L’Ape musicale

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Rossini Opera Festival 2016

Le opere della XXXVII edizione

Il Festival 2016 metterà in scena tre spettacoli d’opera – La donna del lago e Il Turco in Italia in nuove produzioni, e la ripresa di Ciro in Babilonia – in un contesto di numerose altre iniziative musicali,  comprendenti il Festival giovane con il tradizionale Viaggio a Reims dell’Accademia Rossiniana.

La donna del lago

L’opera fu composta per il San Carlo di Napoli nel settembre 1819. Assieme ad Ermione e Maometto II essa costituisce la triade napoletana in cui l’invenzione e lo sperimentalismo rossiniano raggiungono forse gli esiti supremi. Ma la Donna ha un posto particolare anche all’interno del fatidico settennio partenopeo: non tanto per quel certo gentile protoromanticismo naturalistico, alla lontana preludente al
Tell, così caro alla tradizione critica e popolare, quanto invece per un vero romanticismo, più autentico e asciutto, fatto di passioni ardenti e generosi impulsi vitalistici, trattenuti a stento dentro una struttura formalmente impeccabile, sebbene qua e là attraversata da frementi slanci di energia. In nessun’altra partitura di Rossini come in questa, ogni frase musicale, ogni verso, ogni nota rimandano a una atmosfera, un colore, un clima del tutto peculiari e inconfondibili: davvero un unicum nel catalogo rossiniano. Resta tuttavia un enigma il fatto che dovranno passare altri dieci anni prima di arrivare alla abbagliante epifania romantica del Guillaume Tell, come pure la circostanza che la Donna segua solo di pochi mesi un altro capolavoro come Ermione, strepitosa fuga in avanti verso il Novecento, con un linguaggio che oggi potremmo definire espressionistico. Non i soli misteri della parabola creativa di Rossini.
Prima della Rossini-renaissance l’opera ha avuto solo quattro esecuzioni, fra il 1958 e il 1974, sempre su partiture mutile o gravemente spurie. La prima messa in scena moderna della partitura restituita al testo originale, secondo l’edizione critica della Fondazione Rossini, è avvenuta al Rossini Opera Festival del 1981, ed ha visto due debutti importanti: quello di Maurizio Pollini sul podio d’opera con la Chamber Orchestra of Europe, e quello di Gae Aulenti alla regia (anche se nessuno dei due proseguirà poi quella esperienza).

Gli interpreti erano Lella Cuberli, Martine Dupuy, Philip Langridge, David Kuebler e Luigi De Corato. Di quello spettacolo, benché realizzato con mezzi limitati, vogliamo ricordare la speciale atmosfera  poetica, ben rappresentata dal volo di folaghe che in un’alba livida sfioravano la superficie di un lago inquietante e metafisico. Al ricordo di Gae, recentemente scomparsa, abbiamo deciso di dedicare la prossima esecuzione pesarese dell’opera.

Lo spettacolo tornò in scena al Rof nel 1983, sempre con Pollini-Aulenti, e una nuova compagnia di canto formata da Katia Ricciarelli, Lucia Valentini Terrani, Dalmacio Gonzales, Dano Raffanti e Samuel Ramey.

Una nuova produzione de La donna del lago fu realizzata al Rof nel 2001 con la regia di Luca Ronconi, che creò un grande spettacolo immerso in una brumosa atmosfera ossianica. Daniele Gatti diresse l’Orchestra del Comunale di Bologna e gli interpreti furono Mariella Devia, Daniela Barcellona, Juan Diego Flórez, Charles Workman e Simone Alberghini.

Ciro in Babilonia

La partitura fu composta nel 1812 per il Teatro Comunale di Ferrara. L’esito fu alquanto contrastato, a quanto pare soprattutto a causa del libretto. I giudizi furono perciò divisi, ma Rossini considerò sempre il Ciro come un proprio insuccesso, anche se l’opera ebbe in seguito una discreta circolazione. In tempi moderni Ciro in Babilonia ha avuto solo sporadiche esecuzioni su testi non corretti: l’assenza dell’autografo – tuttora non ritrovato – ha infatti ritardato la redazione di un’edizione critica della partitura, che comunque la Fondazione Rossini ha realizzato cinque anni fa utilizzando copie manoscritte qualificate. Ciò ha consentito al Rossini Opera Festival, nell’agosto 2012, di mettere in scena per la prima volta quest’opera enigmatica nel testo originale, mettendone in luce la modernità e l’inattesa aspra bellezza.

