente di fronte a una realtà, quella dei coniugi Frola e della suocera: la loro è una famiglia che esce fuori dagli schemi, che ha un comportamento anomalo, contraddice il buon senso, si prende gioco della regole codificate del vivere civile. L’ambientazione rassicurante del salotto borghese fa da sfondo all’enigma del signor Frola: è la seconda moglie, quella che tiene nascosta in casa, per evitare alla suocera lo shock di ricordare la morte della figlia, la prima consorte? Oppure questa è veramente la prima moglie, che la follia del marito scambia per un’altra donna? L’anziana donna e il genero raccontano ciascuno una versione dei fatti, mentre intorno a loro si insegue un’ipotetica Verità. A pochi anni dalla trilogia del teatro nel teatro, Luigi Pirandello consegna un’opera fintamente naturalistica, giocata sui toni della commedia ma che sfugge alla concretezza della realtà. Arte e vita si disintegrano sulle tavole del palcoscenico, e a distanza di un secolo Così è (se vi pare) è ancora una potente metafora sull’incertezza delle relazioni.
Dal 29 gennaio al 3 febbraio
LA SCORTECATA
liberamente tratto da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile
testo e regia Emma Dante
con Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola
elementi scenici e costumi Emma Dante
luci Cristian Zucaro
coproduzione Festival di Spoleto 60, Teatro Biondo di Palermo
in collaborazione con Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
Emma Dante torna al Teatro Bellini con La scortecata, lo spettacolo presentato al Festival di Spoleto del 2017 che ha ricevuto un grande consenso di pubblico e critica. Liberamente ispirato all’omonima fiaba de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, narra la bizzarra vicende di due anziane sorelle, Rusinella e Carolina che vivono insieme malsopportandosi e non si rassegnano alla vecchiaia. L’artista palermitana si appropria completamente della vicenda, affida a due uomini - Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola – i ruoli delle due vecchine e li fa muovere su una scena scarna, abitata solo da due sedioline un castello in miniatura e un baule. Così, attraverso i due interpreti che drammatizzano il racconto di Basile, passando dalla narrazione in terza persona all’immedesimazione e saltando da un registro all’altro senza soluzione di continuità, assistiamo a una divertente e originale riflessione sul «maledetto vizio delle femmine di apparire belle».
dal 5 al 10 febbraio
BESTIE DI SCENA
scritto e diretto da Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet
e con Daniela Macaluso,Gabriele Gugliara
luci Cristian Zucaro
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
In esclusiva al Teatro Bellini, lo sconvolgente e provocatorio Bestie di scena con cui Emma Dante ha stupito, affascinato e scandalizzato critica e pubblico. L’artista palermitana presenta un lavoro in cui 16 personaggi, muti e senza vestiti, si muovono sul palco come delle “bestie di scena”. Sono attori che cercano il proprio personaggio e lo fanno ballando, cantando, urlando, litigando nei dialetti del sud, seducendo e impazzendo, amando, ridendo e combattendo, mettendo in atto un processo selvaggio che rimanda, secondo l’artista palermitana, a quello attraverso il quale nasce e si forma un individuo. In Bestie di scena, spiega la Dante, «c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, le “bestie” finiscono su un palcoscenico pieno di insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno. […] Dopo aver affrontato svariate prove, dalla quinta arriverà l’ennesimo comandamento, l’ultimo, il più terribile. Solo allora gli “imbecilli” disubbidiranno. Sceglieranno di restare nudi in schiera davanti a noi. La loro scoperta sarà di essere sempre stati nudi e di non essere stati altro che quello. Non avrà più senso raccogliere, coprirsi, compiere altre azioni ma semplicemente stare, e guardare».
dal 12 al 17 febbraio
MACBETTU
tratto dal Macbeth di William Shakespeare
traduzione in sardo Giovanni Carroni
con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino
musiche pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra
coproduzione Sardegna Teatro, Compagnia Teatropersona
Finalmente il Macbettu di Alessandro Serra – vincitore, nel 2017, dell’UBU come miglior spettacolo e del premio ANCT – arriva al Teatro Bellini. Lo spettacolo trasferisce il Macbeth di Shakespeare in lingua sarda, così sul palcoscenico prende vita l’universalità della vicenda di Macbeth interpretata dagli attori - solo uomini, come da tradizione elisabettiana - che con maschere, sonagli e abiti scuri, si donano, corpo e voce, ad una regia tutta sonorità e ritmo, grazie anche alle composizioni musicali. «Quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza», con queste parole Serra descrive la suggestione da cui ha preso forma il suo lavoro. Il risultato è uno spettacolo ricco di meraviglia tragica e affascinante, in grado di utilizzare elementi della tradizione in modo contemporaneo. In uno spazio evocativo, gli attori si muovono seguendo precise traiettorie coreografiche e Macbettu inquieta con atroce bellezza.
