L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Vittorio Grigolo torna Nemorino

Il tenore, già interprete dell’edizione del 2015, subentra a René Barbera

nelle rappresentazioni di ottobre de L’elisir d’amore diretto da Michele Gamba. Confermato il resto del cast: Rosa Feola è Adina, Ambrogio Maestri Dulcamara e Massimo Cavalletti Belcore

Vittorio Grigolo torna a vestire i panni di Nemorino nelle rappresentazioni del 1, 4, 7 e 10 ottobre de L’elisir d’amore, subentrando a René Barbera che ha sostenuto con caloroso successo le rappresentazioni di settembre. Con lui i già applauditissimi Rosa Feola (Adina), Ambrogio Maestri (Dulcamara) e Massimo Cavalletti (Belcore) nella regia di Grischa Asagaroff con le scene poetiche e aeree di Tullio Pericoli. Dirige Michele Gamba, per la prima volta alla Scala come titolare di una produzione dopo le fortunate sostituzioni di Michele Mariotti ne I due Foscari e di Franz Welser-Möst ne Le nozze di Figaro.

Vittorio Grigolo (Nemorino, rappresentazioni di ottobre). Voce tra le più schiette e luminose del panorama internazionale, Vittorio Grigolo è una star contesa dai grandi palcoscenici teatrali e televisivi, e un artista di casa alla Scala dal 2000 quando fu diretto in concerto da Riccardo Muti. Da allora è stato Rinuccio in Gianni Schicchi con Riccardo Chailly, Roméo in Roméo et Juliette di Gounod con Yannick Nézet-Séguin (parte che riprenderà con Lorenzo Viotti dal 15 gennaio) e ancora Edgardo in Lucia di Lammermoor, Rodolfo ne La bohème, Duca di Mantova in Rigoletto e Nemorino ne L’elisir d’amore con Fabio Luisi, alla Scala e all’aeroporto di Malpensa. Tra i prossimi impegni Faust a Tokyo, Werther a Vienna, La traviata al Metropolitan, Lucia di Lammermoor a Berlino (Deutsche Oper) e Londra, Tosca a Berlino (Staatsoper).

 

Stagione d’Opera e Balletto 2018~2019

10, 12, 14, 21, 25, 27 settembre - 1, 4, 7, 10 ottobre 2019

L’ELISIR D’AMORE

Melodramma giocoso in due atti

di GAETANO DONIZETTI

su libretto di Felice Romani

(Edizione critica a cura di A. Zedda; Casa Ricordi, Milano)

Prima rappresentazione: Milano, Teatro della Cannobiana, 12 maggio 1832

Produzione Teatro alla Scala

Direttore MICHELE GAMBA

Regia GRISCHA ASAGAROFF

Scene e costumi TULLIO PERICOLI

Luci HANS-RUDOLF KUNZ

Personaggi e interpreti principali

Adina Rosa Feola

Nemorino René Barbera (settembre)

Vittorio Grigolo (ottobre)

Belcore Massimo Cavalletti

Dulcamara Ambrogio Maestri

Giannetta Francesca Pia Vitale

CORO E ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA

Maestro del Coro BRUNO CASONI

Date:

Martedì 10 settembre 2019 ore 20 ~ turno Prime Opera

Giovedì 12 settembre 2019 ore 20 ~ turno M abbonamento Mini

Sabato 14 settembre 2019 ore 20 ~ turno G La Scala Under30

Sabato 21 settembre 2019 ore 20 ~ fuori abbonamento

Mercoledì 25 settembre 2019 ore 20 ~ turno O abbonamento Mini

Venerdì 27 settembre 2019 ore 20 ~ fuori abbonamento

Martedì 1 ottobre 2019 ore 20 ~ fuori abbonamento

Venerdì 4 ottobre 2019 ore 20 ~ fuori abbonamento

Lunedì 7 ottobre 2019 ore 20 ~ fuori abbonamento

Giovedì 10 ottobre 2019 ore 20 ~ ScalAperta

Prezzi: da 230 a 14 euro

Prezzi recita ScalAperta (10 ottobre): da 115 a 7 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

