L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Stagione lirica e di balletto 2020

Palla de’ Mozzi

musica Gino Marinuzzi

La trama

Atto primo

Palla de’ Mozzi comanda un’armata mercenaria che da un mese assedia invano un castello presso Siena. L’Opera incomincia in un monastero colla cerimonia del Mattutino. Un giovane bellissimo, vestito di ferro, piange dirottamente: le monache vorrebbero consolarlo ma egli, disperato, rivela l’orrore del mestiere delle armi al quale è votato: e vuole espiare colla morte. È Signorello, il figlio ventenne di Palla. Durante la celebrazione della Messa lontani suoni militareschi invadono vieppiù lo spazio sonoro: Palla giunge colle sue milizie. Egli ritiene che la scomunica papale che l’ha colpito porti cattivo augurio alle sue gesta: il castello del Montelabro non cede; e vorrebbe che il Vescovo gli benedicesse le insegne. Quando questi con orrore si rifiuta e all’anatema papale aggiunge il suo, Palla gli fa violenza e abbandona la chiesa. L’atto si chiude con una pagina sinfonica che narra il seguito della celebrazione eucaristica.

Atto secondo

Il secondo atto si svolge in una torre all’interno della rocca assediata. Dopo una scena di apocalittica violenza vediamo gli ultimi momenti di libertà del Montelabro insieme colla figlia Anna Bianca. Quando giunge Palla gli ordini della Repubblica di Siena sono che il castellano vinto non debba essere ucciso né il castello saccheggiato; Palla lo fa prigioniero e, solo premio concessogli per i suoi ufficiali, dà loro Anna Bianca perché la posseggano. Il Montelabro gli maledice; poi Palla affida il prigioniero alla custodia di Signorello, che ne risponderà colla vita, e si reca a prendere ordini a Siena. Quando gli uomini giungono per fare strazio della vergine ella, che in un luogo segreto custodisce un tesoro, riesce a corromperli offrendo loro quarantamila fiorini affinché facciano fuggire il padre. Alle obiezioni degli ufficiali, esser ciò impossibile per la vigilanza di Signorello, Anna Bianca risponde: che la cedano a lui ed ella saprà inebriarlo con tali arti di cortigiana da far cadere la sua vigilanza. Nessuno si accorge che Signorello è penetrato nella torre e, nascosto, ha tutto ascoltato. Quando gli uomini fanno luogo al figlio del capola ragazza tenta ogni lusinga per invogliare Signorello ma questi la rassicura: sa tutto e l’ammira per il suo sacrificio: egli per redimersi ne vuol compire uno analogo giacché sa che il padre lo condannerà a morte per la fuga del Montelabro. Come Anna Bianca mai ha conosciuto l’uomo così mai egli ha conosciuto la donna; i due ragazzi puri si accorgono di amarsi intanto che la notte cala: ed estaticamente si confessano l’un l’altro.

Atto terzo

Il terzo atto incomincia all’alba al campo di Palla de’ Mozzi. Questi rientra e ordina al boia l’esecuzione del Montelabro; allora i suoi si accorgono che questi è fuggito e che a farlo fuggire è stato Signorello. L’ira del capitano prorompe: egli convoca le milizie per giudicare il figlio e lo condanna a morte. Anna Bianca prende la parola e svela la verità; Palla vieppiù si incrudelisce; ne nasce un tumulto giacché parte delle truppe vorrebbe che Signorello venisse graziato. Di fronte all’insubordinazione delle truppe Palla ritiene di aver perso l’onore e si ferisce mortalmente; ma prima che spiri Signorello dichiara che le milizie debbono attuare il vero fine di Giovanni dei Medici, la lotta per la Patria italiana. Palla morendo offre al figlio la sua spada riconsacrandolo.

(da: Paolo Isotta, “Altri canti di Marte. Udire in voce mista al dolce suono”, Marsilio, 2015)

 


 

 

 
 
 

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