L’Ape musicale

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LA MUSICA CONTEMPORANEA

Nella programmazione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia non manca uno spazio dedicato a personalità di spicco della storia della musica del Novecento e autori contemporanei.

Nel cartellone della Stagione Sinfonica, il primo appuntamento in ordine cronologico è l’omaggio a Luciano Berio, compositore tra i più famosi al mondo e figura di spicco del XX secolo, che viene ricordato con due concerti il primo dei quali sarà nel mese di novembre (19, 20, 21) quando Vasily Petrenko dirigerà il tenore inglese Brian Jagde nelle Otto romanze per tenore e orchestra, arrangiate nel 1990 da altrettante romanze per voce e pianoforte di Giuseppe Verdi. Berio stesso scrive un commento definendo questi brani “dei veri e propri studi per scene, arie e cabalette di melodrammi verdiani in fieri nei quali si ritrovano echi del Nabucco, de La forza del destino, del Don Carlos”. E sempre Berio descrive il procedimento adottato per l’orchestrazione: “la condotta da me perseguita nell’orchestrazione non è omogenea, perché questi otto brani – pur nella loro ‘verdianità’-  sono assai diversi tra loro nel carattere espressivo, nello spessore musicale e nella qualità, spesso sconsolante dei testi. Talvolta ho reso filologicamente omaggio al gesto orchestrale verdiano, altre volte ho commentato storicamente il discorso musicale originale, cosicché sembra giungere da lontano (dallo stesso Verdi della Traviata, per esempio, dal Wagner del Lohengrin o da altro ancora). Talvolta infine, ho commentato il testo originale con prudenti proliferazioni tematiche o con trasformazioni armoniche che, pur legate organicamente al testo verdiano, tendono a produrre un effetto di spaesamento che, suppongo avrebbe incuriosito tanto Verdi quanto Brecht”. 

Un secondo appuntamento con brani di Luciano Berio è nel mese di febbraio (18, 19, 20) nel concerto diretto da Jukka-Pekka Saraste con un’opera importante del Maestro.

Infine, il nome di Berio è evocato anche rispetto alla prima esecuzione di Repression di Yikeshan Abudushalamu, vincitore della I edizione del Concorso Internazionale di composizione Luciano Berio, istituito dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in collaborazione con il Centro Studi Luciano Berio, la SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori, la Filarmonica della Scala, la Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e la Fondazione Boris Christoff. Una cordata di eccellenze nell’ambito delle Istituzioni musicali, unite per promuovere una competizione rivolta ai giovani compositori, un modo per valorizzare nuovi talenti che evoca una lunga tradizione ripresa alla fine degli anni Novanta con quattro edizioni del Concorso internazionale di composizione presieduto nel 2000 dallo stesso Berio.  

Yikeshan Abudushalamu è un compositore Uiguro (etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina) e il brano - con il quale ha vinto - intitolato Repression verrà diretto in prima assoluta da Antonio Pappano alla guida dell’Orchestra di Santa Cecilia il 15, 16 e 17 aprile. A proposito del brano l’autore afferma che il pubblico non dovrebbe essere condizionato dal titolo ma concentrarsi solo sull’esperienza di ascolto seguendo le sue sensazioni.   

Il 21, 22 e 23 gennaio il 700° anniversario della morte di Dante sarà celebrato da un concerto diretto da Gianandrea Noseda che dirigerà il brano del compositore inglese Thomas Adès Inferno, tratto dal balletto dedicato a Dante Alighieri per The Dante Project andato in scena nel 2019 con la coreografia di Wayne McGregor, commissionato dalla L.A. Philharmonic ed eseguito dalla stessa orchestra diretta da Gustavo Dudamel. Dante è sempre stato uno dei temi che Adès avrebbe voluto affrontare musicalmente e una delle possibilità poteva essere quella di una ‘rilettura’ operistica, ma la complessità del testo ha convinto il compositore a optare per la danza, sintetizzando il carattere di molti personaggi a forme archetipiche essenziali. In questo modo il risultato è un viaggio ‘condensato’ nell’Inferno, dove ci sono tutti i tipi, gli egoisti, i suicidi… come dice Adès stesso: “Abbiamo dovuto sintetizzare ma alla fine se scavi trovi tutto lì”. 

Giovedì 27 maggio (con repliche 28 e 29) John Adams, uno dei compositori più autorevoli del panorama contemporaneo americano, torna sul podio di Santa Cecilia per dirigere il terzo concerto per pianoforte e orchestra (dopo Eros Piano del 1989 e Century Rolls del 1996), dal titolo Must the Devil Have All the Good Tunes?  Il brano è stato scritto nel 2019 per la pianista cinese Yuja Wang che di recente lo ha inciso per Deutsche Grammophon sotto la direzione di Gustavo Dudamel. Adams dice di essersi imbattuto nella frase che intitola il concerto (attribuita a Martin Lutero e ad altri teologi del XVII e XVIII secolo) e aver pensato subito che fosse ottima per scrivere un pezzo. Modellato sull’energia e il virtuosismo di Yuja Wang il brano è in continuo movimento ritmico e melodico, la scrittura per pianoforte cromatica e accentata, in alcuni punti inquieta. Ricca la timbrica orchestrale che sostiene la leggerezza giocosa del pezzo. Nella stessa serata Adams renderà omaggio a un altro grande protagonista della musica contemporanea dirigendo una selezione tratta dall’opera Akhnaten di Philip Glass, nata su commissione dell’Opera di Stato di Stoccarda del 1983 a completamento della trilogia dedicata a Einstein e Gandhi (rispettivamente con Einstein in the Beach e Satyagraha). Riferita alla vita del faraone Akhenaton – che regnò in Egitto mille e trecento anni prima di Cristo e per primo cercò di introdurre nel Paese il monoteismo – l’opera di Glass vuole celebrare la ‘forza’ del Faraone che aveva cercato di cambiare il suo mondo non attraverso l’utilizzo delle armi ma attraverso la potenza delle idee, così come avevano fatto nel loro ambito Einstein (per la scienza) e Gandhi (con la sua scelta politica). 

Nel cartellone della Stagione da camera un omaggio al repertorio contemporaneo viene fatto anche in uno dei concerti di apertura, dove il Coro, diretto da Piero Monti dirigerà un brano del compositore georgiano, recentemente scomparso, Giya Kancheli del quale è in programma l’evocativo Lulling the sun per coro e percussioni, e infine Sonnegesang di Sofia Gubaidulina, una delle figure più rappresentative della scena musicale russa contemporanea, dedicato all’indimenticato violoncellista Mstislav Rostropovich.


 

 

 
 
 

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