L’Ape musicale

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I giocattoli di Amadeus

RASSEGNA CAMERISTICA 2015 – ALLEGRO CON BRIO

DOMENICA 25 GENNAIO 2015 – ORE 17

Acclamato e celebrato nella maturità, Rossini incappò da giovane in qualche insuccesso. Fu questo il caso della farsa in un atto Il signor Bruschino (Venezia, 1813), della quale oggi si esegue soprattutto la breve e spiritosa sinfonia. Il brano, dopo una introduzione in cui si contrappongono archi gravi e acuti, si articola già in embrione come le ouverture della trilogia comica: una prima idea melodica vivace e brillante che sfocia in un tutti orchestrale, un secondo spunto tematico di carattere più cantabile esposto dai fiati seguito da un crescendo che porta a un nuovo tutti, breve transizione e ripresa conclusa da una coda. Ciò che però distingue questa sinfonia dai simili lavori coevi è il curioso effetto, provocatoriamente audace e riproposto più volte, ottenuto facendo battere gli archi dei secondi violini sui leggii (originariamente sui copricandela dei leggii). Il compositore era consapevole che una simile richiesta avrebbe suscitato reazioni negative da parte degli orchestrali (a causa del rischio di rovinare la vernice degli archi), e forse per questo motivo al termine della sinfonia nell’autografo non scrisse il solito e rispettoso “Laus Deo”, ma un più sapido “Dio ti salvi l’anima”.

Nel 1951 il musicologo Ernst Fritz Schmid (1904-1960) annunciò di aver scoperto la versione originale della Kin­dersinfonie. In base a un manoscritto sino allora sconosciuto conservato nella Biblioteca di Stato bavarese, la Kindersinfonie (nota al pubblico italiano come Sinfonia dei giocattoli) non si doveva a Franz Joseph Haydn, come generalmente ritenuto, né si componeva di soli tre movimenti, bensì a Leopold Mozart, e i tre movimenti conosciuti costituivano in realtà soltanto una parte di una più ampia composizione in sette tempi, con un organico leggermente più corposo (prevedendo tra l’altro una coppia di corni), intitolata, nella fonte monacense, Cassatio ex G. Il manoscritto scoperto da Schmid dovrebbe risalire agli anni ’60-70 del Settecento, mentre è certo che intorno agli anni ’90 dello stesso secolo si conosceva solo la versione in tre movimenti attribuita a Franz Joseph Haydn (e talvolta al fratello Johann Michael, anch’egli musicista). Non è ancora chiaro come e perché abbiamo avuto luogo lo slittamento dell’attribuzione, la soppressione di alcuni tempi e la trasposizione tonale (dall’originario sol maggiore al do maggiore della Kindersinfonie), né manca un’ulteriore ipotesi, secondo la quale il vero autore sarebbe il monaco benedettino Edmund Angerer (1740-1794). La Cassatio ex G venne eseguita per la prima volta e tra­smessa dalla BBC nel 1956, incisa poco dopo dalla Deutsche Grammophon e infine pubblicata a cura di H.C. Robbins Landon presso Doblinger nel 1974.

Nel 2010 Quirino Principe scrisse un melologo in versi sullo Schlittenfahrt (Viaggio in slitta) di Leopold Mozart. Poiché la composizione dello Schlittenfahrt risale con tutta probabilità alla fine del 1755, il melologo aveva per argomento l’imminente nascita di Wolfgang, avvenuta il 27 gennaio 1756. Questa versione dello Schlittenfahrt venne presentata dall’or­chestra “Milano Classica”, sotto la direzione di Fabrizio Dorsi, il 21 febbraio 2010. Intenzione di Principe era quella di scrivere un secondo melologo, che costituisse il seguito ideale del Viaggio in slitta, avente per argomento i giocattoli di Amadeus e basato sulla Cassatio ex G. Il concerto di oggi pomeriggio rappresenta la realizzazione di quel progetto.

Fabrizio Dorsi

Ora, finalmente, il secondo melologo è nato, esiste, e corre attraverso i sette tempi della Cassatio ex G. Precede i tre movimenti della Kindersinfonie, si lascia alle spalle una screanzata canzone popolare incredibilmente misògina e maschilistica (ma la facevano canticchiare anche ai bambini?.... vergogna!), entra decisamente nella Kindersinfonie e la supera, giungendo alla trionfale conclusione dimensionata secondo utenti dagli zero ai nove anni. Il testo melologico è rigorosamente in versi e in rima, come vuole il mio culturalmente scorretto costume. Prende le mosse dallo “Spielzeug­smuseum” (“Museo dei giocattoli”) rintracciabile al n. 2 della Bürgerspitalgasse di Salisburgo, e, fondandosi non su reperti (mai scoperti nella casa al n. 9 della salisburghese Getreidegasse) bensì sull’irrefutabile prova dell’argumentum ex silentio, immagina un Wolfgang Amadé, anch’egli tra gli zero e qualcosa e i nove anni e nei momenti di pausa tra il suo comporre e il suo suonare, alle prese con il gioco dell’oca e la tombola, con un bambolotto che gira gli occhi e vagisce (inventato in In­ghilterra nel 1701), caracollante sull’asta dalla testa di cavallo, soffiante nella cannuccia delle bolle di sapone, impegnato con trottola o girandola, annaffiante i passanti in istrada con un impertinente spilletto, magari nascosto dietro una maschera di cartone, intento a decidere, forse con qualche amichetto o amichetta, la sorte di un reparto di soldatini di piombo mediante un lancio di dadi. Oppure, lo immaginiamo, già cresciuto e irrobustito, misurarsi con il ciribé (chissà mai che cos’è?)… Intanto, gli spazi della vetusta e rispettabile Hagenauerhaus, costruita nel 1408, si empiono di suoni: corno di postiglione, Pfeifferl, raganella, tamburo, verso di quaglia e di cuculo, un pandemonio da asilo infantile cui resistono strenuamente, invocando un po’ di serietà, due corni in Sol, due violini, un basso. E poi, arriva la macchina del vento che porta via l’illusione… o forse la vera realtà, quella della musica?

Quirino Principe

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