dal 26 febbraio al 4 marzo
LA NOTTE POCO PRIMA DELLE FORESTE
di Bernard-Marie Koltès
traduzione GiandonatoCrico, Pierfrancesco Favino
adattamento teatrale Pierfrancesco Favino
con Pierfrancesco Favino
luci Marco D’Amelio
sound designer Sebastiano Basile
regia Lorenzo Gioielli
produzione Compagnia Gli Ipocriti
Il Teatro Bellini presenta La notte poco prima delle foreste, il monologo di Koltès reso celebre da Pierfrancesco Favino e presentato in piccola parte sul palco del Festival di Sanremo. La regia firmata da Lorenzo Gioielli propone uno spettacolo dalla scena scarna ed essenziale, costituita esclusivamente da una sedia e da luci al neon intermittenti nascoste da un velatino a rappresentare una pioggia battente ed incessante. Sotto il temporale si muove Pierfrancesco Favino nelle vesti del “diverso”, dello “straniero”, dell’“immigrato” dalla postura inclinata dal dolore e dalla voce che sembra sempre essere ad un passo dall’infrangersi nel pianto. Le parole struggenti di Koltès danno vita ad un monologo al tempo stesso caloroso e crudo, che esprime e denuncia l’oppressione del diverso, il suo dolore e la sua ribellione. «Mi sono imbattuto in questo testo – spiega Favino – un giorno lontano, mi sono fermato ad ascoltarlo senza poter andar via e da quel momento vive con me ed io con lui. Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. E’ uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io […] eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo».
dal 12 al 24 marzo
TITO/GIULIO CESARE
2 riscritture originali da Shakespeare
Tito di Michele Santeramo
con cast da definire
regia Gabriele Russo
Giulio Cesare di Fabrizio Sinisi
con cast da definire
regia Andrea De Rosa
scene Francesco Esposito
costumi Chiara Aversano
luci Salvatore Palladino, Gianni Caccia
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini
Tito/Giulio Cesare nasce nell'ambito del Glob(e)al Shakespeare, il progetto presentato a giugno 2017 nell'ambito del Napoli Teatro Festival Italia, per il quale Gabriele Russo, che l’ha ideato, si è aggiudicato il Premio dell'Associazione Nazionale Critici 2017 come migliore progetto speciale. Il Giulio Cesare e il Tito Andronico di Shakespeare, riscritti e diretti l'uno da Fabrizio Sinisi/Andrea De Rosa e l'altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo – in un riallestimento pensato appositamente per la tournée – condividono identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze del suo esercizio. Da una parte, il Tito diSanteramo riesce a restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso; dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e filosofico del Giulio Cesare di Shakespeare, realizza un allestimento dall’atmosfera metallica in cui i congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le interrogano e ne sono al tempo stesso travolti.
dal 26 al 31 marzo
RAGAZZI DI VITA
di Pier Paolo Pasolini
drammaturgia Emanuele Trevi
con Lino Guanciale
e conSonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
canto Francesca della Monica
video Luca Brinchi, Daniele Spanò
regia Massimo Popolizio
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale
È su una scena nuda e scarna che Massimo Popolizio fa muovere i 19 ragazzi di vita pasoliniani, riuscendo ad essere fedele al primo romanzo dell’autore friulano dando forma e voce al mondo intricato e contraddittorio, crudo e dolce, disumano e solidale delle borgate romane. «I “ragazzi” di cui parla Pasolini – afferma Emanuele Trevi - sono persone che lottano con la quotidianità. Una vitalità infelice, la loro, e la cosa più commovente in quest’opera è proprio la mancanza di felicità. I “ragazzi di vita”, più in generale, sono un popolo selvaggio, una squadra, un gruppo, un branco di povere anime perdute». La pièce nasce da un’esigenza di fedeltà sia al testo sia alle acute osservazioni di Pasolini sull’universo del sottoproletariato italiano degli anni ’50. La scena pertanto, è un turbinio di voci, pose e gesti in cui prevale la parlata romanesca «o meglio - continua Trevi - quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini stesso definiva una lingua inventata».
dal 9 al 14 aprile
LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
liberamente tratto dal film di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Ugo Pirro
di Paolo Di Paolo
con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell'Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
video Riccardo Frati
musiche e arrangiamenti Filippo Zattini
regia Claudio Longhi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
A quasi 50 anni dall’uscita de La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri, che sollevò un duro dibattito sul tema del proletariato, Paolo Di Paolo scrive un testo costruito intorno ai materiali della sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro. Sulla scena assistiamo alla storia dell'operaio Lulù Massa, stakanovista odiato dai colleghi - interpretato da Lino Guanciale – e al tempo stesso, ascoltiamo le riflessioni dello sceneggiatore e del regista e le opinioni degli spettatori di allora e di oggi. Coinvolti dal commento sonoro delle sinfonie di Vivaldi e dalle note delle canzonette italiane dell’epoca, lo spettacolo ci trasporta direttamente nella genesi creativa dell’opera invadendo la platea con manifestazioni di piazza e comizi. Due epoche distanti solo apparentemente si ritrovano sulla scena a fare i conti con l’umana condizione di alienazione, in un confronto cinico e ironico. «Lo spettacolo - affermano il regista e il drammaturgo - racconta un mondo che oggi non c’è più. Eppure ci parla ancora».
dal 3 al 12 maggio
SI NOTA ALL’IMBRUNIRE (SOLITUDINE DA PAESE SPOPOLATO)
di Lucia Calamaro
con Silvio Orlando
e conRiccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
regia Lucia Calamaro
coproduzione Cardellino srl,Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
Dopo il successo di Lacci, Silvio Orlando torna al Teatro Bellini con un lavoro scritto e diretto dalla straordinaria Lucia Calamaro, già vincitrice di 3 UBU. Attraverso la storia di Silvio – che da tre anni ha deciso di vivere in un paese disabitato e di smettere di camminare - e degli incontri-scontri tra i suoi tre figli – costretti ad affrontare la singolare e delicata situazione paterna – lo spettacolo ci parla delle distanze generazionali e umane tra individui. Con la sua consueta ironia, al tempo stesso acuta e delicatissima, la Calamaro pone l’accento su una specifica patologia della nostra epoca: la solitudine sociale. «Ci piace pensare – scrive la regista – che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia».