L’Ape musicale

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Le versioni del Fidelio

Per la sua unica opera (che non fu tuttavia il suo unico progetto teatrale: da ricordare il balletto Die Geschöpfe des Prometheus del 1800/1801, le numerose musiche di scena tra le quali spicca Egmont del 1809/10 e il progetto per l’opera Vestas Feuer, Il fuoco di Vesta, su libretto di Schikaneder) Beethoven sceglie la forma del Singspiel: una struttura di teatro musicale che alterna brani cantati e parlati e in area tedesca include titoli mozartiani tra cui Die Zauberflöte, ma che all’epoca di Beethoven tornava in auge soprattutto grazie alla voga dell’opéra comique che attraversava l’Europa. Il compositore sceglie infatti un testo francese, Léonore ou l’amour conjugal, scritto da Jean-Nicolas Bouilly nel 1794, poco dopo la caduta di Robespierre, inserendosi nella moda delle pièces à sauvetage (in tedesco Rettungsoper) che mettevano in scena personaggi salvati all’ultimo istante da gravi pericoli. La composizione, iniziata mentre l’autore attendeva alla Terza Sinfonia (1804), è alquanto travagliata e comprende tre differenti versioni:

  1. Fidelio oder Die eheliche Liebe, opera in tre atti: prima rappresentazione 20 novembre 1805, Theater an der Wien. Libretto di Joseph Ferdinand Sonnleithner. L’ouverture eseguita è quella oggi conosciuta come Leonora n° 2. La prima, a una settimana dall’entrata dei francesi a Vienna, è un disastro: il pubblico, formato soprattutto da ufficiali occupanti, capisce assai poco. Dopo due repliche a teatro vuoto l’opera viene ritirata. Gli amici di Beethoven, in una riunione a casa del principe Lichnovsky, gli consigliano una radicale revisione.

  1. Leonore oder Der Triumph der ehelichen Liebe, opera in due atti; prima rappresentazione 29 marzo 1806, Theater an der Wien. Il titolo annunciato, nonostante il volere di Beethoven, è sempre Fidelio, per timore di un conflitto di diritti con il compositore Paër che aveva presentato la sua Leonore nel 1804 (la dizione Leonore sarà però ripristinata nell’edizione per canto e pianoforte della versione 1806 realizzata da Carl Czerny e pubblicata nel 1810 da Breitkopf & Härtel). Il libretto di Sonnleithner è rimaneggiato da Stephan von Brauning e l’aria di Marzelline collocata prima del duetto Marzelline - Jaquino. L’ouverture eseguita è la Leonore n° 3 e la rappresentazione è un successo. Un litigio di Beethoven con il barone Braun, direttore del Teatro, porta a una nuova interruzione delle recite. Una ripresa dell’opera viene progettata a Praga nel 1807: è probabilmente questo il contesto in cui Beethoven compone una nuova ouverture, più agile delle precedenti. Il progetto resta però incompiuto e l’ouverture viene pubblicata postuma nel 1838 come Leonore n° 1 op. 138: la numerazione dipende dal fatto che la si è considerata una prima versione della n° 2, opinione oggi abbandonata dalla maggior parte dei commentatori.

  1. Fidelio, opera in due atti; prima rappresentazione 23.5.1814, Kärtnertortheater. Libretto rivisto da Georg Friedrich Treitschke: il finale non si svolge più nel carcere ma all’aria aperta, dopo il definitivo salvataggio dei due coniugi, accentuando insieme ai nuovi, ottimistici finali delle arie di Leonore (per la quale viene composto anche il nuovo recitativo accompagnato “Abscheulicher!”) e Florestan, gli aspetti simbolici di una liberazione “universale”. Si esegue l’ouverture Fidelio in mi maggiore (Beethoven però non la finisce in tempo per la prima, ove si esegue l’ouverture “Le rovine di Atene”), che a differenza delle precedenti non contiene citazioni dirette dell’opera tornando così alla tradizione settecentesca, e si taglia il terzetto del I atto “Ein Mann ist bald genommen”. Il nuovo cambio di scena prima del finale è probabilmente all’origine dell’uso ottocentesco, consolidato da Gustav Mahler e proseguito fino ad anni recenti, di interpolare l’imponente Leonore n° 3 (circa 14 minuti di musica) come anticipazione sinfonica dell’epilogo.


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