L’OPERA IN BREVE

di Claudio Toscani

dal programma di sala del Teatro alla Scala

Fu nei primi mesi del 1832 che l’impresario Alessandro Lanari, avendo ottenuto in appalto il Teatro della Canobbiana di Milano, chiese a Donizetti di comporre un’opera comica per la stagione in corso. E fu ancora Lanari a suggerire, dati i tempi stretti, di ricavare il soggetto da un libretto francese già pronto, scritto da Eugène Scribe per un opéra-comique di Daniel Auber: si trattava di Le philtre, che era stato da poco rappresentato a Parigi con successo, e che sarebbe rimasto poi in repertorio nella capitale francese fino al 1862. Il librettista Felice Romani, ingaggiato per l’occasione, fece opera di traduzione quasi letterale; malgrado ciò, seppe approntare un libretto di ottima fattura, oltrepassando di molto, nel risultato, l’originale. Donizetti compose l’opera velocemente, secondo le sue abitudini: la sera del 12 maggio 1832 L’elisir d’amore approdò alle scene della Canobbiana, con esito eccellente.

Il successo dell’opera stupì lo stesso compositore, che proprio in quegli anni seguiva altre vie. Il pirata di Bellini alla Scala nel 1827 aveva lanciato la voga dei soggetti tragici e delle passioni esasperate, dando voce all’incipiente gusto romantico che a quell’epoca, nell’Italia del Nord, si diffondeva anche tra il pubblico del teatro d’opera. Donizetti, al quale i nuovi soggetti “romantici” erano particolarmente congeniali, aveva suscitato l’entusiasmo del pubblico milanese con Anna Bolena nel 1830, e nel decennio successivo si sarebbe dedicato soprattutto all’opera seria a vocazione tragica. Il mutamento generale nel gusto e nello stile del linguaggio melodrammatico metteva in crisi il genere comico, sin quasi a causare la scomparsa di una tradizione gloriosa, che attraverso Piccinni, Paisiello, Cimarosa aveva toccato l’apice, in tempi recenti, con Rossini. Il passaggio ai drammi tragici e a fosche tinte, nei quali irrompeva con forza l’elemento passionale, richiedeva la massima coerenza nello sviluppo psicologico dei personaggi: tutto ciò era incompatibile con la sostanziale indifferenza emotiva del tradizionale teatro comico. L’opera buffa, con la stereotipia dei suoi caratteri e delle sue situazioni, parve di colpo obsoleta e antirealistica, e per questo condannata all’oblio.

Ma fu proprio L’elisir d’amore a raccogliere la sfida lanciata dall’opera seria, mostrando all’opera buffa la via del rinnovamento e sottraendola alle secche dell’inverosimiglianza. Già Romani nella preparazione del libretto aveva puntato, più che sull’arguzia e sulla civetteria della fonte francese, su personaggi umani, dotati di uno spessore sentimentale autentico. L’implorazione di Nemorino “Adina, credimi” nel finale primo, la sua romanza “Una furtiva lacrima”, l’aria di Adina “Prendi, per me sei libero” (tutte assenti nel libretto di Scribe) corrispondono a un pathos reale, non a una raffigurazione stilizzata delle emozioni. Donizetti, in questi luoghi, bilancia l’elemento comico con un sentimento di malinconia penetrante. E la risoluzione del conflitto non è affidata, come nella tradizione comica, all’inganno o a una combinazione fortuita di eventi: bensì a un fattore ben più “umano”, cioè al riconoscimento, da parte di Adina, del valore, dell’onestà e della costanza di Nemorino. Ai meccanismi tradizionali (ai quali anche Donizetti, sino a quel momento, si era attenuto: le sue opere buffe precedenti seguono il modello rossiniano) L’elisir d’amore sostituisce, grazie all’immissione dell’elemento sentimentale e all’umanizzazione dei personaggi, una personale rielaborazione dello stile comico.


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