Il turco in Italia

La partitura fu composta per la Scala di Milano nell’ottobre 1814. Come tutti sanno, l’opera non piacque al pubblico, chela considerò una rimasticatura a specchio de L’Italiana in Algeri dell’anno prima. Caduto con gli anni questo pregiudizio, ne rimasero in vita altri due. Il primo è che si tratti di una turquerie, per via del titolo e del Quartetto delle maschere. In realtà il protagonista è solo un affascinante straniero che, calato in un ambiente napoletano piccolo borghese, fa innamorare una piccola Bovary, già volubile di suo. L’altro pregiudizio riguarda l’iniziale etichetta di opera buffa. In realtà si tratta di una commedia di carattere, con risvolti psicologici buffi ma anche amari: addirittura tragici, come testimonia l’aria finale di Fiorilla, una delle più drammatiche scritte da Rossini. Tutto questo, con la prevalenza di pezzi d’assieme e la particolare finezza del discorso musicale, ha penalizzato per anni la ricezione popolare di quest’opera, oggi approdata stabilmente al rango di capolavoro assoluto.
La prima esecuzione del Turco in Italia al Rof è avvenuta nel 1983, con Donato Renzetti alla guida dell’Orchestra Internazionale Jeunesses Musicales e la regia di Egisto Marcucci. La compagnia di canto era formata da Samuel Ramey, Lella Cuberli, Luigi De Corato, David Kuebler, Alessandro Corbelli, Sofia Wada Stillitano, Antonio D’Uva.
Lo spettacolo fu replicato nel 1986 con la direzione di Rico Saccani alla guida della London Sinfonietta Opera Orchestra e una compagnia di canto formata da Ruggero Raimondi, Lucia Aliberti, Enzo Dara, Edoardo Giménez, Patrick Raftery, Gloria Banditelli e Jorio Zennaro.
Una seconda produzione del Turco è stata realizzata al Rof nel 2002 con la regia di Guido De Monticelli. Dirigeva Riccardo Frizza alla testa dell’Orchestra del Festival. Gli interpreti erano Ildar Abdrazakov, Patrizia Ciofi, Alessandro Corbelli, Matthew Polenzani, Roberto De Candia, Marisa Martins, Alessandro Codeluppi.

Lo spettacolo tornò in scena al Rof nel 2007 con la direzione di Antonello Allemandi alla guida dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, e un cast di interpreti formato da Marco Vinco, Alessandra  Marianelli, Andrea Concetti, Filippo Adami, Bruno Taddia, Elena Belfiore e Daniele Zanfardino.

Ciro in Babilonia

La partitura fu composta nel 1812 per il Teatro Comunale di Ferrara. L’esito fu alquanto contrastato, a quanto pare soprattutto a causa del libretto. I giudizi furono perciò divisi, ma Rossini considerò sempre il Ciro come un proprio insuccesso, anche se l’opera ebbe in seguito una discreta circolazione. In tempi moderni Ciro in Babilonia ha avuto solo sporadiche esecuzioni su testi non corretti: l’assenza dell’autografo – tuttora non ritrovato – ha infatti ritardato la redazione di un’edizione critica della partitura, che comunque la Fondazione Rossini ha realizzato cinque anni fa utilizzando copie manoscritte qualificate. Ciò ha consentito al Rossini Opera Festival, nell’agosto 2012, di mettere in scena per la prima volta quest’opera enigmatica nel testo originale, mettendone
in luce la modernità e l’inattesa aspra bellezza.

Lo spettacolo, affidato alla regia di Davide Livermore, che si ispirò ai tempi del cinema muto, ebbe un particolare successo, completato anche dall’assegnazione del premio Abbiati per i costumi di Gianluca Falaschi. Diresse Will Crutchfield alla guida dell’Orchestra del Comunale di Bologna. Il cast vocale era formato da Ewa Podleś , Michael Spyres, Jessica Pratt, Carmen Romeu, Mirco Palazzi, Robert McPherson e Raffaele Costantini.

Gianfranco Mariotti
Sovrintendente


 

 

 
 
 

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